A causa dell’instabilità generata dalla pandemia Covid19 100 milioni di persone in più potrebbero soffrire la fame nel mondo; l’associazione FAO, che effettua queste stime, propone il piano Città Verdi con lo scopo di aumentare la resilienza alimentare ed economica dei centri urbani nel mondo.
Sebbene si sia parlato tanto di ingrandire e proteggere il verde, la Food and Agriculture Organization crede che per migliorare il benessere reale delle persone si debba aumentare unanimemente la disponibilità e l’accesso ai prodotti alimentari ed ai servizi ecosistemici. Per 3 anni quindi, non si andranno solo ad espandere la foresta urbana e periurbana ma anche ad innovare il sistema di coltivazione e distribuzione del cibo.
Il piano Città Verdi include per ora 100 città (15 metropolitane, 40 intermediarie e 45 piccole città) in 15 paesi. La FAO ha pubblicato il piano Città Verdi in occasione dell’evento virtuale “Green Cities to Build Back Better for SDGs – A New Powerful Venture” , organizzato quest’anno durante la 75a sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Un piano ambizioso, che supporterà l’innovazione delle tecnologie verdi e del sistema alimentare, della sua distribuzione e dell’ambiente, insieme alla migliore gestione del cibo, dell’acqua e degli scarti, attraverso una pianificazione urbana alternativa e una connessione migliore tra i centri urbani di un paese.
Va riconosciuta infatti un’ attenzione maggiore ai centri urbani più piccoli che grazie alla FAO beneficeranno di un supporto amministrativo e dello sviluppo di opportunità di lavoro al di fuori delle fattorie.
Il piano FAO per l’ambiente di sviluppo
La FAO si propone come consulente del piano sviluppato per i governi, locali e nazionali, di paesi ed isole; metterà in contatto iniziative e start-up nell’ambito green con i giusti investimenti, creando eventi dedicati. E non solo, la FAO ha costituito un fondo, il FUGA, che darà a disposizione fino a 80 milioni di dollari per facilitare i cosiddetti quick-wins all’interno del piano. I paesi che hanno aderito al piano metteranno a disposizione fino a 20 milioni in totale per realizzare gli obbiettivi nelle loro città.
Il piano dimostra un forte interesse per le nuove tecnologie nate per l’agricoltura urbana e per il monitoraggio ambientale. Ad esempio, nei centri metropolitani verrà creato l’ambiente di sviluppo grazie alla fondazione di un osservatorio per il verde urbano che collezionerà dati, fornirà indicatori e pubblicherà analisi sulle necessità e i progressi dell’infrastruttura verde.
I centri metropolitani
Ovviamente le metropoli costituiscono la parte di piano più densa di progetti avanzati, nonostante le quantità di fondi ( i più bassi) e le problematiche che è possibile riscontrare. L’approccio sul centro metropolitano diversifica il verde urbano e l’agricoltura urbana puntando sulle innovazioni nel campo del design di verde come i muri verdi, i tetti verdi, la ristrutturazione del verde e la comunicazione del verde.
Riguardo l’agricoltura urbana, il piano propone di investire nell’ecologia sociale come il più tradizionale orto di comunità ma anche e soprattutto di attuare una vera e propria modernizzazione ecologica attraverso metodi innovativi come l’acquaponica e la coltivazione indoor.
Anche la fase del food processing verrà rinnovata favorendo l’ingresso di metriche adeguate per mappare e connettere il movimento del cibo dai produttori ai mercati urbani e dai mercati fino agli impianti di smaltimento per generare biogas. Un esempio di tecnologia all’avanguardia per ridurre gli scarti è Sensoneo che monitora il peso dei cestini e invia dati sugli scarti nel centro urbano attraverso un app. Si vogliono inoltre creare degli hub di collezione viveri decentralizzati e per questo, più vicini ai punti di rivendita, così da generare lavoro e minimizzare l’inquinamento legato ai trasporti.
I centri Intermedi
Le città Intermedie, o I-cities sono fondamentali per connettere i grandi centri ai più piccoli, e saranno 40 nei paesi selezionati. Secondo il piano, questi centri possono agire come mercati regionali o hubs che offrono opportunità di lavoro innovative ai centri urbani più piccoli e come fornitori di risorse educative e governative. La FAO però dedicherà la stessa attenzione allo sviluppo di tecnologie innovative per la coltivazione, il monitoraggio e la produzione energetica, sia per le aree intermedie che per le aree metropolitane, proprio perché spesso gli investimenti vengono attratti dalle città più grandi.
I piccoli centri
Le città piccole nel mondo rappresentano l’80% della popolazione mondiale ma in esse si concentrano anche i più alti valori di povertà. Le principali sfide che riguardano i piccoli centri sono: la disponibilità limitata di capitale umano e finanziario, le economie dispersive, la poca amministrazione e coordinamento e la vulnerabilità agli eventi estremi del cambiamento climatico. Nonostante ciò, il FAO vede nelle piccole città un potenziale molto sottosviluppato soprattutto per lo spazio disponibile.
L’iniziativa forse più interessante del piano è propria dei piccoli centri, che potrebbero attrarre più giovani e generare lavoro nel campo dell’agriturismo. Con un sistema più interconnesso, tra il nord e il sud del paese, tra centri urbani grandi, medi e piccoli, il piano vedrebbe i piccoli centri come depositari del sapere sulle migliori pratiche agricole. Si vorrebbero creare dei centri di formazione vocazionali e dei terreni di dimostrazione per insegnare l’agricoltura sostenibile outdoor ed indoor. Per contrastare i danni del cambiamento climatico, si svolgeranno corsi sulla prevenzione di allagamenti attraverso il collezionamento di acque e la costruzione di argini più sicuri.
Con fondi adeguati e supporto ad attività di insegnamento, i piccoli centri avranno così la possibilità di diventare anche dei luoghi multifunzione e costituire dei centri di collezionamento e impacchettamento di prodotti così da minimizzare inquinamento e sprechi legati a un fin troppo centralizzato metodo di distribuzione delle risorse alimentari.
Resta solo da capire se la tua città è già inclusa nel progetto per iniziare ad agire. Ora è possibile scoprirlo nel programma completo pubblicato dalla FAO.