Quella della passione di Cristo è una storia paradigmatica. E’ capitata allora, ma si ripete in ogni tempo, anche oggi. Intorno a Lui che tace ruotano una serie di personaggi minori che parlano di noi e del ruolo che hanno giocato intorno alla passione in cui ha pagato per tutti il Giusto.
Il Vangelo di Marco al cap. 15, 16-20 racconta nei dettagli cosa è capitato. Anzitutto entrano in scena i soldati che “lo portarono via dentro al palazzo, ossia pretorio. E convocano tutto quanto il manipolo,
e lo vestono di porpora, e gli cingono una corona di spine intrecciate, e cominciarono a salutarlo: Salve, o re dei giudei! E gli battevano il capo con una canna, e gli sputavano addosso, e, piegando le ginocchia, lo adoravano”.
Simone il Cireneo, si chiama come Simone Pietro che, secondo le sue pretese di poche ore prima, avrebbe dovuto essere qui a morire con lui (14,29.31). Ma anche Pietro diventerà discepolo e seguirà Gesù quando, come questo Simone, sarà portato dove lui non vorrà (Gv 21,18s). Cireneo. Viene da Cirene, in Africa. Dal suo nome, è stato scritto, “possiamo supporre che sia un ebreo emigrato in cerca di fortuna. Ma non deve averne fatta molta, se è tornato a lavorare i campi, forse altrui. Se fosse stato ricco, altri avrebbero lavorato per lui. Scegliendo proprio lui per portare la croce, ovviamente i soldati hanno guardato in giro per vedere quale fosse il più sprovveduto”. È il padre di Alessandro e Rufo. Se Marco lo indica attraverso i suoi figli, significa che questi sono noti alla Chiesa di Roma, come pure sua moglie (cf Rm 16,13).
I passanti “lo bestemmiavano, muovendo il loro capo e dicendo: Veh! tu che distruggi il tempio e lo edifichi in tre giorni: salva te stesso e scendi dalla croce” (v.30). I sommi sacerdoti con gli scribi lo schernivano.
Le donne. Guardano da lontano la scena. Con loro il vangelo raggiunge il suo scopo: portare al confronto con Gesù morto, sepolto e risorto. Non fanno niente. Guardano. Si immergono nella realtà che hanno davanti. Il far niente della contemplazione cambia il loro cuore: si svuotano di sé, riempiendolo di ciò che contempla.
Il Centurione. È l’unico interprete autentico della croce ma anche la persona meno adatta, che ha nessun titolo se non negativo – pagano, comandante del plotone di esecuzione, empio, giustiziere del giusto. Ma “stava lì davanti a lui”. Marco vuol portarci a questo faccia a faccia col Crocifisso, nei panni del centurione che lo crocifigge. Il confronto è con la morte di Gesù, e con questa sua morte interiore, lo porta a conoscere il Cristo: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”. Tolto ogni segreto, il Centurione ci aiuta a capire per la prima volta chi è Gesù e chi è Dio.
Giuseppe d’Arimatea, nobile consigliere che faceva parte del sinedrio che l’ha giudicato. Era una persona che cercava il Regno di Dio e si ritrova tra le braccia il corpo di Cristo.
E tutti intorno al crocifisso.