Palermo, il 2 aprile due targhe stradali, caratteristiche del centro storico, con il nome della via e della piazza dei SS. Martiri sono state vandalizzate: le due scritte, in ebraico e arabo, sono state coperte.
Il centro storico di Palermo è caratterizzato da queste targhe stradali, ogni piazza e ogni via principale è segnata con queste: sono lastre marroni con tre scritte bianche: la prima indica il nome della strada o della piazza in italiano, la seconda in ebraico e la terza in arabo.
Aprite gli occhi e fateci caso, se passate da qui. Queste targhe sono l’emblema del cuore a più etnie di questa città. Bastano da sole a indicare la ricchezza di Palermo, la sua varietà e soprattutto la sua naturale propensione all’integrazione.
E con la stessa naturalezza, Palermo secerne anche il vandalismo e la noncuranza. Perché giorno 2 aprile le targhe di via e Piazza SS. Martiri, in via Maqueda, sono state trovate con due larghe strisce di vernice verde a coprire le due scritte, in arabo e in ebraico.
Chi le ha vandalizzate? Non è dato sapere. Perché? Nemmeno, ma si può ipotizzare. Può essere stato un atto vandalico dettato dal razzismo; dal solo “prio” di vandalizzare qualcosa – atteggiamento riscontrato più e più volte, non è questo il primo caso -; da un’ignoranza che non è razzista in sé, ma solo provocatoria a vuoto.
Qualunque sia il motivo, quindi, rimane un gesto riprovevole. Un insulto e una ferita, come ogni gesto che miri a umiliare e rovinare la bellezza di questa città.
Ipotizzare che sia un gesto prettamente “superficiale” non è per minimizzare la gravità, anzi, il contrario: è proprio la superficialità il dramma di questa città. Un ragazzo qualunque potrebbe aver fatto questa cosa; un ragazzo che non aveva niente da fare che ambire, per quella giornata, a creare un focolare di indignazione.
Ed è bastata un po’ di vernice e la copertura di due scritte in lingua straniera. Il gioco è fatto. L’assenza di appartenenza non è del migrante, è del cittadino.
Se solo tutti apprezzassero la bellezza di questa città, che risiede in questi dettagli narranti una civiltà mista e accogliente; se solo venisse insegnata a tutti, questi gesti non avrebbero vita.
La risposta, però, fortunatamente, è stata immediata: l’associazione SOS Ballarò, con i suoi volontari, si è messa subito in moto per ripulire le targhe.
SOS Ballarò, acronimo di Storia, Orgoglio e Sostenibilità, è un’associazione che mira alla rivalutazione e riabilitazione sociale e culturale del centro storico di Palermo, coinvolgendo i suoi abitanti attraverso incontri e attività di quartiere. Si legge, sul sito:
SOS Ballarò significa riconoscersi nella Storia millenaria di un mercato che vogliamo continui ad essere il cuore pulsante del quartiere, con l’Orgoglio di vivere in un posto bellissimo come l’Albergheria, volendo però porre le basi perché questo percorso sia Sostenibile per tutti gli abitanti al di là delle differenze.
Palermo vandala, Palermo vandalizzata; Palermo volonterosa, Palermo volontaria; ripulisce ciò che sporca, reagisce a ciò che la insulta. In una dualità continua che neanche Stevenson avrebbe potuto ideare. Nel giro di 48 ore, nella stessa città, dei cittadini hanno dimostrato un pensiero, con un’ignoranza aggressiva di chi non conosce o non vuole capire il rispetto civile e altri invece hanno ribadito la loro voglia di rivendicare una città bella, pulita e variegata.
Così Palermo si muove, tra un’ondata di rabbia e una di meraviglia. Tra chi scuote la testa, pensando che nulla cambierà mai in questa città che crolla su se stessa e chi, invece, la cambia.
Gea Di Bella