Dopo settimane drammatiche la pioggia arriva anche nella zona sud-orientale dell’Australia dando un po’ di tregua a un paese messo in ginocchio dai violenti incendi che lo hanno colpito. Il sollievo è però passeggero: le zone più afflitte, rase al suolo dal fuoco, sono avvolte da un’atmosfera spettrale e ogni giorno si scoprono nuovi effetti catastrofici della crisi ambientale australiana
La pioggia in Australia è arrivata in un momento in cui la situazione era diventata fuori controllo in seguito all’arrivo di un vento particolarmente caldo e secco che ha creato il megablaze, un mega incendio. Lo stato d’emergenza è scattato in particolare al confine tra lo stato di Victoria e quello del Nuovo Galles del Sud. In questa zona infatti il focolaio più vasto è stato quello scoppiato a Dunns Road, a ridosso dell’autostrada che collega Sidney a Melbourne. La situazione si è in seguito ulteriormente aggravata a causa delle condizioni meteorologiche particolarmente sfavorevoli che hanno fatto sì che al fronte di Dunns Road si sovrapponesse quello di Corryong (creatosi nei pressi dell’omonima cittadina).
Le zone a rischio sono state evacuate in tempo dalle autorità australiane, un’operazione che ha ridotto al minimo il numero di perdite umane. Al contrario il bilancio per quanto riguarda la fauna e la flora è a dir poco negativo. La stagione degli incendi nella regione dovrebbe durare fino a marzo-aprile ma a Kangaroo Island, l’isola in cui sono iniziati gli incendi e in cui la situazione è ormai sotto controllo, è stato già possibile tirare le somme delle ingenti perdite registrate negli ultimi mesi. Il fuoco ha fatto terra bruciata del 49% del territorio e più di 30 mila koala sono stati uccisi dagli incendi : si parla di danni gravissimi per l’ecosistema del paese.
I dati riportati in tempo reale dal Guardian, in particolare per le zone del Nuovo Galles del Sud e del Queensland, riportano una situazione ancor più grave nella zona più colpita, l’Australia sud-orientale. Secondo il quotidiano inglese circa l’80% della catena montuosa delle Blue Mountain e più del 50% delle Riserve della foresta pluviale centro orientale, entrambe aree presenti nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, sono state devastate dalle fiamme. Questi dati sono stati purtroppo confermati anche dalle autorità del Nuovo Galles del Sud.
Perché si parla di disastro ambientale?
La catena montuosa delle Blue Mountains è un’area fondamentale poiché ospita un parco nazionale di un milione di ettari in cui predominano foreste di specie diverse di eucalipti, si tratta dunque di una zona preziosa per la sua biodiversità. Secondo John Merson, il direttore generale del Blue Mountains World Heritage Institute, siamo davanti a un vero e proprio disastro ambientale perché gli incendi, che si susseguono a intervalli troppo brevi l’uno dall’altro, potrebbero danneggiare seriamente alcune specie di eucalipto che a questi ritmi non sono in grado di rigenerarsi.
I pompieri del Nuovo Galles del Sud sono invece riusciti a salvare l’unico bosco naturale di Wollemia del mondo, una specie botanica rarissima (si stima che siano presenti solo cento esemplari in natura) conosciuta più comunemente come “albero dei dinosauri” poiché presente sul nostro pianeta già 200 milioni di anni fa.
La pioggia in Australia raggiunge “finalmente” la parte sud-orientale del paese
Tuttavia a partire da questo giovedì è finalmente arrivata la pioggia in Australia, dando sollievo ai vigli del fuoco che lavorano a pieno regime ormai da settimane. Si tira finalmente un sospiro di sollievo nel sud-est del paese anche se a guardare le immagini della tanto attesa pioggia arrivata in Australia diffuse dai quotidiani internazionali non si riesce a non rimanere sconvolti: quelle che un tempo erano rigogliose foreste assomigliano oggi piuttosto a un paesaggio lunare.
In più la pioggia in Australia non ha avuto unicamente risvolti positivi: stamattina, nel fiume Macleay, sono stati trovati centinaia di migliaia di pesci morti a causa delle ceneri portate nel fiume dalle piogge e, secondo alcuni esperti ecologisti, le ripercussioni sulla fauna ittica si sentiranno per anni. Larry Newberry, un pescatore locale che frequenta il fiume da cinquant’anni, ha affermato:
“Non ho mai visto una situazione tanto drammatica, il fetore era travolgente: un misto tra pesci morti, vegetazione marcia, cenere e sostanze ignifughe utilizzate per spegnere gli incendi. Il fiume si è trasformato in una massa di fanghiglia marrone.”
Quello del fiume Macleay non è sfortunatamente un caso isolato, lo stesso terribile destino interesserà infatti la maggior parte delle fonti idriche delle zone maggiormente colpite dagli incendi.
Silvia Cossu