Nel cuore dell’Abruzzo, un piccolo villaggio di montagna ha trovato un modo innovativo per far fronte a una realtà che molti altri luoghi rurali considerano una minaccia: la presenza degli orsi. Pettorano sul Gizio, un borgo medievale che un tempo stava affrontando un drammatico declino demografico, ha invertito la rotta grazie a una convivenza pacifica con i suoi “vicini” ursini. Questo esempio di adattamento ha attirato l’attenzione di turisti e nuovi residenti, che hanno deciso di investire nel futuro di questa comunità.
La convivenza di Pettorano sul Gizio con gli orsi
Con circa 390 abitanti, Pettorano sul Gizio è un angolo di tranquillità che racconta la storia di tanti altri piccoli borghi italiani. La popolazione, infatti, è crollata rispetto ai 5.000 abitanti del 1920, ma invece di arrendersi alla crescente desertificazione, il villaggio ha trovato un modo originale per sopravvivere. La sua posizione montana, isolata e bellissima, e la vicinanza alla natura, hanno permesso a questo borgo di attrarre una nuova generazione di residenti, soprattutto giovani appassionati di restauro ambientale.
In passato, i conflitti tra umani e orsi erano comuni, con gli animali che danneggiavano coltivazioni e allevamenti. Tuttavia, invece di rispondere con l’intolleranza, la comunità ha scelto di adottare un approccio innovativo per proteggere sia gli orsi che i propri beni.
Nel 2015, Pettorano sul Gizio è diventato il primo “comune a prova di orso” in Italia. L’iniziativa è stata promossa dalla Onlus Rewilding Apennines, che ha lavorato a stretto contatto con i residenti per insegnare loro come convivere con gli animali selvatici senza compromessi. Tra le misure adottate ci sono recinzioni elettriche per proteggere gli animali da fattorie e apiari, bidoni per la raccolta dei rifiuti a prova di orso e manuali pratici per evitare danni.
Nonostante le difficoltà iniziali, la comunità di Pettorano ha imparato a vivere con gli orsi. In particolare, il caso di Barbara, un orso che ha spesso visitato il villaggio, ha portato a un cambiamento radicale nella gestione del territorio. Un tempo, le incursioni degli orsi erano fonte di preoccupazione, ma oggi il villaggio può vantare una riduzione del 99% dei danni causati dagli orsi dal 2017.
Questo modello di “convivenza intelligente” ha anche avuto un impatto positivo sull’economia locale. L’aumento del numero di turisti, attratti dal fascino naturale del luogo e dall’opportunità di osservare gli orsi nel loro habitat, ha contribuito al rilancio delle attività commerciali. Il numero di visitatori è aumentato in modo significativo, passando da circa 250 nel 2020 a oltre 2.400 nel 2024, secondo i dati raccolti dalle strutture ricettive locali.
La svolta ecologica di Pettorano sul Gizio
Oltre al turismo, l’arrivo di nuovi abitanti, spinti dalla bellezza del paesaggio e dalla possibilità di vivere in un ambiente sostenibile, ha dato nuova linfa alla comunità. Molti giovani, come la giornalista e naturalista Valeria Barbi, hanno deciso di trasferirsi in questo angolo dell’Abruzzo. «Questo posto mi ha fatto ritrovare un po’ di speranza», ha dichiarato Barbi, «mi ha fatto credere che esistano veramente delle buone pratiche per la protezione dell’ambiente».
L’aspetto che rende questo esempio ancora più interessante è che il successo di Pettorano sul Gizio non si limita solo alla protezione della fauna locale, ma riguarda anche la possibilità di vivere bene in un piccolo villaggio. Le famiglie e i singoli che hanno deciso di trasferirsi in questa comunità sono spesso attratti non solo dalla natura, ma anche dalla qualità della vita che il luogo offre, lontano dal caos delle grandi città. Il paese ha infatti sviluppato una piccola ma solida economia rurale, arricchita dall’arrivo di imprenditori che gestiscono attività legate alla gastronomia e al turismo sostenibile.
Il caso di Pettorano sul Gizio è diventato un esempio di come il declino rurale possa essere arrestato e persino invertito, grazie a un approccio innovativo alla conservazione della natura e alla convivenza con gli animali selvatici. Altri paesi europei, infatti, hanno preso esempio dal borgo abruzzese e hanno avviato progetti simili, finanziati anche dal programma Life dell’Unione Europea.
Elena Caccioppoli