Sostituire uno stato feudale in Arabia Saudita con un’economia di mercato orientata all’Occidente è un obiettivo del Principe ereditario Mohammed bin Salman decisamente elusivo e basato da atteggiamenti classici di un despota. Da ormai due anni parla del suo piano di trasformazione nazionale, basato sul tentativo di creare un milione di posti di lavoro nel settore privato, privatizzare i beni statali e ridurre del 10% la disoccupazione entro i prossimi due anni.
Il Principe ha sicuramente fatto i suoi progressi, ha aumentato le imposte indirette, aumentato del 5% le imposte sulle vendite, ridotto i sussidi e aumentato i costi del carburante di circa l’80%.
La sua condotta oppressiva sta alienando le stesse fonti che dovrebbe cercare di attirare, mentre il suo coinvolgimento nel settore privato, da cui dipende il suo piano, è ostacolato dalla più totale mancanza di esperienza e capacità, oltre che da un bel po’ di alterigia.
Piuttosto che seguire misure di austerità, sembra ipnotizzato da sfarzosi progetti di vanità che fanno crescere il suo portafoglio. Il Fondo per gli investimenti pubblici dovrebbe essere il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, ma il principe lo gestisce come se fosse una propria attività. A ottobre, il principe Mohammed ha presentato Neom, la sua città robotizzata da 500 miliardi di dollari, in agosto, ha presentato il piano per realizzare un villaggio turistico addirittura più grande del Belgio, mentre nello scorso aprile, ha comprato 207 km quadrati di terra demaniale per una città dello sport e l’intrattenimento. Ovviamente, ad aprire le porte a questi affari è sempre il Fondo per gli investimenti pubblici. Per far capire la portata di questi traffici monetari, si può prendere come esempio lo zio del principe Abdullah, il precedente re, che progettò sei città economiche, tra cui la città economica del re Abdullah sul Mar Rosso. Ma sebbene il costo totale del progetto, 27 miliardi di dollari, fosse appena il 5% di Neom, dovrebbe essere terminato solamente nel 2035.
La diversificazione della ricchezza non rientra certo nei progetti del Principe, non a caso cerca di concentrarla tutta nelle sue manine laboriose, è per questo che decine di Principi sono stati arrestati e trasferiti nel suo personale carcere di massima sicurezza.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’economia saudita è scesa in recessione più bruscamente di quanto previsto nell’ultimo trimestre. Il prodotto interno lordo è sceso dello 0,7% durante lo scorso anno, la classifica basata sull’indice della facilità di fare impresa in Arabia Saudita è passata dalla ventiseiesima posizione nel 2014 alla novantaduesima nel 2017. Il settore privato è troppo sottosviluppato per garantire una ripresa. I prezzi stanno aumentando a causa della riduzione delle sovvenzioni e delle nuove tasse, e gli economisti prevedono che la fila dei sauditi che vivono in povertà continui a crescere nei prossimi mesi.
Come equilibrare una situazione del genere? Forse partendo dalle cose più banali e semplici. Il principe Mohammed ha bisogno di un potere istituzionale, il suo infinito team di consulenti ha carenze inaccettabili e al posto di continuare ad allontanare gli anziani delle famiglie con decenni di esperienza nel reperire finanziamenti internazionali, dovrebbe sfruttare la loro esperienza. Una nuova House of Lords ridurrebbe drasticamente il rischio che l’ego ferito generi una fatale opposizione. Soggetto al controllo degli anziani, il principe ereditario potrebbe diventare più prudente nello spendere soldi e magari ottenere qualche ricca paghetta che non fa mai male.