Spesso il dramma più insormontabile per chi è affetto dal morbo di Alzheimer è l’esclusione dalla società; la solitudine porta all’isolamento dal mondo e dai propri cari, rendendo incapaci di riappropriarsi completamente del proprio corpo e del proprio intelletto. A fronte delle ricerche condotte finora per trovare una cura, si è capito come il trattamento dei pazienti sia di grande importanza.
Il Villaggio che accoglie i malati
Dal desiderio di un rapporto nuovo nasce il progetto di un vero e proprio Villaggio per accogliere i malati di Alzheimer. Attualmente in Italia sono presenti due strutture che hanno intrapreso questa iniziativa. La prima è “Il Paese Ritrovato” a Monza, mentre la seconda è “Il Villaggio Emanuele“, che si trova a Roma. Il direttore della Cooperativa a capo del complesso di Monza, Roberto Mauri, illustra le potenzialità del progetto:
Un luogo reale che vuole rallentare il decadimento cognitivo e ridurre al minimo le disabilità nella vita quotidiana, offrendo alla persona residente l’opportunità di continuare a vivere una vita ricca ed adeguata alle sue capacità, ai suoi desideri e ai suoi bisogni
Il primo paese ad aver intuito l’efficacia di un tale trattamento e di una simile struttura è stato l’Olanda, che, non molto distante da Amsterdam ha costruito Hogewey, una struttura che ha come filosofia quella di accogliere l’altro e mantenere la vita del paziente attiva.
All’interno dei villaggi italiani ognuno alloggia nel proprio appartamento, in tutta sicurezza: una targhetta sulla porta col nome del paziente indica il proprietario dell’abitazione. Il complesso è autosufficiente, perciò, al di fuori della propria porta, il paziente può scendere in strada e trovare autonomamente ciò che desidera: la piazza, il bar, il parrucchiere, l’edicola e persino il cinema. Di seguito si propone un video de “Il Paese Ritrovato” a Monza, in cui si presentano la struttura e le varie attività.
Chi si prende cura dei malati
I pazienti finalmente non sentono più quella soffocante sensazione di chiusura, avendo la possibilità di muoversi in libertà. Allo stesso tempo sono anche parte di un villaggio, una collettività, protetti da un personale medico-infermieristico scelto. I “lavoratori” dei diversi negozi, dal parrucchiere al giornalaio, altro non sono che operatori sanitari, immersi nella quotidianità del paziente. L’atmosfera di serenità e di tenera attenzione permette loro di riguadagnarsi, giorno dopo giorno, quella libertà ed individualità purtroppo venuta meno.
Jacopo Senni