L’enorme affaire Pfizer-Von der Leyen sbarca oggi di fronte al Tribunale dell’Unione europea di Lussemburgo.
Pfizergate: ricapitoliamo il caso
In un articolo di aprile 2021, Matina Stevis-Gridneff del New York Times accusava Ursula von der Leyen di aver acquistato circa 1,8 miliardi di dosi di vaccini in maniera illecita. La presidente dell’Unione avrebbe gestito la negoziazione attraverso uno scambio di messaggi privati con Albert Bourla, AD di Pfizer. Si apre così lo scandalo battezzato come “Pfizergate”.
Negli anni a seguire, la mancanza di trasparenza generale su contratti e negoziazioni per l’acquisto dei vaccini è stata denunciata da più parti come una gestione antidemocratica della questione da parte della Presidente Von der Leyen.
La Commissione europea, delegata in un momento di emergenza internazionale dagli Stati membri ad occuparsi delle negoziazioni per l’acquisto dei vaccini, ha gestito tale emergenza stipulando per questi fini “il contratto più astronomico della storia dell’Unione europea”.
Si tratta di una lunga serie di contratti che Von der Leyen avrebbe stipulato con Pfizer per la modica cifra di 71 miliardi di euro pubblici. La spesa non è giustamente passata inosservata accendendo, ancor di più in virtù della scarsa trasparenza circa i documenti ad essa relativi, una serie di dibattiti che hanno portato enti, partiti, privati e interi Stati, tra cui Bulgaria, Ungheria e Polonia, a denunciare la Presidente della Commissione per cattiva amministrazione.
I reati per cui stanno indagando da un lato la Procura europea (EPPO), dall’altro il Tribunale europeo sono quattro: interferenza nelle funzioni pubbliche, distruzione di documenti (i famosi sms tra Von der Leyen e Bourla che parrebbero essere stati cancellati, così come gli stessi contratti resi pubblici solo in parte), corruzione e conflitto di interessi.
Le innumerevoli segnalazioni arrivate negli anni denunciano soprattutto la continua negazione di accesso ai contratti stipulati per l’acquisizione dei vaccini, contratti ai quali o non è ancora stato concesso l’accesso pubblico, oppure sono stati resi pubblici solo in parte, mozzati di alcune pagine apparentemente contenenti elementi contrattuali salienti.
ll processo al Tribunale europeo
Il Tribunale dell’Unione europea, dopo che la Commissione ha impugnato le accuse a luglio 2024, ha aperto da oggi il processo per discutere il problema della documentazione mancante. Per quanto concerne invece le accuse di corruzione e di conflitto di interessi sarà la Procura europea a procedere con le indagini.
Nell’udienza si tratterà di determinare innanzitutto se i messaggi incriminati siano mai esistiti, esistano ancora o se siano stati cancellati. In seguito si discuterà per capire se sia legittimo richiedere la pubblicazione di tutti i documenti che concernono l’acquisizione dei vaccini, in altre parole, per definire se sia legittimo utilizzare a scopo giuridico dei messaggi privati in virtù del loro contenuto di interesse istituzionale e pubblico.
A scontrarsi sarà da un lato il New York Times che, in seguito all’articolo che denunciava gli sms, ha deciso di intentare una causa contro la Commissione a inizio 2023, sostenendo che continuino a essere negate al pubblico “informazioni sui termini negoziati di uno dei più grandi contratti di appalto nella storia dell’Unione Europea”.
Gli avvocati del NYT si scontreranno oggi in aula con la pretesa che tutti i documenti per gli acquisti dei vaccini siano resi pubblici per una maggior trasparenza nei confronti dei cittadini. E affermano: “Abbiamo intentato questa causa perché solleva questioni importanti sul controllo democratico nell’Unione Europea”.
La Commissione, dal canto suo, avendo impugnato le accuse si troverà a tentare di giustificare la mancata pubblicazione di parte dei contratti e soprattutto a dover spiegare perché lo scambio di messaggi, denunciato dal NYT, non è stato reso pubblico. Gli avvocati della Commissione hanno sempre sostenuto che l’interesse a rendere pubblici tali messaggi sia ingiustificato essendo il contenuto privato e irrilevante da un punto di vista istituzionale. Pertanto, non essendo questi considerabili come documenti ufficiali relativi alla trattativa sfuggirebbero alle norme sulla trasparenza.
Il caso Pfizergate che si sta discutendo oggi al Tribunale europeo costituisce un primato nella storia giuridica europea. Per la prima volta si è chiamati a stabilire la rilevanza istituzionale e giuridica di messaggi privati, cercando di capire dove sia e se, in casi come questi, ci sia una linea netta che distingua la sfera privata da quella istituzionale.
Oggi, in aula si terrà l’unico scontro diretto delle due fazioni di fronte alla gran giuria, formata per l’occasione, ai giornalisti e ai cittadini. L’udienza è infatti aperta al pubblico e, per la prima volta, trasmessa in live-streaming.
Le conclusioni del giudice saranno rese note in futuro, probabilmente non prima dell’anno nuovo.
Alessia Cancian