Pietro Bartolo diventa europarlamentare, con più di 200mila preferenze. I sostenitori festeggiano: “C’è un’Italia che non si arrende al razzismo”. Il medico di Lampedusa è risultato tra i candidati più votati del Pd, dopo Carlo Calenda e Giuliano Pisapia.
Chi è Pietro Bartolo. Medico che da 28 anni è responsabile della prima assistenza medica offerta ai migranti che sbarcano nel porto di Lampedusa. Laureatosi all’Università di Catania, è stato nominato nel 1988 responsabile del gabinetto medico dell’Aeronautica militare a Lampedusa, nel 1991 è diventato ufficiale sanitario delle isole Pelagie e due anni più tardi responsabile del presidio sanitario e del poliambulatorio di Lampedusa. Oggi ha deciso di candidarsi alle elezioni europee nelle liste del Pd in quota Democrazia solidale – Demos, per portare a Bruxelles le sue idee sulle politiche di accoglienza e solidarietà ai migranti. E ce l’ha fatta, ottenendo un consenso fortissimo e inaspettato, più di 200mila voti. Una sfida vinta, che si pone in modo contraddittorio nella stessa Lampedusa, dove la Lega ha ottenuto il 45,85%, risultato il primo partito sull’isola.
“Sono il medico che ha visitato più di 350 mila persone, una cifra che può sembrare un’enormità per un solo medico o una sola isola come Lampedusa, ma questo è successo in 28 anni e quindi parliamo di numeri ridicoli. Ci hanno fatto immaginare che sia in atto un’invasione, ma questa è una bugia. L’altro record, e di questo non vado orgoglioso, è quello di essere il medico che ha fatto più ispezioni cadaveriche al mondo. Me ne vergogno e ogni volta sto male, piango, vomito, ho paura, specie quando sono costretto a farle su bambini piccoli o donne che sono ancora legate ai loro figli per il cordone ombelicale. Tuttavia è importante perché attraverso le ispezioni riesci a restituire un’identità e una dignità di persona ai corpi, non sono numeri. Lo sapete quale è il più grande sogno che hanno? Sopravvivere, e questo noi glielo dobbiamo concedere”.
E’ noto dalla maggior parte degli italiani grazie al film documentario Fuocoammare di Gianfranco Rosi, che ha vinto l’Orso d’oro al Festival di Berlino nel 2016, dove interpreta se stesso. Ed è uno dei protagonisti della storia italiana recente tanto che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha conferito il titolo di Cavaliere. Poi il presidente Sergio Mattarella quello di Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica Italiana.
Cosa ne pensa Bartolo delle politiche di gestione dei flussi migratori del governo Lega – M5S: “Sento dire ‘chiudiamo i porti’ o ‘facciamo accordi con la Libia perché se li tengano’. Questo non solo è disumano, questa non è l’Italia. L’Italia è stata campione di accoglienza e questo ci è stato riconosciuto anche da Juncker, che però è stato definito da qualcuno ‘un ubriacone’. A chi vuole cacciare le ONG e le navi militari dal Mediterraneo dico che hanno ragione: questa gente non deve arrivare con mezzi che non fanno altro che foraggiare i criminali, ma con i corridoi umanitari, navi e gli aerei. Noi europei abbiamo trattato l’Africa come un grande supermercato, ora dobbiamo restituire qualcosa a queste persone che abbiamo costretto a scappare via, accogliendole”.
Nell’isola di Lampedusa esiste una legge non scritta, la “legge del mare”. Nessuno dovrebbe e può essere abbandonato se si trova in difficoltà in mare aperto, e prestare soccorso è doveroso anche se vuol dire mettere a rischio la propria vita. I pescatori dell’isola onorano questa regola, soccorrendo da anni barconi di migranti in pericolo che transitano nel canale di Sicilia. E sono tante le persone che il medico ha visto passare solo le sue mani, ma non sono solo numeri. “Sono persone, esattamente come noi, ciascuna con la sua storia di sofferenza e violenza alle spalle. A volte sento fare delle distinzioni tra rifugiati e migranti economici. Come se morire di fame fosse meglio che morire di guerra. Io penso che sia peggio, perché di stenti si muore dopo mesi e mesi, per cui fare questa distinzione per me è completamente fuori luogo. Sono tutte persone che partono dai loro paesi perché sono costretti da tutto quello che ci raccontano: violenze, torture, persecuzioni, miseria”.
Fra le storie di sofferenza e coraggio che il medico ha conosciuto in questi 28 anni, ce n’è una che lo ha colpito più duramente di altre: “È la storia di una bambina di 8 anni che ha attraversato il deserto da sola per arrivare a Lampedusa. Quando le ho chiesto perché fosse venuta in Italia da sola mi ha risposto: ‘Sono venuta a cercare la mia mamma’. Le ho chiesto dove si trovasse, e lei mi ha risposto che sapeva solo che sua mamma si trovava in Europa”.
E sono molte le storie, di altri bambini donne e uomini sbarcati a Lampedusa che rischiano di rimanere nascosti dietro la conta dei morti in mezzo al Mediterraneo. Ma per fortuna ci sono persone, umane e solidali, come Pietro Bartolo e a lui dico grazie.