La notizia che la ricerca di pianeti extrasolari ne avrebbe individuato uno in orbita attorno a Proxima Centauri se confermata è destinata a colpire l’immaginazione del pubblico ed infatti l’indiscrezione sull’annuncio che potrebbe arrivare alla fine di questo mese non viene da una rivista per addetti ai lavori o appassionati ma dalla versione online di Der Spiegel la più diffusa rivista tedesca di informazione.
La ricerca di pianeti extrasolari
Il primo pianeta extrasolare di cui fu confermata l’esistenza fu PSR B1257+12 nel 1992, ma è in anni recentissimi che la scoperta di esopianeti ha subito una tale impennata da portarne il numero a 3476 distribuiti in 2600 sistemi planetari (dati aggiornati a luglio 2016). Appurato che nel resto del nostro sistema solare non c’è vita intelligente e nemmeno forme di vita superiori (al massimo forse forme di vita microbica).
La ricerca per la vita nel cosmo si è puntata verso le altre stelle e i pianeti che si supponeva vi orbitassero non appena abbiamo ottenuto i mezzi tecnologici per farlo.
La (probabile) scoperta
Proxima Centauri è come il termine suggerisce la stella più vicina al sole e fa parte del sistema trinario Alfa Centauri. Si tratta di una nana rossa (particolare importante su cui tornerò tra poco). Il sistema è composto da due stelle molto vicine tra loro denominate A e B e da Proxima che è un po’ più distante in direzione della Terra.
Inutile dire che la possibilità dell’esistenza di pianeti extrasolari così vicini (si fa per dire, sono circa 4,3 anni luce ma su scala cosmica sono davvero pochi), oltretutto in questo caso si tratterebbe di un pianeta di tipo terrestre (cioè roccioso non un gigante gassoso e situato a una distanza tale dalla sua stella da essere compatibile con la vita, cioè tale da permettere la presenza di acqua allo stato liquido in superficie), colpisce molto l’immaginario collettivo. Comunque, come detto, l’annuncio ufficiale non è stato dato ed è comprensibile che i ricercatori dell’ESO (European Southern Observatory) che hanno utilizzato l’Osservatorio di La Silla nel deserto cileno vogliano andarci con i piedi di piombo, perché già nel 2012 dalla stessa struttura venne l’annuncio della scoperta di un esopianeta che orbitava attorno ad Alfa Centauri B che si rivelò in seguito essere un abbaglio.
Un pianeta extrasolare effettivamente visitabile
Forse non è superfluo ricordare che il punto dell’importanza della vicinanza di eventuali pianeti extrasolari è che secondo la Teoria della Relatività la velocità della luce (poco meno di trecentomila km al secondo nel vuoto) è una barriera invalicabile per leggi fisiche, non per inadeguatezza dei nostri mezzi tecnologici. In altre parole non c’è niente che ci autorizzi a ritenere che speculazioni fantasiose (seppur debolmente poggiate su fatti scientifici) su modi per aggirare questo limite e spostarsi di fatto a velocità molto superiori (dal motore a curvatura di Star Trek alle varie forme di tunnel spaziali e viaggi nell’iperspazio) siano altro che materia da fantascienza. Dunque è prudente ritenere che pianeti extrasolari attorno a stelle lontane centinaia o migliaia di anni luce saranno irraggiungibili per sempre per noi e se è per questo anche noi per ipotetici abitanti di quei sistemi, ma per un sistema a “soli” 4,3 anni luce, le cose cambiano considerevolmente, questi sono i viaggi interstellari a cui è ragionevole aspirare.
Le nane rosse: prima no e ora si
Le nane rosse sono stelle che hanno una vita turbolenta, emettono frequentemente massicci solar flare (eruzioni solari), per questo gli scienziati attivi nella ricerca di pianeti extrasolari inizialmente le hanno trascurate, perché essendo le stelle milioni di milioni, come recita un famoso jingle, pareva logico concentrarsi su quelle più tranquille e dunque sistemi in cui la comparsa della vita fosse meno improbabile. Non è che l’unico interesse nello scoprire pianeti extrasolari sia quello della ricerca della vita, ma visto che i posti in cui cercare sono tanti pare sensato privilegiare quelli.
Solo recentemente gli astronomi hanno deciso di concentrarsi sulle nane rosse ed ecco perché questo pianeta alla porte di casa potrebbe essere stato trovato solo ora, perché nessuno aveva cercato là. Una considerazione che aumenta le speranze che come ha detto la fonte che ha parlato con Der Spiegel stavolta non ci siano errori e la scoperta sia reale.
Roberto Todini