La peste suina africana in Europa
La peste suina africana è una patologia virale che colpisce i suini, tanto selvatici quanto d’allevamento. Nonostante sia innocua per l’uomo, non lascia scampo all’animale colpito. Al momento, inoltre, non esistono cure.
Le preoccupazioni maggiori per gli uomini suscitate da questa malattia sono di natura economica. Di fatti l’Unione Europea è il secondo esportatore mondiale di prodotti di origine suina, con 23 milioni di tonnellate annue. Prima di questa solo la Cina, che ne esporta 50.
Il commissario europeo alla Salute, Vytenis Andriukaitis, ha chiesto maggiore cooperazione ai paesi membri. Secondo lui, la scelta migliore è individuare e abbattere gli animali infetti, in primo luogo quelli selvatici, veicolo inconsapevole della malattia.
L’attuale epidemia è stata localizzata per la prima volta in Georgia nel 2007. Attraverso cinghiali e maiali selvatici si è poi diffusa in tutto l’est-Europa, Russia compresa. I focolai più intensi sono stati registrati recentemente in Lituania e Polonia.
Il ruolo della Russia e sintomi
Molti esperti europei accusano le battute di caccia a larga scala praticate ampiamente dai cacciatori russi. Queste potrebbero aver infatti causato la migrazione di massa di suini selvatici infetti, propagando in questo modo il virus.
La peste suina africana si manifesta con sintomi simili a quelli che accompagnano la peste suina comune. Solo attenti esami di laboratorio possono indicare la presenza di una patologia piuttosto che l’altra. I sintomi, una volta manifestati, portano l’esemplare al decesso in un tempo medio massimo di 10 giorni.
Maiali e cinghiali contagiati mostrano solitamente inappetenza e debolezza, a loro volta accompagnate da alte febbri.
La malattia causa anche emorragie interne, che possono manifestarsi esternamente per mezzo di evidenti segni su orecchie e fianchi. Inoltre, se l’animale colpito è in stato di gravidanza, la peste suina causa l’aborto spontaneo del feto. Nei casi più gravi, l’esemplare colpito muore improvvisamente, senza dare chiare avvisaglie della malattia.
Forme di contagio
La peste suina africana è una malattia endemica dell’Africa sub-sahariana. In Europa era stata debellata quasi completamente, con focolai conosciuti soprattutto in Sardegna. Qui, nei giorni scorsi, sono stati abbattuti 215 maiali selvatici, non registrati e a forte rischio di essere vettori della malattia.
Il contagio è soprattutto causato dagli spostamenti degli animali selvatici. Questi possono contagiare sia altri suini selvatici che quelli allevati domesticamente.
Il virus si trasmette, oltre che attraverso il contatto con esemplari malati, tramite zecche e ingestione di carni infette (scarti alimentari dati ai maiali). Persino il contatto con oggetti compromessi, quali i vestiti dell’allevatore, può portare alla trasmissione del virus.
La Danimarca, per evitare la propagazione della patologia, ha pensato di costruire al confine con la Germania un muro, alto 150 cm e lungo 70 km. Le autorità europee si dicono tuttavia contrarie, in quanto pensano sia solo un sotterfugio per ostacolare l’arrivo di migranti.
Le risposte italiane
Confagricoltura teme gravi ripercussioni sui profitti dell’allevamento dei suini. In Italia la suinicoltura vede 30mila aziende in attività, escluse quelle a conduzione familiare.
I capi allevati sono circa 8,5 milioni, con la maggior parte dei quali (5 milioni) destinati all’ingrasso. È un settore sviluppato maggiormente nel nord del paese, con la sola Lombardia che raccoglie circa il 50% degli allevamenti nazionali.
Gian Mario De Mia, direttore di Diagnostica Specialistica all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Umbria e Marche, ha espresso tutte le sue preoccupazioni sulla situazione.
Secondo l’accademico l’approccio migliore è al momento un controllo passivo delle entrate di suini selvatici sul territorio nazionale. Naturalmente, il confine più monitorato dovrebbe essere quello orientale. De Mia ha inoltre chiesto di avvisare tempestivamente le autorità qualora ci si imbatta in un suino selvatico morto, così da poterne esaminare il corpo.
Al momento, Il Belgio è la sola nazione dell’Europa occidentale ad aver dichiarato l’abbattimento di 231 capi infetti. Francia, Germania e Italia sono considerate nazioni ad alto rischio. Le autorità europee, di concerto con quelle italiane, reputano in ogni caso gli abbattimenti su larga scala essere la risposta meno indicata.
Stefano Mincione