“Per chi è la notte?”, di Aldo Simeone, il libro edito da Fazi Editore narra la storia di un giovane adolescente in un paese a ridosso di un bosco misterioso e inaccessibile per un divieto antico.
C’è un’età in cui non si sa bene chi essere o cosa diventare. Un passaggio rituale che porta all’increscioso inconveniente della scelta, alla difficile contemplazione delle possibilità, tutte riunite, certo, tutte in un rapporto di esclusione insanabile. In “Per chi è la notte?” Francesco, che è Pacifico in via ufficiale, vive questa età in un piccolo borgo della Garfagnana costeggiato da un bosco di cui non si riesce a vedere la fine. Bosconero, il paese, subisce le angherie dei tempi che corrono: con la guerra a infestare il mondo, sono rimasti ormai pochi abitanti, per lo più ragazzi ancora non abili alle armi e donne.
La guerra sta tutt’intorno al paese, nel mondo vero, ma nel posto in cui Francesco vive la sua età se ne sente parlare solo alla radio. Se ne vedono solo alcuni effetti collaterali, come ad esempio qualche storpio tornato dal fronte, o qualche lettera recapitata da un parente. Francesco però di parenti ne ha pochi, una mamma e una nonna, e anche per quanto riguarda gli amici la situazione sembra essere la medesima. Certo, conosce Secondo, un ragazzo più grande di lui di qualche anno, un fascista convinto, ma non esiste tra loro un vero e proprio rapporto di amicizia, più che altro una conoscenza, in alcuni casi una connivenza nelle monellate.
Ma ciò che più occupa la mente di Francesco sono i pensieri sul bosco vicino, delimitato da fossati, impenetrabile e sconfinato. Sul bosco si raccontano delle storie al paese. Si dice che sia abitato dagli streghi, misconosciuti personaggi magici che si intravedono solo al calare della notte e che proteggono il regno degli alberi. Per questo il bosco è inaccessibile, è un regno che non appartiene agli abitanti del villaggio, più in generale, non appartiene all’uomo. Se gli streghi dovessero incontrare nel bosco un passante, lo rapirebbero, e il malcapitato non farebbe più ritorno a casa, diventando uno di loro. Durante la notte, dopo il tramonto, quando al paese è vietato stare fuori dalle mura domestiche, è possibile vedere le luci degli streghi da lontano. Piccole fiammelle attraversano le fratte degli alberi e si dileguano in pochi istanti. Sembra che si dispieghino delle misteriose processioni. A Francesco capita di osservarle sul limitare del centro abitato, attirato e impaurito allo stesso tempo. Sa che gli streghi pongono una domanda a chi incontrano e a chi non fosse in grado di rispondere sbarrano la strada impedendo il ritorno. Chiedono: “Per chi è la notte?“.
Insomma, come se non bastassero le ansie e i dilemmi dell’età, Francesco deve affrontare una realtà fatta di divieti, limiti invalicabili, coprifuochi, solitudini. Porta su di sé l’eredità lasciatagli dal padre, un disertore, che lo isola dal resto del consorzio umano. Difficilmente riesce a comunicare con qualcuno fatta eccezione per la nonna o per il prete, Don Dante, che gli ricorda:
Ricorda, la legge e la giustizia sono due cose diverse; non sempre vanno d’accordo, e pure la colpa e il peccato
A spezzare la monotonia della vita di Francesco sarà Tommaso, un bambino dai capelli rossi e dagli occhi verdi arrivato al paese dalla città. Lui ha conosciuto la guerra e i bombardamenti e, insieme ad altri ragazzi è arrivato al villaggio come sfollato, senza genitori. I due stringono amicizia e si scambiano segreti, nasce un legame talmente forte da convincere Francesco a valicare i divieti da sempre imposti nella comunità. Sarà così, che il ragazzo cederà al richiamo del bosco e ne oltrepasserà il confine sacro. Allo stesso tempo, sarà proprio questa amicizia a spingere Francesco a conoscersi meglio, ad affrontare le proprie contraddizioni in quel luogo indecifrabile che è la sua anima.
Con una voce narrante che a tratti riprende lo stile di Italo Calvino, e, per altri versi, si allaccia ad autori disseminati in un arco temporale ampio della letteratura, Aldo Simeone racconta la storia di un bambino che è anche la storia di un paese e di una guerra. I dubbi, le difficoltà e l’incapacità di riuscire a distinguere fino in fondo i ruoli e le scelte di chi ci circonda, vengono descritti con un linguaggio a momenti crudo poi repentinamente traslato in onirico, quasi trasognato e febbrile:
La realtà (sempre che sia quella) prende forma dalla mia mano; come se fossi io a modellarla.
Una poetica che costruisce personaggi e situazioni senza cadere in virtuosismi tecnici e macchinazioni di mestiere. “Per chi è la notte?” è un romanzo che sa essere semplice nella resa quanto ricco di carica metaforica. Una narrazione che prova a indugiare sulle linee di margine, quelle umane come quelle naturali, per mostrare, forse, che non sono poi così nette:
A tratti sentivo Tommaso così vicino da crederlo dentro di me; altre volte, invece, mi pareva un alieno con cui perfino il linguaggio dei gesti era inutile.
La verità di quell’età in cui non si è davvero se stessi senza essere qualcun altro.
Paolo Onnis