Social, bugie, scheletri nell’armadio. Con Perfetti sconosciuti Paolo Genovese ha rovinato l’esistenza di migliaia di coppie, non soltanto in Italia, ma in buona parte del globo.
Chissà se Paolo Genovese, regista romano classe ’66, quando iniziò la sua carriera da pubblicitario avrebbe mai potuto immaginare di realizzare, un giorno, il film più replicato della storia del cinema. Certo, solitamente un lavoro può essere comprato e distribuito in paesi stranieri, ma che venga addirittura riprodotto da troupe locali, con cast e storia riadattata, avviene raramente. Nel caso di Perfetti sconosciuti – 2 David di Donatello, incluso miglior film, e circa 17 milioni di euro incassati in Italia – ciò è avvenuto ben diciotto volte. Record assoluto che ha generato ricavi per circa 500 milioni di euro in giro per il mondo tra Spagna, Grecia, Francia, Corea del Sud e molti altri.
Il segreto di un successo inaspettato
In pochissimi avrebbero potuto prevedere un successo di tale portata, ma non solo. Prima dell’uscita, nel febbraio 2016, Perfetti sconosciuti sembrava candidarsi a venir confuso, senza infamia e senza lode, tra la miriade di commedie italiane prodotte ogni anno. Certo, nel cast figuravano, tra gli altri, Edoardo Leo, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Kasia Smutniak e Genovese aveva confermato, con titoli come Immaturi o Tutta colpa di Freud, il suo talento nel mescolare risate leggere a tematiche complesse come la malattia o i rapporti di coppia.
Settimana dopo settimana, invece, Perfetti sconosciuti è passato di bocca in bocca, registrando un’affluenza record e generando discussioni infinite, non soltanto fuori dalla sala, ma anche sui social, in televisione, alla radio. Al di là del cast intonato e della regia ben gestita, a fare centro fu la scrittura curata dallo stesso Genovese al fianco di Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello. Un vero e proprio team di sceneggiatori che seppe riproporre dinamiche di coppia tragicamente credibili, partendo da un semplice ma efficacissimo soggetto: cosa accadrebbe se il nostro partner avesse accesso illimitato al nostro smartphone?
Una storia che parla a tutti
Non è un caso, di fatti, che, a distanza di tre anni dall’uscita, i remake proseguano – ultimo quello statunitense, pare, con Charlize Theron protagonista – andando di pari passo con la più stretta attualità e legandosi indissolubilmente agli epocali cambiamenti che riguardano le dinamiche sociali e il ruolo della tecnologia nel quotidiano. Che sia una novella coppia di fidanzati spagnoli o marito e moglie di lunga data francesi, i dubbi, le problematiche, i silenzi, sono i medesimi, ingarbugliati ancor di più da doppie vite sui social, cartelle criptate, chat tra amici inaccessibili dal contenuto indicibile. Merito dunque va, oltre che a Marco Belardi, produttore del film, allo stesso Genovese che ha così commentato:
Ci sono film più belli, ma Perfetti sconosciuti ha saputo intercettare un fenomeno sociale in cui tutti si sono identificati. Non so se mi ricapiterà mai, ho avuto fortuna.
Lavori futuri
Dopo l’ardito tentativo con The Place (2017), Paolo Genovese sta ora ultimando le riprese de Il primo giorno della mia vita, trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo edito Einaudi e suo primo film realizzato negli Stati Uniti, nello specifico a Manhattan. L’autore, durante un’intervista rilasciata a Francesco Alò, ha così motivato tale scelta:
Avevo pensato di girare in Italia, ma non funzionerebbe. Mi serviva un posto magico in cui tutto può succedere, e penso che, nel mondo, solo New York abbia queste caratteristiche.
Giorgio Federico Mosco