In Nigeria un ragazzino di 13 anni perderà la sua gioventù per una condanna a 10 anni di carcere per blasfemia. Dalla Polonia lo storico Piotr Cywinski tende una mano per salvarlo.
Omar Farouq in carcere per aver bestemmiato Allah
A settembre, nello stato di Kano, nel nord della Nigeria, un tribunale della Sharia’a ha condannato un ragazzino di 13 anni, Omar Farouk, a 10 anni di carcere per blasfemia. Il giovane è stato giudicato colpevole di aver utilizzato “linguaggio denigratorio contro Allah” in una discussione con un suo coetaneo. Si tratta dello stesso tribunale che, in quei giorni, aveva condannato a morte per lo stesso reato il cantante ventiduenne Yahaya Sharif Aminu. Farouq è stato processato come un adulto perché ha raggiunto la pubertà e, per la legge islamica, è pienamente responsabile delle proprie azioni.
Sebbene la costituzione nigeriana garantisca il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione e alla libertà di espressione, il reato di blasfemia esiste negli stati musulmani del nord del paese che hanno adottato la Shari’a, la legislazione islamica.
Secondo Kola Alapinni, avvocato di Omar e difensore legale di Sharif Aminu, la condanna è incostituzionale e viola la Carta Africana dei Diritti e del Benessere del Bambino.
La condanna dell’UNICEF
L’UNICEF ha subito espresso “profonda preoccupazione” per il severo provvedimento preso dal tribunale islamico nei confronti del tredicenne. Secondo Peter Hawkins, il rappresentante UNICEF in Nigeria “la condanna di questo bambino a 10 anni di carcere e ai lavori umili è sbagliata e nega tutti i principi fondamentali alla base dei diritti dei bambini e della giustizia dei minori riconosciuti dalla Nigeria -e implicitamente, dallo Stato di Kano”. A inizio ottobre, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia si è rivolto al governo federale nigeriano chiedendo l’amnistia per Omar. La richiesta è stata formulata nel corso di un incontro virtuale sull’attuazione dell’Amnesty and Decongestion Prorgramme for Juveniles Deprived of the Liberty during Covid-19 pandemic and Beyond. Durante la discussione è emerso che il numero di minori detenuti ingiustamente nel paese sfiora il migliaio.
Piotr Cywinski chiede clemenza per il giovane e si offre volontario per scontare parte della pena
Anche Piotr Cywinski, direttore dal 2006 del museo di Auschwitz-Birkenau, ha espresso solidarietà per il giovane nigeriano e si è subito mobilitato. Il 25 settembre ha scritto una lettera a Muhammadu Buhari, presidente della Repubblica Federale Nigeriana, chiedendo clemenza per Omar Farouq. La sorte di Omar ha toccato profondamente lo storico polacco che, in qualità di direttore del Memoriale di Auschwitz-Birkenau, ha tutti i giorni sotto gli occhi la testimonianza della crudeltà della Germania nazista: un campo di sterminio “dove i bambini erano imprigionati e uccisi”. “Non posso rimanere indifferente a questa vergognosa condanna per l’umanità”, ha scritto.
Nella lettera Cywinski si è anche offerto di pagare per l’istruzione del giovane, “in questo modo, invece di un uomo distrutto, la Nigeria otterrà un giovane cittadino, consapevole e istruito”.
Ma, come dichiarato in un’intervista al New York Times, Cywinski voleva “fare qualcosa di più”. E così si è offerto di scontare parte della pena al posto del giovane. Si legge nella lettera: “se le parole di questo ragazzino devono assolutamente essere pagate con 120 mesi di carcere, suggerisco che 120 volontari adulti da tutto il mondo -io per primo tra questi- scontino ciascuno un mese in un carcere in Nigeria”. Secondo lo storico, non è giusto che Omar “venga privato della sua giovinezza, stigmatizzato fisicamente e psicologicamente, per il resto della sua vita”.
Dalla sua pubblicazione, la lettera ha ottenuto una risposta inaspettata. Oltre 300 persone si sono rese disponibili a donare un mese della loro vita per salvare la gioventù del giovane Omar. Tra queste anche un noto giudice polacco, Igor Tuleya, secondo il quale il loro è un “grido di protesta” contro un’ingiustizia: “Dobbiamo credere che il nostro grido possa abbattere qualsiasi muro”.
Piotr Cywinski non si arrende di fronte al silenzio del presidente nigeriano
Nel frattempo però le autorità nigeriane si sono rifiutate di rispondere e rilasciare commenti. Cywinski ha scritto una seconda lettere al presidente Buhari, esprimendo la sua determinazione nel continuare ad agire per il rilascio del ragazzo.
“Se lavori qui –al memoriale di Auschwitz-Birkenau– guardi a ciò che sta accadendo nel mondo con maggiore sensibilità”, ha dichiarato. Egli comprende fin troppo bene a che estremi terribili possa condurre l’inazione di fronte all’ingiustizia. Ieri, la tolleranza nei confronti della follia nazista ha portato a esiti aberranti. Oggi non possiamo permettere che la follia religiosa cavalchi liberamente verso tali parossismi di disumane atrocità.
Camilla Aldini