Ho sempre amato l’autunno, i suoi colori, il suo cielo, i suoi profumi e i suoi rumori. Ricordo che da bambina mi divertivo a calpestare le foglie secche, cadute dagli alberi: quello scricchiolio era la voce di una nuova stagione, di un nuovo tempo, di una nuova storia. Le foglie! In ogni mio diario ed agenda così come tra le pagine di diversi libri, c’è una foglia d’autunno: raccolta o regalatami, ma comunque ricordo di un posto, di un momento, di uno stato d’animo.
Perché le foglie sono discrete, semplici e non occupano spazio, anzi sanno restringersi, appiattirsi così tanto da non essere viste e così tanto che ci si dimentica di averle nascoste lì, proprio alla pagina in cui Siddharta si ferma sulla riva del fiume e ne apprende il segreto o proprio lì, alla pagina di quella data, tra le più importanti all’interno di un’agenda.
Ho sempre amato l’autunno: è la stagione delle foglie che cadono e cadendo sono portatrici di un pensiero, di un verso, di una poesia. Bisogna solo saper ascoltarle, o prendersi il tempo per leggere cosa c’è scritto sopra: cosa c’è scritto sopra, sì! Soprattutto se ci si ritrova a passeggiare in uno dei cinque parchi a Manhattan, Washington Square, Union Square, Madison Square, Bryant Park e Tompkins Square. Perché alcune delle foglie che ricoprono questi parchi sono speciali: la creativa Elena Zaharova, una giovane grafica, ha scritto sopra di queste una poesia, per poi distribuire le 86 foglie nei parchi sopracitati. Consapevole che non tutti i passanti e non tutte le passanti avrebbero notato le poesie scritte a penna sulle foglie, Elena ha confidato nel fatto che chi se ne fosse accorto, accorta, non sarebbe rimasto, rimasta indifferente e avrebbe apprezzato la semplicità e l’importanza del gesto.
E mi piace pensare che ogni foglia caduta, diventata poi poesia, sia la dedica che l’autunno ha concesso a loro: a chi non è mai stato destinatario, destinataria di una bella azione; a chi è stato dimenticato, dimenticata; a chi ha provato ad attraversare il mare; a chi ha provato a cambiare il proprio e l’altrui futuro; a chi si è stancato, stancata della stanchezza che si portava addosso; a chi la vita non è mai riuscito, riuscita a sentirla amica; a chi si è lasciato, lasciata andare; a chi ha cercato senza trovare; a chi ha perso la bussola, la stella, la strada; e a chi non ricorda più dove ha nascosto quella foglia, quella che porta tra le sue intime tracce il ricordo di un pomeriggio d’amore, il profumo di una stagione ormai lontana, lo scricchiolio di una vittoria… una poesia per chi il suo verso se lo porta dentro da sempre, aspettando l’autunno giusto.
Una poesia che ricordi a ciascuno, a ciascuna che tutto accade per un motivo ben preciso: anche una foglia che cade dall’albero ha il suo significato, il suo messaggio. Che ognuno, che ognuna possa trovare la sua foglia, la sua poesia: questa renderà una foglia diversa dalle altre e renderà un autunno diverso dagli altri.
Deborah Biasco