Persone trans e terapie di conversione in UK

Sagoma persone trans

https://pixabay.com/illustrations/gender-transsexual-communication-6188940/

Persone trans e leggi transescludenti in UK, a ridosso del Trans Day of Visibility

Di recente in Regno Unito è tornata sotto i riflettori la discussione inerente il divieto ed abolizione delle terapie di conversione.
Se ne parlò inizialmente già nel 2018 e successivamente nel 2021.
Per terapia di conversione,nota anche come terapia riparativa, si intende l’insieme di tutte quelle pratiche ( spesso ma non sempre anche violente) il cui obiettivo è “far diventare eterosessuale” una persona che non lo è. Nell’ottica di queste terapie l’omosessualità, o qualsivoglia “devianza” dal quadro eterocisnormato, è una malattia da trattare e curare. Ovviamente si tratta di pratiche senza alcun supporto scientifico, vietate in molti Paesi ( come Malta, Canada, Francia e molti altri) e che spesso includono vere e proprie torture ai danni delle persone LGBTQAI+, soprattutto delle persone trans.

La situazione in Regno Unito e l’esclusione delle persone trans

In Regno Unito si stava finalmente parlando di muoversi verso un’abolizione, quasi all’unanimità. Purtroppo, proprio in concomitanza con il TDoV (Trans Day of Visibility) il 31 Marzo, Boris Johnson sembra aver modificato i propri piani.
Il Primo Ministro, infatti, sembra aver fatto una retromarcia sui diritti di persone trans* e non binarie. La proposta per il divieto andrà avanti assolutamente, è stato dichiarato, ma non tutelerà e non includerà le persone trans* e non binarie.
Già da mesi fette conservatrici pressavano affinché suddetta questione finisse in un nulla di fatto, definendo queste pratiche violente e disumante come “legittime“, soprattutto su bambini che potrebbero essere trans*. La popolazione e l’opinione pubblica, invece, chiedevano un’approvazione del divieto. Per non scontentare nessuno, Johnson ha rassicurato che la legge ci sarà e si vieteranno queste pratiche ai danni di persone gay, lesbiche e bisessuali. Fine, senza alcuna menzione delle persone trans* e non binarie.
Il colmo di questa decisione è duplice. Non solo l’esistenza ( e sopravvivenza) dei movimenti e diritti LGBTQAI+ è in grande misura dovuto al lavoro di attivisti ed attiviste trans*, ma le persone trans* subiscono maggiori violenze e discriminazioni rispetto alle categorie sopra citate. Proprio coloro che avrebbero maggiore necessità di protezione vengono esclusi ed escluse dalla legge.

Terapie di conversione e le loro forme

Come già visto, si tratta di pratiche spesso violente e senza alcun fondamento scientifico. In moltissimi casi il motore propulsore dietro queste ideologie dannose è una qualche credenza ( o discriminazione) religiosa, secondo la quale se non si è etero e cis si commette un grave peccato.
Nel corso degli anni sono state svolte moltissime inchieste ed indagini nel mondo, per portare a galla le atrocità che compongono queste terapie.
Le vittime ( perché di vittime si parla) sono spesso minorenni, in alcuni casi anche bambini e bambine. I e le carnefici spesso sono le famiglie e la comunità.
Non solo si hanno indottrinamenti vari, misti a frasi offensive e denigratorie, spesso condite con precetti o frasi religiose, ma anche violenze sessuali o percosse.
In Paesi quali India o Iran non è raro ricorrere all’elettroshock. In altri, moltissimi, all’assunzione (spesso forzata) di farmaci.




Soprattutto in America Latina o in comunità particolarmente religiose dilagano gli esorcismi, in forme più o meno disparate e pericolose.
Una delle cose più comuni, oltre appunto alla denigrazione verbale, sono le percosse e punizioni corporali. Le donne bisessuali, lesbiche, gli uomini trans e molte persone non binarie AFAB (assigned female at birth) vengono violentati e violentate per essere curati e curate.

Il quadro attuale in Italia

Al momento in Italia non sussite alcun divieto ufficiale. Nel 2016 Sergio Lo Giudice propose un disegno di legge per abolirle, ma non fu mai discusso e decadde.
Il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi e la Società Italiana di Psicologia vietano e rifiutano queste pratiche crudeli e violente, ma ciò non basta.
In Italia manca ancora molta sensibilizzazione un’informazione accurata su queste problematiche. Come accaduto con il DDL Zan, si etichettano come questioni non urgenti o figlie di chissà quale strana ideologia inesistente. Nel mentre, però, molte persone continuano a subire violenze di svariate nature o a non godere di diritti di base, diventando a tutti gli effetti cittadini e cittadine di serie Z.
Parlarne con costanza è fondamentale per far comprendere la portata del fenomeno e per cercare di ottenere qualche risultato, aiutando chi più ne ha bisogno.

 

 

Flavia Mancini

Exit mobile version