Nelle famiglie italiane più ligie alla tradizione, in questi giorni ci si dedica agli addobbi natalizi: albero e presepe sono di rito. Forse, però, non tutti sanno che esiste una densa simbologia legata ai personaggi del presepe tradizionale.
Il bambinello, Maria, Giuseppe, gli angeli, l’asino e il bue, i Magi… Se pensiamo ai personaggi del presepe tradizionale, sono queste le figure che ci vengono in mente subito. Guardando attentamente un presepe storico (o anche quello che troneggia in salotto, già fatto o in corso d’opera), però, ci accorgiamo subito di una cosa. Il panorama umano che vi compare, cioè, è molto più vasto. Per esempio, spesso c’è un ragazzo che dorme. Quasi sempre ci sono dei portatori di frutta e altre merci. Gente comune che vive la propria vita mentre le accade davanti il miracolo? Sì… e no. Non tutti lo sanno, ma esiste una ben precisa simbologia del presepe. Andiamo a scoprirla.
Il presepe: tutto il sogno di un ragazzo?
I presepi in gran parte d’Italia oggi sono ibridi. Devono le proprie origini a quello di San Francesco del 1223, sì, ma sono l’esito di una lunga storia di contaminazione artistica. L’influenza più importante è quella del presepe napoletano di fine ‘600, che è quello più ricco e sbalorditivo in personaggi e ambientazioni. Proprio da questo filone viene la ricchezza dei personaggi del presepe della tradizione, nonché della loro simbologia.
Per esempio: vi è mai capitato di vedere un pastorello addormentato in un punto strategico del presepe? Di solito sta sotto la capanna o il riparo trovato dalla Sacra Famiglia. Ecco, quello per certi versi è il centro nevralgico della composizione. Si tratta di Benino, il sognatore: secondo alcune versioni del folklore, è colui che sogna la sacra rappresentazione. E sognandola la rende possibile, calandola non a Betlemme ma nel contesto che più gli è familiare, facendo mescolare ai personaggi sacri le figure che incontra nella sua quotidianità. Guai a svegliarlo: il presepe intero potrebbe scomparire!
Gli altri personaggi del presepe tradizionale e il loro significato
Oltre a Benino, tra i personaggi del presepe tradizionale si annoverano senz’altro molti venditori. Nei presepi più antichi sono dodici, come i mesi dell’anno che rappresentano. Così, il macellaio/salumiere è gennaio, febbraio vende formaggi, marzo pollame. Poi ci sono aprile, che vende le uova, maggio, una coppia di sposi con sotto braccio un cesto di ciliegie, e giugno il fornaio. Luglio è il venditore di pomodori, agosto di angurie; settembre, quando non semina, vende fichi dolci e succosi. Ottobre è un vinaio o un cacciatore, novembre vende castagne e dicembre, infine, è il pescivendolo o il pescatore. Tutti insieme, questi personaggi del presepe tradizionale raccolgono e dipanano i doni dell’anno che volge.
E non è finita. Eh sì, perché queste figure racchiudono in sé anche altri significati, che rimandano ai sincretismi religiosi di un’Italia che è stata pagana prima che cristiana. Così, se chiaramente il pescatore rimanda a San Pietro, il vinaio, chiamato significativamente “Cicci Bacco”, strizza l’occhio a Dioniso, dio greco del vino. Pescatore e cacciatore insieme, del resto, rappresentano le coppie di opposti notte-giorno e vita-morte. Spesso, infine, non mancano il monaco, rappresentante l’unione tra sacro e profano, e una zingara vestita di rosso, simbolo della futura passione di Cristo.
Un’ultima figura molto interessante è quella di Stefania, una giovane donna che regge in braccio un involto di cenci. Leggenda vuole che fosse una popolana messasi in cammino per far visita a Gesù bambino, ma bloccata dagli angeli sulla via perché nubile. Senza perdersi d’animo, Stefania avrebbe raccolto una pietra e, dopo essersi velata, l’avrebbe avvolta in fasce come un neonato. A quel punto, avendoli ingannati, sarebbe poi passata sotto il naso degli angeli senza problemi. Ma una volta di fronte a Maria e al Salvatore, ecco il miracolo: la pietra sarebbe divenuta un bambino, che avrebbe preso il nome di Stefano. Sì, proprio il santo festeggiato il giorno dopo Natale.
Gli elementi naturali e architettonici
Va notato, d’altra parte, che tra i personaggi del presepe tradizionale rientrano a pieno titolo anche elementi naturali e architettonici, per così dire.
Pensiamo, per esempio, al fiume: l’acqua che scorre è simbolo della sacralità e del fluire della vita. L’osteria, invece, è simbolo dei pericoli e delle fatiche del viaggio, ma anche del rischio di chiusura nel peccato, avendo negato ospitalità alla Sacra Famiglia. Il pozzo, d’altro canto, rappresenta il punto di tangenza tra superficie e profondità, tra luce e oscurità. La fontana rimanda allo sgorgare della vita e, in molte tradizioni, alla stessa Annunciazione. Il ponte, dal canto suo, è simbolo di passaggio, anche tra vita mortale e vita ultraterrena. Il mulino, infine, veicola numerosi significati: in particolare, le pale rimandano allo scorrere del tempo, mentre la farina richiama il pane e, per traslato, il nutrimento spirituale portato da Cristo.
Ammettilo: se queste simbologie dei personaggi del presepe tradizionale non ti erano note dalle storie di famiglia, ora anche tu lo guarderai in modo diverso. Vero?
Valeria Meazza