Sono trascorsi circa 20 anni dall’esplosione della piattaforma petrolifera “Piper Alpha”, avvenuta il 6 luglio 1988; ma il petrolio continua a mietere vittime. Ieri è stata diffusa la notizia che una petroliera iraniana è affondata nel Mar della Cina. L’antefatto risale a circa 10 giorni fa: il 6 gennaio la nave era entrata in collisione con un mercantile. A causa di tale collisione, c’era stata un’esplosione con fiamme alte oltre un chilometro. La petroliera aveva dunque iniziato ad affondare dalla prua, sino a quando non è rimasta del tutto sommersa a 151 miglia nautiche (circa 280 chilometri) a sud-est dal luogo della collisione. Solo due giorni fa, è stata recuperata la scatola nera.
Nessun superstite
Dei 32 marinai a bordo purtroppo nessuno si è salvato. In totale c’erano 30 bengalesi e 2 iraniani. Per ora solo 3 corpi sono stati recuperati. Una tragedia umana che rischia di trasformasrsi anche in tragedia per l’ambiente. Il portavoce della squadra di soccorso, Mohammad Rastad, ha dichiarato che due terzi del contenuto della petroliera sono finiti in mare. Alcuni giornalisti che hanno sorvolato la zona riportano che in mare c’è una chiazza di greggio molto grande.
Il disastro ambientale
In totale la nave trasportava un contenuto di 136mila tonnellate di petrolio ultraleggero, che si stanno progressivamente riversando in mare, inquinandolo irrimediabilmente. L’allarme per il possibile disastro ambientale è stato lanciato da GreenPeace. Mentre la State Oceanic Administration ha dichiarato che “non c’è al momento una grande minaccia ambientale all’ecosistema marino» perché, a causa della loro «volatilit໓. La maggio parte degli idrocarburi si sarebbe dispersa nell’aria, dato che il petrolio trasportato era ultraleggero.
L’altra nave coinvolta
La petroliera appartenente alla National Iranian Tanker Company (NITC) stava inviando prodotti ad una società sudcoreana, la Hanwha Total. La nave cinese con cui si è scontrata è la CF Crystal, fortunatamente le 21 persone a bordo di essa sono tutte salve. In tutto, sono ben 13 le navi mobilitate per il soccorso, il recupero di greggio e lo spegnimento delle fiamme. Di queste navi 10 sono cinesi, 2 giapponei e 1 sudcoreana. Il governo cinese ha ricevuto delle critiche per la gestione e l’attuazione dei soccorsi. Ma da Pechino hanno fatto sapere che le avverse condizioni meteorologiche e la presenza di gas tossici emanati dal petrolio in fiamme hanno reso difficili le operazioni di salvataggio. Restiamo in attesa di sapere cosa verrà fuori dall’esame della scatola nera.
Carmen Morello