Si è concluso con un nulla di fatto l’incontro del 13 Novembre a Palazzo Chigi tra i Confederali e l’esecutivo capeggiato da Paolo Gentiloni sul controverso argomento delle pensioni. Tre ore di negoziato non sono servite a convincere i sindacati tanto che Susanna Camusso esprime tutte le sue riserve in merito alla proposta messa sul tavolo delle trattative dal Governo. Il tutto è quindi rimandato a sabato mattina quando sarà rivalutata la proposta di legge, sviluppata in un blocco di 7 misure per un valore di 300 milioni di euro.
Intanto l’iter della legge di Stabilità non si ferma. Secondo indiscrezioni trapelate, si cercherà di inserire la sezione pensioni in seconda lettura alla Camera, nel maxiemendamento su cui porre la fiducia. Ma il tempo è comunque tiranno e al Governo serve una spinta decisiva per poter approdare all’approvazione della legge di bilancio.
Dal canto suo la Cgil palesa senza mezzi termini la propria insoddisfazione. La Camusso teme che l’esecutivo possa interpretare il tempo che corre fino a sabato come una semplice definizione dell’accettazione di quanto proposto al tavolo tecnico di lunedì.
“Il nodo più pesante riguarda l’aspettativa di vita: le maglie per ottenere lo stop dell’aumento sono ancora troppo strette. Le risposte del Governo – afferma la leader Cgil – aprono dei problemi di cambiamento dei meccanismi previdenziali che non sono accettabili”.
Per poter ottenere il blocco dell’innalzamento dell’età pensionabile è indispensabile rientrare nelle 15 categorie di lavori gravosi proposte dal Governo. Undici sono quelle già individuate dall’Ape social (anticipo pensionistico): gli operai dell’industria estrattiva, i conduttori di gru e di macchine di perforazione, i conciatori, i macchinisti ferroviari, i camionisti, i professori di scuola pre-primaria, i facchini, gli addetti alla pulizia, le ostetriche ospedaliere e assistenti per non autosufficienti. A queste si aggiungono gli agricoltori, i siderurgici di secondo fuoco, i marittimi e i pescatori. Gli anni di contribuzione indispensabili per poter ottenere il beneficio, infatti, scendono da 36 a 30 mentre gli anni per i quali i lavoratori dovranno dimostrare di aver esercitato una attività gravosa passano a 7 su 10 rispetto ai 6 su 7 inizialmente contemplati.
L’esecutivo è inoltre disposto a modificare il meccanismo di calcolo in base al quale stabilire quanto la speranza di vita allungherà nel tempo il pensionamento dei lavoratori. Si prende in considerazione, infatti, la possibilità di calcolarla dal 2012 come media del biennio in confronto con quella del biennio precedente, potendo così tenere conto dell’eventualità di un calo nelle aspettative. Anche su quest’ultima parte i sindacati esprimono parere negativo e perplessità: oltre alla speranza di vita, a loro avviso, mancherebbero risposte concrete sulle aspettative giovanili, il lavoro di cura delle donne e la previdenza complementare privata.
Decisamente meno rigide le posizioni delle altre sigle sindacali: secondo la Cisl alcune delle proposte sono discrete, altre sono totalmente da rivedere, mentre la Uil sostiene che non si debba mollare la trattativa anche nei giorni che corrono fino a sabato. Al momento non si segnalano crepe nella coalizione sindacale, con la speranza che Gentiloni si presenti al prossimo appuntamento con qualcosa di concretamente diverso, onde evitare l’indebolimento dei potenziali negoziati e discrepanze nella unitarietà di Cigl Cisl e Uil.
Non va dimenticato che l’aspettativa di vita, costituisce il fulcro della riforma Fornero per cui è modificabile, ma non cancellabile. Il timore di Pier Carlo Padoan è che apportando modifiche sostanziali in Parlamento ci possano essere pesanti conseguenze sul mercato. È pertanto necessaria un’intesa: i i sindacati non dicono di no ad un accordo in tal proposito, ma al momento la loro idea è che proprio non ci siano i presupposti per arrivare ad una consona conclusione del negoziato.
In ogni caso il tavolo delle trattative sulle pensioni rimane aperto anche in questi giorni e non ci rimane che aspettare sabato per un verdetto definitivo che ad oggi sembra essere molto lontano.
Anna Lattanzi