Il periodo tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta ha portato, in Italia, uno smisurato fermento culturale: dalle proteste del Sessantotto, che chiedevano alla società di progredire, ad una nuova consapevolezza culturale, con la nascita di movimenti che avrebbero fatto scuola. Uno di questi è il Beat, importato in Italia da una delle più grandi intellettuali italiane, Fernanda Pivano. La traduttrice e scrittrice torinese, infatti, ha il merito di esser stata colei che ha portato l’America in Italia. Per ciò si intende che è stata lei a far conoscere autori come Jack Kerouac o Allen Ginsberg al grande pubblico. Fernanda Pivano ha proprio con Ginsberg un’importante sintonia, che dà vita ad un progetto molto interessante: “Pianeta fresco”.
Pianeta fresco: la rivista d’arte di Ginsberg, Pivano e Sottsass che parla al Sessantotto
Ginsberg e Pivano sono due persone molto diverse. Fernanda Pivano porta con sé l’eredità del suo grande mentore, Cesare Pavese, di cui in un certo senso continua l’opera di far conoscere gli Stati Uniti in Italia. È così che conosce, infatti, Allen Ginsberg. Due personaggi in apparenza opposti, ma riescono a capirsi bene. Nasce così una collaborazione proficua, con la Pivano che traduce le poesie di Ginsberg in Italia, affrontando anche la censura italiana. Il loro rapporto di amicizia, saldissimo, resterà tale tutta una vita.
Il progetto di “Pianeta fresco” è ad opera di Allen Ginsberg, Fernanda Pivano e del marito di lei, Ettore Sottsass Jr, uno dei più noti architetti e designer del periodo.
L’idea vera e propria, però, venne proprio a Fernanda Pivano, in seguito ad aver visto una copia del San Francisco Oracle su cui figurava lo stesso Ginsberg.
Nella primavera del 1967 come una bomba mi arrivò da più parti una copia di questo numero del “San Francisco Oracle”. La fotografia della copertina rappresentava, da sinistra verso destra, Timothy Leary, Allen Ginsberg, Alan Watts e Gary Snyder, dei quali la rivista pubblicava il famoso Dialogo di Sausalito. Ma la bomba non fu soltanto questo dialogo: la bomba più grossa fu la grafica, catalizzatrice e stimolatrice di creatività latenti ma ansiose di prendere forma.
Il risultato di questo progetto è una rivista d’arte che rappresenta tutte le istanze del Sessantotto, dall’interesse verso l’Oriente e verso una spiritualità diversa da quella occidentale, al rispetto per l’ambiente e al desiderio di un mondo in pace .
I contributi dell’arte a “Pianeta Fresco
“Pianeta fresco” è un inno al pacifismo, alla creatività, al femminismo e all’amore libero. È una rappresentazione su carta del connubio fra la cultura Beat e underground, che Pivano rappresentava, con un’altra più mistica, legata all’ Oriente e alla psichedelia, più vicina ad Ettore Sottsass. Ginsberg, in realtà, è una figura che fa da ponte, essendo lui uno dei capostipiti del Beat americano ma con un profondo interesse verso la spiritualità orientale.
Dal punto di vista artistico, la rivista d’arte è formata da una serie di contributi disposti casualmente, come poesie, frasi, fotografie, e così via: anche la forma del giornale è libera, coerentemente con ciò che si cercava di rappresentare.
I contributi artistici sono tanti e di essenziale importanza: da Lawrence Ferlinghetti, che aveva sostenuto sin da subito che Ginsberg pubblicasse la sua famosissima Howl con la sua City Lights, a Michelangelo Pistoletto, fino ad arrivare persino a Paul McCartney. Insomma, tutto quel mondo culturale underground che era interessato ad andare oltre le convenzionalità.
Fu pubblicata una copia nel 1967 e una, duplice, nel 1968. Proprio nell’anno in cui il mondo si ribellava alla tradizione.
Giulia Terralavoro