Con la cerimonia di apertura del 4 febbraio, sono iniziati i Giochi Olimpici e Paraolimpici Invernali.
Tra denunce e violazioni, l’edizione di Pechino 2022 sta già scatenando polemiche.
Tibetani e Uiguri, proteste contro la Cina
Sin dal loro annuncio, i Giochi di Pechino 2022 sono stati accompagnati da polemiche e proteste riguardanti i diritti umani.
Tra tutti sono soprattutto tibetani e uiguri, minoranza del Turkistan orientale, ad esprimere il loro dissenso.
Le proteste nascono dai gravi abusi che la Cina esercita sulle loro comunità da moltissimi anni.
Già nel 2008, in occasione dei Giochi Estivi tenuti sempre a Pechino, più di 150 manifestanti si immolarono per denunciare le angherie subite.
Quest’anno, migliaia di manifestanti si sono riuniti davanti al Centro Olimpico Internazionale (CIO), in Svizzera, accusando complicità negli abusi.
Assegnare ancora una volta le Olimpiadi invernali 2022 a Pechino significa che il CIO non ha considerato le gravi violazioni dei diritti umani da parte del regime cinese
La protesta si è svolta con una marcia nella città di Ginevra, con canti e musica tradizionale.
I manifestanti, avvolti nelle proprie bandiere, hanno pronunciato slogan tra cui “Olimpiadi di Pechino, Giochi del genocidio“, “Il Tibet sta bruciando” e “Lunga vita al Dalai Lama“.
Infine, hanno presentato al CIO una petizione firmata da 10 presidenti di comunità tibetane europee.
Il Great Firewall: la libertà di espressione in Cina
Altra grande accusa rivolta alla Cina è quella di reprimere la libertà di espressione.
Spesso, infatti, il Paese ha utilizzato il Great Firewall per censurare eventi internazionali.
Questa cosiddetta Muraglia virtuale bloccherebbe l’accesso ai grandi notiziari e ai social network in tutta la Nazione.
Utilizzata in occasione dei Giochi del 2008, permetteva agli atleti di accedere a Google e a YouTube, ma non a siti che criticassero la Cina.
Quest’anno, dopo le pressioni per la rimozione del Great Firewall, si è giunti a un compromesso.
Solo alcuni giornalisti, approvati da Pechino, potranno accedere a un servizio internet speciale mediante un’apposita SIM card.
Sempre nell’ambito della libertà di espressione, Amnesty International ha lanciato un appello che ha già raggiunto oltre 10.000 firme.
L’obiettivo è quello di ottenere la liberazione di cinque prigionieri politici, detenuti in Cina per le loro attività.
Tra questi ci sono Zhang Zhan, giornalista condannato per aver indagato sul Covid-19, e Ilham Tohti, perseguitato per aver sostenuto gli uiguri.
Ma anche Li Qiaochu, attivista condannata per aver denunciato l’uso della tortura, e Gao Zhisheng, perseguitato per la lotta contro la persecuzione religiosa.
Pechino 2022, cosa dice la Carta Olimpica
Perché un Paese possa ospitare i Giochi Olimpici, è necessario che aderisca alla Carta Olimpica.
Questo documento, approvato dal Comitato Olimpico Internazionale, elenca le regole e le linee guida da rispettare durante i Giochi.
Tra i 61 articoli elencati, il numero 50 recita:
Nessun tipo di manifestazione o propaganda politica, religiosa o razziale è consentita in alcun sito olimpico
Il CIO ha però chiarito che l’articolo si riferisce esclusivamente a gare e cerimonie di premiazione.
Perciò, ha aggiunto, gli atleti dovranno essere liberi di esprimere opinioni durante conferenze stampa e interviste.
Ciò non toglie il fatto, però, che la stretta sorveglianza online spinga gli atleti a evitare di esprimersi per paura delle ripercussioni.
Basti pensare al caso della tennista cinese Peng Shuai.
Dopo una denuncia di stupro ai danni dell’ex-vicepremier cinese, l’atleta ha fatto perdere le proprie tracce.
L’obiettivo della Cina, secondo alcuni, è quello di utilizzare l’evento per dare un’immagine di sè più aperta e tollerante.
Ma è importante non dimenticare le proteste dei tibetani, degli uiguri e di chi cerca di combattere le ingiustizie.