Piantedosi come Pilato davanti all’opinione pubblica

Piantedosi come Pilato

Andrea Umbrello nuova

– di Andrea Umbrello –


È colpa nostra. Ieri, altre 19 persone sono morte nelle acque del Mediterraneo e la colpa nostra. Avete capito bene. La responsabilità è di chi da sempre si batte affinché un velo di umanità venga steso sulle acque del Mediterraneo e su tutti quei tragitti che segnano la fine delle speranze di migliaia di persone migranti.

Se a decretare questa colpevolezza è addirittura il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, allora non ci possono essere dubbi: i responsabili siamo noi che alimentiamo l’utopia di restare umani in mezzo alla più pericolosa deriva di retroguardia a tutela di muri e confini sui quali si schiantano e si frantumano vite umane trasformate in numeri di carcasse.
È colpa nostra se i migranti sono attratti dall’Italia anche perché qui, come fa sapere sapere Piantedosi:

«c’è un’opinione pubblica favorevole, in altri paesi sono più intransigenti».

Mentre ancora si discute dell’ultimo naufragio di Cutro che ha registrato 90 morti, le dichiarazioni del sagace Ministro arrivano a tempo come un’acqua d’agosto. Malauguratamente però, per molti cittadini italiani che continueranno inspiegabilmente a sostenere altre astruse teorie e posizioni sul tema dei flussi migratori, a nulla servirà il perspicace intervento del benevolo Piantedosi. Si continuerà a dire che se le nostre preziose coste vengono prese di mira da questi barconi è semplicemente perché Sicilia e Calabria si trovano al centro del Mediterraneo. Si continuerà a sostenere che le alternative alla morte in mare sono le immaginarie guerre e carestie che caratterizzano i Paesi d’origine di questi assalitori. Qualcuno tirerà in ballo i corpi dei migranti gettati a riva che si ammucchiano negli obitori Tunisini a causa del fallimento del Paese.


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Ma soprattutto, la cosa più grave è che non mancherà chi etichetterà l’ultima teoria del ministro dell’Interno come un ridicolo e vigliacco tentativo di vestire i panni di Ponzio Pilato e scaricare ogni responsabilità sulle spalle di un popolo che più che pericolose inclinazioni patriottiche chiede competenza e capacità gestionali all’interno delle sedi governative.

È colpa nostra se attiriamo un così elevato numero di migranti, ma non è un errore così grave. Forse possiamo trovare una giustificazione nel fatto che anche in passato, quando i colpevoli erano invece i governi che avevano almeno la compiacenza di farsi carico delle proprie responsabilità, noi avevamo le stesse opinioni attuali. Siamo sempre stati i buonisti che aprivano i porti e che si scontravano contro la politica del blocco navale. Oggi però, tra i più testardi di noi, si aggiungono gravi giudizi sulle capacità politiche e argomentative che caratterizzano l’operato dell’attuale ministro dell’Interno.

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