Piazza Tiananmen: la memoria è luce contro la repressione

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05 Jun 1989, Beijing, China --- A Beijing demonstrator blocks the path of a tank convoy along the Avenue of Eternal Peace near Tiananmen Square. For weeks, people have been protesting for freedom of speech and of press from the Chinese government. --- Image by © Bettmann/CORBIS

Anche quest’anno, in occasione della veglia per ricordare gli eventi di Piazza Tiananmen, il governo cinese ha cercato di reprimere la memoria con arresti e violenza. Ma perché ricordare Tiananmen è pericoloso?

Ogni anno, centinaia di migliaia di persone si riuniscono a Hong Kong, e in tutto il mondo, per manifestare e ricordare i fatti del 4 giugno 1989. Chiedono verità da parte del governo cinese, presa di responsabilità, ma anche risarcimenti alle famiglie delle vittime e indagini accurate.
E, a ogni riunione, la polizia interviene con repressione e violenza, con l’obiettivo di spegnere ogni protesta e cancellare la memoria di quel giorno.

Ma, per quanto spietatamente possa essere messa a tacere una protesta, la popolazione cinese non ha intenzione di arrendersi e di dimenticare. Anzi, sperano che la luce di quel giorno, con le prossime generazioni, torni ad accendersi.

Piazza Tiananmen, 4 giugno 1989: cosa è successo?

Circa 35 anni fa, nell’aprile del 1989, gli studenti universitari di Pechino si riunirono in Piazza Tiananmen per protestare pacificamente contro il governo. In particolare, presentarono un elenco di richieste relative a riforme politiche ed economiche, ma alla fine alla corruzione, della censura al rispetto dei diritti fondamentali.
Nelle settimane successive, la protesta degli studenti ottenne ampio sostegno pubblico in tutta la Cina.  Accorsero a Tiananmen centinaia di migliaia di persone, tra cui pensionati, veterani, operai e contadini.

Con l’avanzamento delle richieste e della pressione della manifestazione, il 20 maggio 1989 il governo dichiarò la legge marziale. Ma ciò non fece demordere i dimostranti, che rimasero in piazza per giorni e giorni di seguito.
Fino a che, la notte del 3 giugno, con l’obiettivo di mettere fine alla manifestazione, il governo cinese inviò truppe pesantemente armate e centinaia di veicoli corazzati nel centro della città e in piazza Tiananmen.

il giorno successivo, 4 giugno 1989, l’esercito fece fuoco su migliaia di manifestanti, tra cui studenti, bambini e anziani.Inoltre, molti civili furono detenuti, torturati o imprigionati, con l’accusa di crimini “controrivoluzionari“.

Il resoconto ufficiale parla di oltre 3.000 civili feriti e oltre 200 morti. Anche se, ogni anno, sopravvissuti e attivisti chiedono al governo cinese un resoconto completo e trasparente, e un riconoscimento delle vittime.

Piazza Tiananmen, i tentativi di repressione e la resistenza: 8 arresti

Il coraggio è contagioso.
La maggior parte delle rivoluzioni inizia nelle piazze. Perché? In una pubblica piazza, se ci sono poche persone coraggiose, tutti gli altri nella piazza possono vedere il coraggio di quegli individui, che inizia a diffondersi.
E più si diffonde, più si diffonde, a un certo punto c’è una cascata incontrollata, e la gente si rende conto che sono loro ad avere i numeri.

Questo è il motivo per cui Piazza Tienanmen è così pesantemente sorvegliata in Cina, perché è un punto di aggregazione dove il coraggio può diffondersi come un contagio

Dal 1990, la Cina ha cercato di proibire ogni evento di aggregazione per ricordare i fatti di Tiananmen.
In occasione dell’anniversario, l’accesso alla Piazza è vietato, così come al vicino viale Chang’an, che è chiuso ai pedoni e ai ciclisti. Intorno, gruppi di volontari con fasce rosse al braccio girano con l’obiettivo di “mantenere la stabilità” imposta dalla nuova legge sulla sicurezza nazionale del marzo 2024.
Persino sui social network è vietata ogni menzione inerente a ciò che avvenne in Piazza Tiananmen il 4 giugno 1989 (parole chiave, numeri, foto).

Per 30 anni, a partire dal 1990, la Hong Kong Alliance (Alleanza di Hong Kong a sostegno dei movimenti democratici patriottici della Cina) si è occupata di organizzare l’annuale veglia di Tiananmen.




Fino al 2020, quando Chow Hang-tung, avvocatessa e vicepresidente dell’Alleanza, e altri 25 attivisti, sono stati perseguiti per aver insistito sull’accensione di alcune candele commemorative a Victoria Park, Hong Kong, nonostante il governo avesse proibito la veglia quell’anno (apparentemente per motivi di Covid-19). Lo stesso anno, Pechino impose una legge sulla sicurezza nazionale per disinnescare le crescenti proteste.

L’anno successivo, nel 2021, Chow è stata arrestata per aver incitato, tramite social media, a manifestare accendendo delle candele. Ad oggi, non è ancora stata processata.
A quel punto, l’Alleanza si è sciolta, e la veglia con le candele è stata severamente vietata dalle autorità.
Chow, comunque, non ha mai smesso di manifestare per la memoria di Tiananmen, nemmeno da dietro le sbarre del carcere.
Infatti, sulla sua pagina Facebook ChowHangTungClub, insieme ad altri collaboratori, pubblica quotidianamente post riguardanti i fatti del 4 giugno 1989, spingendo il pubblico a manifestare.

Anche questa è una forma di ricordo. Anzi: è resistere alla riscrittura della memoria

Lo scorso 28 maggio, la polizia di Hong Kong ha notificato un nuovo arresto per Tung e cinque attivisti, accusandoli di “sedizione“. Reato per il quale rischiano fino a 7 anni di carcere.
Nei giorni seguenti, le forze dell’ordine hanno arrestato altre due persone con l’accusa di aver promosso una manifestazione tramite “contenuti sediziosi che incitano odio“. Tra questi, un artista di Hong Kong, Sanmu Chen che girava per le vie principali della città disegnando in aria con le dita i numeri: “8, 9, 6, 4”.
’89/06/04. 4 giugno 1989.

Le parole di chi c’era: “chi ha visto e ha perso la vista, se avrà la minima possibilità di riacquistarla, darà tutta la vita”

Zhou Qing, scrittore e documentarista nato in Cina e oggi residente a Berlino, quel 4 giugno di 35 anni fa era uno degli studenti manifestanti, che aderì al movimento nella sua città natale, Xi’An. Per la sua partecipazione al movimento, scontò due anni di lavori forzati in un centro di rieducazione. Successivamente, alla sua pena si aggiunse un anno per tentata fuga.

Per il Partito comunista cinese sarà sempre un incubo e un tema sensibile. Per noi che l’abbiamo vissuto sulla nostra pelle e per tutto il popolo cinese, è un ricordo amaro e un ostacolo che non potrà mai essere superato

Oggi, Qing si occupa di salvaguardare i diritti umani e, soprattutto, di contestazioni sociali.
Ma già nel 1989, quando era un universitario di 24 anni, l’obiettivo suo e di migliaia di studenti che inondarono le strade per manifestare era promuovere i valori della democrazia e della libertà in Cina.

Partecipavo a una pubblicazione studentesca chiamata “Democrazia e libertà” interna alla Xibei University.
Ma una delle cose più interessanti che ho fatto è stata l’organizzazione di una ‘marcia della bara’, un’opera d’arte performativa che ha coinvolto centinaia di migliaia di persone e che consisteva nel trasporto di una vera bara di compensato per le vie della città, a cui avevamo affisso la scritta ‘Seppellisci l’oscurità e non la luce’ e ‘Seppellisci la dittatura e non noi’

Nonostante i fatti degli anni scorsi e di questi giorni, Zhou Qing, che all’epoca aveva 24 anni, ha speranza nei giovani del futuro. Soprattutto nei confronti della città di Hong Kong.

Le nuove generazioni sono sempre state il futuro e la speranza della Cina, come dimostrato dalla campagna dei fogli bianchi del 2022 lanciata in periodo pandemico dai giovani dei grandi centri urbani per protestare contro le restrizioni anti-Covid.

Hong Kong è la città più compassionevole e giusta del mondo: durante il movimento pro-democrazia dell’89 ha donato denaro e inviato beni di sostentamento ai manifestanti. La presa del Pcc su Hong Kong è temporanea.

Se per una persona nata cieca da entrambi gli occhi non è una disgrazia non conoscere il colore del cielo, per chi ha visto il mondo e ha perso la vista, se avrà la minima possibilità di riacquistarla, darà tutta la sua vita. E il popolo di Hong Kong è tra quelli che ha visto la luce

Inoltre, l’attivista è convinto che le proteste potrebbero presto riprendere, a causa del progressivo rallentamento dell’economia e dell’aumento della disuguaglianza sociale in cui si sta riversando la popolazione della Cina.

Non tutte le proteste del 1989 erano legate alla promozione di valori democratici e di libertà in Cina.
Molto del malcontento nasceva da ragioni pragmatiche legate all’esplosione dei prezzi dei beni di consumo.
La gente potrebbe tornare a protestare perché verrà meno quella vita agiata che finora ha dato legittimità al Partito Comunista

Oggi, gran parte della popolazione cinese parla di Tiananmen come di un “incidente” o, al massimo, di una “legittima risposta a una ribellione studentesca“.
Ma chi, il 4 giugno di 35 anni fa, visse quella protesta, continua a combattere, anche rischiando la propria vita, perché la Storia non venga riscritta. E perché la “luce” di quella manifestazione si possa riaccendere.

Giulia Calvani

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