Il premier Giuseppe Conte ha presentato a Gioia Tauro, in Calabria, il prossimo piano d’investimenti per il Sud. Tra le novità, il progetto prevede un intervento decennale, non annuale.
Piano #Sud 2030, è il nuovo hashtag lanciato dal premier Conte. Insieme al ministro per il Sud Giuseppe Provenzano e alla ministra per l’Istruzione Lucia Azzolina, il presidente del Consiglio ha presentato, qualche giorno fa, un’ambizioso programma di riforme per risollevare le sorti del Mezzogiorno.
Il valore degli investimenti arriva a 100 miliardi di euro, devoluti in 10 anni. Le misure riguarderanno le infrastrutture, la viabilità, l’occupazione, i giovani, l’ambiente e i piccoli comuni.
Secondo Conte, le idee del nuovo piano per il Sud serviranno “per scuotere il Meridione e, con esso, l’Italia intera“. Poi ha aggiunto che “è arrivato il momento che il Sud non sia più schiavo dello stereotipo che lo dipinge come terra di rassegnazione, di disagio, del piangersi addosso, una terra senza futuro, una causa persa.”
Piano per il Sud 2030: cosa prevede il programma
Per Conte la priorità è investire nel “capitale umano”, dunque nelle scuole e nell’istruzione. Si prevede di tenere aperti alcuni istituti tutto il giorno, di potenziare l’edilizia scolastica, di diminuire il divario territoriale nelle competenze, di aumentare la No Tax Area (senza danneggiare l’Università). L’improvement dell’istruzione è un’ottima base di partenza. L’ignoranza è il primo nemico da sconfiggere se si vuole vivere in un paese civile. Alcuni istituti non sono dotati di molti tra gli strumenti necessari per mancanza di fondi e ciò causa divario, disagio e inadeguatezza.
Altri 33 miliardi verranno stanziati per migliorare la viabilità interna, potenziando i trasposti pubblici locali e la rete stradale. Poi, attraverso una “cura del ferro” anche la rete ferroviaria sarà potenziata. Questi interventi servono a evitare l’isolamento geografico di molte aree del Mezzogiorno, le cui strade sono così dissestate da rendere complicato anche il trasporto ospedaliero.
Il piano Sud 2030 prevede anche un capitolo su una prossima “svolta ecologica”. Innanzitutto le famiglie meno abbienti saranno beneficiarie di un reddito energetico, che dovrebbe portare a un abbassamento del canone in bolletta. Dopodiché si sperimenterà un’economia circolare, una riqualificazione di siti industriali dismessi, un’aiuto alla filiera agroalimentare.
Il programma è molto lungo e variegato e tocca tutti i campi “salienti” del Mezzogiorno
Ma gli interventi servono davvero?
Questo programma potrebbe aiutare ad avere un’Italia unita e alla stessa velocità. E’ cosa risaputa che il Mezzogiorno non goda degli stessi benefici del Nord e spesso anche le cose più semplici possono apparire complicate. Non è un caso se le famiglie emigravano per cercare di migliorare le proprie condizioni di vita. Non è un caso se molti studenti lasciano il proprio paese e i propri affetti per un’istruzione adeguata e per una prospettiva lavorativa più gratificante. Dagli anni ‘Cinquanta, quando si pagava una trattenuta in tasse per la famosa “Cassa del Mezzogiorno”, ad oggi, la situazione è vagamente migliorata, ma di poco. Certo, la colpa è tutta da imputare ai cattivi investimenti e alla corruzione. La presenza di organizzazioni mafiose ha aggravato la faccenda, ma va sfatato il mito che la gente al Sud non si rimbocchi le maniche, così come qualsiasi altro italiano al Nord.
Sicuramente la prospettiva di pagare tasse per una zona che molti italiani non conoscono, che sentono vagamente nominare soprattutto per le tante problematiche, non dev’essere allettante. Queste persone non sanno che spesso e volentieri è complicato anche prendere un pullman, perché non si sa bene a che ora passi; oppure quanto è difficile prendere una coincidenza in orario, perché c’è sempre bisogno di manutenzione ferroviaria, e quindi si rischia spesso di perdere il treno. Nel 2020, e soprattutto nello stesso paese, queste dinamiche dovrebbero essere superate. Pochi ragazzi, adulti, single o famiglie lascerebbero la bellezza delle loro coste, il profumo del mare, la gioia del sole e del buon cibo, se non si vedessero costretti. In ogni caso, il premier Conte ha sottolineato che la maggior parte dei fondi proviene dell’Unione Europea.
Speriamo che questo piano Sud 2030, di durata decennale, venga sviluppato al meglio e non sia solo fumo negli occhi in vista delle elezioni di maggio in Campania e in Puglia.
Antonia Galise