Il 2021, più che mai, non avrebbe dovuto vederci cambiati? Il razzismo verso la piccola Greater ci dimostra di no.
È trascorso anche il Capodanno. Un Capodanno sicuramente diverso rispetto agli altri, ma che ha conservato alcuni aspetti: ci si stringe ai propri cari (evitando assembramenti), si fa il conto alla rovescia e, a mezzanotte, si brinda buttandosi alle spalle il “vecchio”, guardando speranzosi a ciò che verrà. Sì, perché la rivoluzione della Terra attorno al Sole ci spinge a rivoluzionare anche noi stessi, ad essere migliori. Ma è davvero così? Nell’anno nuovo che, più che mai, avrebbe dovuto vederci cambiati, possiamo dire di esserlo?
La piccola Graeter vittima di commenti razzisti
È bastato il primo giorno del 2021 a dimostrare che no, purtroppo non siamo diversi. Sul profilo Facebook di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, è comparso infatti un saluto ai bimbi nati nell’anno nuovo e alle loro famiglie. L’augurio è accompagnato dalla foto della piccola Graeter, nata a Genova da genitori nigeriani. A scatenare lo sdegno, il fatto che la bambina sia inclusa fra i neonati liguri. Sia mai. Sotto il post sono fioccati i commenti razzisti, tanto che il presidente Toti ha dovuto ribattere, amareggiato, che chi nasce in Liguria è ligure, esortando a iniziare il 2021 con una mentalità più aperta.
La risposta della Lega
Fra le repliche, non si è fatta attendere quella della Lega: «La nostra posizione è chiara e nota – dichiara Edoardo Rixi, capo del dipartimento Infrastrutture e trasporti del Carroccio – Lei non è cittadina dello Stato, se arriva lo Ius soli lo sarà, ma per ora non lo è». A rincarare la dose, il capogruppo regionale Stefano Mai:
Non si può definire italiano, né ligure, chi nasce sul nostro territorio da genitori stranieri. Auguri e benvenuti a tutti i nuovi nati del 2021 in Liguria, ma ribadiamo che per essere italiani e liguri sia necessario intraprendere un percorso ben definito e quindi richiedere successivamente la cittadinanza, secondo quanto previsto dalle norme vigenti. No allo Ius soli.
Il capogruppo ha poi concluso che occorre difendere le nostre tradizioni e la nostra identità e che, pertanto, la trasmissione alla prole della cittadinanza dei genitori, sulla base della discendenza e non del luogo di nascita, è fondamentale.
Siamo davvero diversi?
Ebbene sì, il 2020 ha confermato il detto “anno bisesto, anno funesto”. Dopo l’avvento del Covid-19, ci siamo rassicurati a vicenda che tutto sarebbe andato bene, abbiamo cantato canzoni, abbiamo desiderato di ritornare ad abbracciarci. Abbiamo pensato che, forse, non tutto il male viene per nuocere e che, una volta liberi, avemmo conosciuto il rispetto e la solidarietà. Ma le priorità a quanto pare restano altre. Nonostante la crisi che stiamo attraversando, che dovrebbe impegnarci in ben altri dibattiti, gli argomenti restano gli stessi, anche contro la piccola Graeter, una neonata che ha la sola colpa di essere nata in un posto ancora troppo razzista.
Allora, per cosa abbiamo brindato esattamente a mezzanotte? Non ci sarà nessun anno nuovo fino a che non impareremo ad essere persone nuove.
Alessia Ruggieri