Una recente statistica ha registrato la quantità di donne parlamentari nel mondo, ma i numeri sono ancora deludenti
In un’epoca come la nostra, dove la lotta contro gli stereotipi sta cominciando a prendere piede, è strano vedere ancora notevoli disuguaglianze tra generi. Questo, purtroppo, è quello che sta succedendo in politica: le donne parlamentari in tutto il mondo sono ancora troppo poche per poter far sentire la propria voce.
Ad avvalorare la tesi è un team di UN Women, piattaforma delle Nazioni Unite, che ha pubblicato recentemente una mappa di quante donne ricoprono ruoli parlamentari in tutti i paesi del mondo.
La parola ai numeri
Dai dati, risalenti al 2019, risulta che su 193 paesi solo 10 hanno una donna come capo di governo. Le signore che invece sono a capo di una camera parlamentare sono solo il 19,7%, mentre il 28% è composto da vicepresidentesse di una camera.
Tuttavia, nuovi dati emergono da una più recente statistica effettuata dall’Unione Parlamentare Internazionale. Essa ha registrato un lieve incremento dei numeri, documentando un progresso delle donne in in politica , eppure, le percentuali rimangono ancora troppo basse. Oggi le donne compongono solo il 24% dei parlamentari di tutto il mondo: una su quattro. Un dato pressoché incoraggiante, ma ancora troppo basso per raggiungere la parità. Soprattutto in Italia, dove il genere femminile rappresenta oltre la metà della popolazione, solo un terzo delle cariche politiche nazionali e meno di un quinto di quelle locali sono ricoperte da donne.
È così difficile raggiungere la tanto agognata parità?
Il fatto che nel corso degli anni le quote di donne parlamentari nel mondo si siano mosse solo di qualche millimetro deota la scarsa efficienza delle politiche atte a promuovere le pari opportunità. I primi tentativi di aumentare il numero di donne in cariche elettive furono implementati nel 1993, quando il Governo Amato I introdusse nelle elezioni locali e nazionali le quote di genere. Questi sforzi, basati allora come oggi su liste alternate e quote numeriche, vennero vanificati due anni dopo dalla sentenza di illegittimità emanata dalla Corte Costituzionale.
Da allora, non senza polemiche e accuse, le quote di genere sono state re-introdotte nel 2004 a livello europeo e nel 2012 a livello nazionale. Al momento, le quote vengono applicate a tutti i livelli, ma non vengono percepite come dovrebbero.
Se si guardasse alle donne parlamentari come una componente fondamentale della società con lo stesso diritto a partecipare alla vita politica della controparte maschile, allora forse si potrebbe sperare in un futuro migliore.
Silvia Zingale