In queste settimane, se chiediamo ad un bambino di quarta o quinta classe della scuola primaria con che cosa ha più famigliarità – tra Pinocchio e Squid Game – otterremo la risposta meno valida, quella che non vorremmo mai sentirci dare. Ovvero, ci direbbe : Squid Game.
La serie TV è entrata nell’immaginario collettivo di molti piccolissimi. Tanti non l’hanno vista, eppure sanno di che cosa si tratta e la simulano nei propri giochi. Un numero rilevante l’ha comunque già vista, anche se è solo alla scuola primaria. E ciò che stupisce è che oggi a 10 anni puoi già aver visto una o più puntate di “Squid game” e magari non aver letto mai nemmeno una pagina di Pinocchio, né aver visto il film o il cartone che ne raccontano la storia.
Il vero paradosso educativo dei nostri tempi è tutto spiegato in questa evidente contraddizione. Una contraddizione che i bambini pagano a caro prezzo. Perché si trovano
sempre prima e sempre più esposti a contenuti, materiali, immagini e suggestioni che non sono adatti al loro livello di sviluppo psico-emotivo. Al tempo stesso, tante esperienze e stimoli molto più adeguati per i loro bisogni di crescita non “entrano più” nelle loro vite o ci entrano marginalmente. Un problema enorme, per esempio, è che
molti maschi preadolescenti arrivati alla scuola secondaria di primo grado abbandonano l’abitudine alla lettura. I libri vengono totalmente cancellati da molte altre esperienze, primi fra tutti i videogiochi. Che non ho nessuna intenzione di demonizzare, ma che mi sento di definire intrattenimenti che entrano dalla porta di servizio della vita dei più piccoli (mamma e papà, vi prometto che se mi comperate la consolle non giocherò più di un’ora al giorno, continuerò a studiare come prima e leggerò almeno un libro al mese) ma che poi, giorno dopo giorno, occupano spazi sempre più enormi, dentro la mente del bambino e dentro la sua vita.
“Squid game” è probabilmente il primo capitolo di una sequenza di eventi che toccherà la vita di tantissimi preadolescenti. Dalla serie TV – ha dichiarato il vice presidente del contenuto della divisione Asiatico-Pacifica della piattaforma digitale che lo ha reso il più grande
successo mediatico di tutti i tempi – origineranno molti altri prodotti, primo fra tutti un videogioco. Vedremo perciò i nostri figli spostarsi dallo schermo della Tv a quello del videogame, maneggiando la vita e la morte attraverso una consolle.
Non conoscono Pinocchio e conoscono Squid Game: il paradosso, ripeto è tutto qui. E mi domando – e vi domando – perché alla fine noi genitori siamo così complici di tutto questo, da trasformarci in corresponsabili di un’adultizzazione precoce dell’infanzia che porta i nostri figli in territori lontani anni luce da quelli in cui dovrebbero allenarsi alla vita.
E’ da questo genere di osservazioni, che nel libro “vietato ai minori di 14 anni” (De Agostini ed.) chiediamo ai genitori di fare la prima mossa necessaria ad evitare che tutto questo accada nella vita dei più piccoli: ovvero ritardare l’accesso ad un device elettronico ad uso personale. Il dibattito è aperto: voi che cosa ne pensate? E gli altri genitori della vostra comunità, come la pensano al riguardo?
Riprendiamo a parlare con cognizione di causa dell’educazione che serve ai nostri figli. Altrimenti tutto si trasforma in obbedienza alla “legge del mercato”.
Alberto Pellai