È stata resa nota 4 giorni fa, il 10 novembre 2017, la perizia medico legale di Cristina Cattaneo, richiesta dalla Procura di Cassino, in merito alla scomparsa di Serena Mollicone.
Per chi non lo conoscesse ripercorriamo brevemente il caso. Serena scompare il 1 giugno 2001 e viene ritrovata morta e imbavagliata in una località poco lontana da Arce. La relazione richiesta alla dottoressa Cattaneo doveva servire, tra le altre cose, a cercare correlazioni tra la morte di Serena e la sua presenza nella caserma dei Carabinieri di Arce, proprio il giorno della sua scomparsa nel 2001. Stando alla perizia della Cattaneo emerge che una frattura sulla testa di Serena potrebbe essere compatibile con un segno rinvenuto su una porta della caserma. La porta era stata a suo tempo sequestrata. la compatibilità esiste anche se la morte viene imputata più probabilmente ad asfissia e quindi probabile soffocamento. Ricordiamo che da sei anni, per questo omicidio, sono indagati l’ex comandante dei carabinieri di Arce Franco Mottola, il figlio e la moglie.
Ma l’illustre dottoressa Cattaneo pare venga interpellata in tutti i casi più atroci ed eclatanti della cronaca nera italiana. È notizia del 9 novembre 2017 che sarà sempre lei ad occuparsi dei rilevamenti sui resti umani ritrovati nella valigia nelle campagne tra Alice Castello e Cavaglià. È stato un cacciatore a fare il macabro ritrovamento di cui non si sa ancora nulla di certo. Non si può nemmeno supporre se si tratti di un uomo o di una donna. L’unica cosa certa è che ad occuparsi di periziare questi resti sarà la super-esperta Cristina Cattaneo.
Chi è Cristina Cattaneo
Cristina Cattaneo, piemontese di origini, di Casale Monferrato. Lavora per l’Università di Milano alla sezione di Medicina Legale del Dipartimento di Scienze Biomediche per la salute. Ha periziato tutti i casi più noti di cronaca: dalla povera Elisa Claps, passando per le Bestie di Satana. Il suo tocco professionale lo ritroviamo anche nei rilevamenti sul cadavere di Enrico de Pedis, il boss della banda della Magliana, la cui sepoltura è stata concessa nella chiesa di Sant’Apollinare, guarda a caso la stessa da dove scomparve Emanuela Orlandi una sera d’estate del 1983. Insomma, per gli appassionati di cronaca nera la Cattaneo è un po’ il Gil Grissom di Csi di noi altri, colei che dovrebbe togliere la maggior parte dei dubbi scientificamente comprovabili.
Il caso Cucchi
Ma forse, a ben vedere, possiamo trovare qualche macchia anche in questa eccellenza. Per chi non lo sapesse, infatti, fu sempre la dottoressa Cattaneo a periziare il corpo di Cucchi. Stefano Cucchi, il ragazzo morto all’Ospedale Pertini di Roma, il 21 ottobre del 2009, a pochi giorni dal suo arresto. Per i periti, la causa del decesso è da identificarsi “in una sindrome da inanizione”, ossia una mancanza (o grande carenza) di alimenti e liquidi”. Si negò così qualsiasi nesso di causalità tra il decesso e la frattura al sacro e le varie lesioni ed ecchimosi.
Morto di Fame
Sempre secondo la perizia, come riportato anche su Repubblica (cronaca di Roma, 27 febbraio 2017), non era necessario neanche il ricovero. In parole povere, come titolarono molti giornali ai tempi, il ragazzo era “morto di fame”. Ecco le parole dei periti milanesi Cristina Cattaneo, Mario Grandi, Gaetano Iapichino, Giancarlo Marenzi, Erik Sganzerla, Luigi Barana, incaricati dalla terza corte di assise di Roma di stabilire le cause della morte di Stefano Cucchi:
. ..I medici del Pertini non si sono mai resi conto di essere di fronte a un caso di malnutrizione importante, hanno prestato scarsa attenzione anche all’esame obiettivo del paziente e, non trattandolo in maniera adeguata, ne hanno determinato il decesso..
Imputarono tecnicamente la morte del ragazzo ad una “sindrome da inanizione”, ovvero mancanza di cibo e di acqua. Molte le polemiche scaturite da questa perizia, che portò comunque la cassazione a rinominare nuovi periti per ridare giustizia a Stefano Cucchi.
La Cattaneo si occupò anche di Yara
Ma la dottoressa Cattaneo gioca un ruolo assai rilevante anche nel dibattutissimo caso di Yara Gambirasio. Yara, la 13enne scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata morta in un campo a pochi chilometri da casa il 26 febbraio del 2011. La Cattaneo, tra le altre cose, è convinta che Yara sia morta nel campo di Chignolo e vi sia rimasta per tre mesi. Ed è così che nell’ottobre 2015 in aula per il primo processo a carico di Massimo Giuseppe Bossetti viene nuovamente tirata in ballo la Cattaneo. La Ranelletta, il medico legale ingaggiato dalla difesa, mise in dubbio l’intera consulenza dell’accusa, formulata dalla dottoressa Cattaneo. Durante il dibattimento la PM Letizia Ruggeri prende le difese della Cattaneo e scoppia la polemica in aula.
“Lei lavora per l’Asl, ma quali sono le sue reali competenze?» ha chiesto la PM alla Ranalletta. La consulente della difesa ha risposto: «Ho lavorato su circa 2.500 cadaveri nella mia vita». Ma la risposta, invece di placare gli animi, ha sollevato un polverone. Il sostituto procuratore ricorda che la commissione antimafia aveva, in passato, parlato di negligenze da parte della Ranelletta, circa il caso Attilio Manca.
Ed è su queste affermazioni pesanti che la Ranelletta sferzò la frase che tutti si aspettavano, ma che nessuno ha mai il coraggio di dire:
Mai avuto problemi con le procure — è stata la controreplica —Allora perché non chiamiamo la Cattaneo e le chiediamo del caso Cucchi?
Luci e Ombre
Insomma forse non tutti conoscono il nome di Cristina Cattaneo. Spesso chi lavora dietro le quinte, come lei, è molto noto all’interno di alcuni circuiti, ma poco alle masse. Oggi, ricollegandoci agli ultimi casi assegnatogli da pochi giorni, abbiamo ripercorso luci e ombre di una carriera senz’altro importante. Non è nostra competenza dibattere scientificamente le sue tesi. Aspettiamo, dunque, l’esito dei resti nella valigia. Sperando che non si tratti di un’altra persona morta di fame…
Marta Migliardi