Pio Albergo Trivulzio, storie di coincidenze

«Io non credo!» Questa la risposta ormai celebre e ampiamente impiegata in veste comica. Tre parole che implicano una posa facciale e un’impostazione tonale ben definite. Tempo fa, alla domanda «Che sarà di me? Che farò?» si rispondeva obbligatoriamente con un  sonoro «Francamente me ne infischio!». Oggi alla domanda «Coincidenze?» fisiologicamente si ribatte «Io non credo!», munendosi di voce profonda e sguardo allusivo.




Le ultime vicende che hanno coinvolto il Pio Albergo Trivulzio sono un esempio lampante di coincidenza. Alle menti di chi legge oggi le notizie riguardanti la casa di riposo milanese saranno tornate le immagini del tempestoso 1992. Una in particolare: l’arresto di Mario Chiesa, il presidente del Pio Albergo Trivulzio ed esponente del Psi di Bettino Craxi. Allora quell’evento specifico diede avvio alla stagione degli avvisi di garanzia e dei processi per maxi e mini tangenti (sopratutto maxi).

Se c’è un’aspetto delle coincidenze che non deve essere mai sottovalutato è quello della ricezione a livello culturale di massa. Nell’immaginario popolare italiano al Pio Albergo Trivulzio si associano in ordine sparso: interrogazioni parlamentari, processi, governi tecnici, tangenti, piogge di monetine, titoli di giornale con punti esclamativi, inchieste, magistrati togati eroi della Nazione. Si aggiunga che la vicenda incentrata su un caso di corruzione di un esponente politico di basso rango, portò praticamente al crollo di un sistema partitico intero.

Queste circostanze diventano storie che sono fatte di immagini altamente impattanti e parlano la lingua della memoria collettiva. Per questo motivo, per la proprietà altamente simbolica delle storie, diventa quasi impossibile scinderle dai luoghi e dalle persone. Così è difficile guardare al Pio Albergo Trivulzio con gli occhi dell’oggi senza essere fatalmente attratti dalle storie del passato. Il gioco del rimando si dimostra particolarmente funzionale se si pensa anche ai volti. Gherardo Colombo, ex pubblico ministero del pool di Mani Pulite, torna ad indagare sulla struttura dopo 30 anni, nella commissione d’inchiesta istituita per le indagini sulle possibili negligenze a livello sanitario in tempo di COVID-19.

Il grande inganno delle coincidenze, però, è tutto nella loro natura. Le associazioni mentali che causano sono spesso dettate dall’istinto, e non tengono conto della realtà. Aspettarsi da una coincidenza storica un certo esito definito, è la prassi a cui si va incontro se si tralascia l’osservazione dei fatti che prendono corpo sotto i nostri occhi. Così il Pio Albergo Trivulzio diventa, ancora una volta, un fortino della corruzione italiana in cui loschi faccendieri politicanti si scambiano mazzette dentro buste di carta gialle.

Tuttavia, le indagini fino ad ora svolte dalle Fiamme gialle sono incentrate su una serie di documenti relativi alle restrizioni dettate dall’emergenza COVID-19 e sulla possibilità che la direzione della casa di riposo non abbia applicato le direttive regionali nella gestione dei pazienti. Il punto realmente critico sembra essere quello della distribuzione della colpa nel caso in cui si dovessero registrare i casi effettivi di epidemia colposa o omicidio colposo. Infatti non è esclusa la possibilità di un ritardo comunicativo da parte degli enti amministrativi regionali, fatto che, per la sottosegretaria del ministero della Salute Sandra Zampa, costituirebbe un’illecita scelta di carattere politico nel mezzo di un’emergenza sanitaria nazionale.

Ecco che, allora, le storie si slegano e le coincidenze si mostrano per quello che sono: un modo semplice di ricostruire o ricordare qualcosa. Si deve fare molta attenzione, poi, a non confondere i ricordi col presente. Il rischio è quello, molto diffuso, di non capirci niente.

Paolo Onnis

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