Di Carlo Nesti
Tutto nasce dal desiderio da parte di Alex Schwazer, il marciatore squalificato per 8 anni, di scrivere un nuovo capitolo della sua storia di uomo.
Il trentunenne altoatesino si dà all’allenamento privato, con annunci sul Web, proponendosi di mettere la propria esperienza al servizio di atleti meno esperti, alla ricerca di una guida.
Analoga l’aspirazione del ciclista Leonardo Piepoli, trovato positivo al Tour del France 2008, insieme con il suo capitano Riccardo Riccò: squalifica di 2 anni.
Oggi ha 45 anni, tiene conferenze contro il doping, e allena professionisti di valore assoluto, come Filippo Pozzato, che si chiede: “Tanti hanno sbagliato, hanno pagato, e sono stati riabilitati. Perché lui non dovrebbe esserlo?”.
E’ sicuramente una conclusione equa, a livello di etica e giustizia, e, casomai, da un punto di vista cristiano, mi stupisce quanta diffidenza esista, all’interno del mondo laico, nel concedere perdono e riabilitazione.
Il caso di Schwazer è ben più complicato, perché siamo alle prese già con 2 squalifiche, non prive di dubbi, su un presunto, e indimostrabile, complotto ai suoi danni. Chissà…
Ma, nel caso di Piepoli, che ha pagato il conto con la giustizia sportiva, senza incorrere in nuovi errori, non dovrebbe essere necessario, addirittura, l’appello spirituale alla Misericordia, alla fine dell’Anno della Misericordia.
Basterebbe la giustizia umana, che rimette in pista gli ex delinquenti, una volta conosciuto, nella giusta misura, il carcere, per considerare l’ex ciclista come un cittadino, con gli stessi diritti degli altri.
Anzi: Leonardo è addirittura più consapevole degli altri di cosa significhi “doping”, per averlo sperimentato in prima persona, per cui ogni forma di scetticismo è fuori luogo.