Spesso siamo abituati a considerare povertà e degrado urbano come un problema lontano dalla nostra realtà quotidiana, appartenente alle favelas e alle baraccopoli di continenti lontani. Purtroppo la Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulle condizioni d’insicurezza e degrado delle città scardina facilmente questa illusione. Dopo un anno di lavori, i dati raccolti rivelano che nelle periferie italiane 15 milioni di persone vivono nel degrado.
Problemi del presente, sfide del futuro
Tra i problemi rilevati l’occupazione abusiva, il degrado degli edifici e la presenza di consistenti sacche di illegalità. Il presidente della Commissione, Andrea Causin ha dichiarato:
“L’Italia ha bisogno di un Piano Marshall delle periferie, è una questione di democrazia”
Aree urbane degradate, infatti, danno luogo molto spesso a sacche di emarginazione dove resta solo chi non può fuggire.
Oltre a fornire indicazioni su criticità come edifici in degrado, abusivismi e criminalità la Commissione sottolinea l’importanza di ripensare il concetto di periferia. Troppo a lungo queste aree urbane sono state concepite luoghi in perenne espansione grazie al contributo delle classi sociali più deboli. Proprio questa logica dell’accumulo tende ad aggravare problemi preesistenti: casi celebri sono i quartieri di Scampia a Napoli e lo Zen a Palermo.
Infatti, in molti casi una pianificazione non corretta ha aumentato le occupazioni abusive di edifici pubblici e privati anziché diminuirle. Questo fenomeno che coinvolge tutta Italia, raggiunge i picchi massimi al Centro-Sud (30-40% delle case popolari occupate abusivamente, a Palermo si raggiunge addirittura il 100%).
Questa situazione ha dato origine a un racket degli alloggi, naturalmente gestito da organizzazioni criminali, che commerciano illegalmente gli appartamenti delle case popolari in diverse città.
Un altro problema emerso con forza è quello dei campi Rom, che spesso concentrano al loro interno molte attività illegali e sorgono in zone già precedentemente problematiche. Nei campi di Torino, Milano e Napoli infatti, i rifiuti si smaltiscono con roghi tossici.
Per porre un freno a queste situazioni, Causin propone un utilizzo più consistente delle Forze dell’Ordine nelle aree più problematiche e la revisione del Codice Penale per quanto riguarda i reati urbani.
Gli stanziamenti previsti e il lavoro della Commissione
Operativa da un anno, la Commissione parlamentare ha richiesto una proroga del proprio mandato, in scadenza il 25 novembre 2017. I lavori dovrebbero quindi essere ultimati entro la fine di questa legislatura e porteranno alla realizzazione di un documentario sulle aree urbane periferiche.
Alcuni risultati sono stati raggiunti: il Presidente del Consiglio Gentiloni ha firmato, giovedì 23 novembre la Convenzione del Bando Periferie e il Governo ha già stanziato 500 milioni.
Tuttavia, per la Commissione sarebbe necessario un finanziamento stabile di 20-25 miliardi.
Inoltre, i commissari hanno sottolineato l’importanza di sfruttare correttamente i finanziamenti, usandoli per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Infatti, spesso queste risorse vengono dirottate su infrastrutture poco utili che hanno, però, buone capacità di attirare fondi pubblici.
Naturalmente, l’augurio è che questi interventi riescano a risollevare le periferie, senza cadere nella cosiddetta logica “broken windows” che crede di estirpare il degrado cancellandone i sintomi materiali più evidenti.
La rivalutazione delle aree urbane marginali deve essere anche e sopratutto di carattere sociale e culturale.
Gessica Liberti