“Dal punto di vista teologico questi disastri sono una conseguenza del peccato originale, sono il castigo del peccato originale, anche se la parola non piace. […] Arrivo al dunque, castigo divino. Queste offese alla famiglia e alla dignità del matrimonio, le stesse unioni civili. Chiamiamolo castigo divino”.
Da Radio Maria, 30 ottobre 2016
Ora, consapevole delle mie scarse conoscenze riguardo ai fenomeni sismici e delle poche riguardo ai temi teologici, mi fermo a riflettere.
Innanzitutto, non sapevo dell’esistenza di una teologia del castigo: mi risultava però quella di una teologia dell’Amore; e davanti a disastri e a tragedie come quelle che la voce di Radio Maria riconduce al dissenso divino, quando ho pensato ad un Dio, l’ho sempre visto pompiere, volontario, infermiere, architetto, medico, psicologo e carpentiere; e l’ho visto in lacrime, sudato e affranto davanti alla distruzione e alla morte.
Il peccato originale… proprio dura da digerire, questa mela.
Per non parlare poi del riferimento al matrimonio, alla famiglia e alle unioni civili: quindi, ogni volta che la terra ha tremato, ogni volta che vento e pioggia hanno spazzato via case e ponti, una coppia omosessuale o una coppia di persone non unite in matrimonio, si stava amando poco più in là?
E mi fermo a pensare… e penso che non vorrei essere nei panni di un Dio di cui vengono incattiviti i pensieri e di cui vengono capovolte le intenzioni. A favore di alcuni: di coloro che si arrampicano sulle macerie pur di pronunciare la loro verità; di coloro che fanno finta di non vedere, di non sentire e di non sapere che i danni a carico dell’uomo e della donna e della terra, provengono da altro; di coloro che pronunciano il nome di Dio in modo così astuto, da farGli quasi rimpiangere quello vano.
Penso, credo fortemente che dinanzi alla disperazione e alla morte, sarebbe meglio restare in silenzio: a microfoni spenti e ad antenne staccate. I pensieri non necessitano di aggeggi sofisticati e potenti per giungere fino al Cielo.
Deborah Biasco