I pitoni in Florida sono una specie non autoctona (tante volte ci fosse qualche dubbio) che ha cominciato a diffondersi a partire dai primi anni ’80, ora ci si trova di fronte a quella che a tutti gli effetti può essere considerata un’invasione. Specie, sia di animali che di piante, diventano spesso invasive quando vengono diffuse (di solito ad opera dell’uomo) in un ambiente che non è il loro, in cui riescono ad adattarsi bene e non trovano predatori naturali che ne limiti il numero. Ricercatori dell’US Geological Survey hanno condotto una ricerca, pubblicata su Ecology and evolution, per conoscere meglio le caratteristiche di questi rettili diventati infestanti, che erano stati identificati come pitoni burmesi, tramite analisi del DNA e i risultati che hanno trovato mostrano una realtà un po’ più complicata che probabilmente è la ragione della capacità di adattamento mostrata da questi rettili nel colonizzare tutti gli ambienti naturali della Florida, anche molto diversi tra loro.
Andiamo per ordine: ho scritto che in base alle caratteristiche fisiche i pitoni della Florida erano stati identificati come pitoni burmesi.
I ricercatori hanno analizzato campioni di DNA, prelevati dalla coda di ben 400 esemplari, catturati tra il 2001 e il 2012 in una vasta area che va dalle Everglades (zona paludosa nel sud della Florida) alla grande riserva nazione dei cipressi nel sud-ovest, all’area di Miami, alle Keys (le piccole isole nota meta turistica).
Quindi i pitoni burmesi della Florida si sono ambientati sia in zone molto umide che in zone decisamente più secche e il fatto è abbastanza strano perché il pitone burmese predilige gli ambienti umidi.
Cosa ha scoperto la ricerca? Due fatti: il primo è che tutti i pitoni osservati sono imparentati, potremmo definirli cugini tra il primo e il secondo grado (vuol dire che si è partiti da un’unica comunità che si accoppiava nella stessa area e poi si sono diffusi nello stato? sembra probabile); il secondo è che il DNA dice che malgrado l’aspetto il pitone della Florida non è un pitone burmese puro, nel suo DNA ci sono tracce di pitone indiano. E indovinate un po’, il pitone indiano vive in un habitat più secco rispetto a quello burmese, questa riproduzione interspecie sembra possibile abbia conferito al pitone burmese della Florida l’adattabilità a diversi ambienti che è stata osservata.
La riproduzione interspecie è un fatto piuttosto raro in natura, specie diverse che vivono in zone limitrofe tendono a rimanere separate e a colonizzare ciascuna la propria area, facile immaginare che una popolazione nata dai rilasci di persone incoscienti che volevano l’animale esotico e poi lo liberavano in natura sia stata meno schizzinosa e che questo si sia tradotto nella loro forza.
La ricerca servirà a capire meglio l’impatto che questi rettili stanno avendo sull’ambiente della Florida, non ho ancora spiegato che il pitone burmese non è il pitone reale (che a dispetto del nome non è il pitone più grande ed è quello che viene liberamente venduto agli appassionati di rettili) il pitone burmese è un animale che può arrivare alle dimensioni della bestiolina in foto che è appunto un pitone ucciso in Florida, la popolazione di piccoli mammiferi della Florida sta subendo un forte impatto da questa invasione.
Roberto Todini