Elezioni si o elezioni no? Il dibattito politico verte ormai da mesi sulla opportunità di andare ad elezioni anticipate o, al contrario, di attendere la fine naturale della legislatura; una cosa però è certa: senza legge elettorale non si può andare al voto.
Così il Partito Democratico ha presentato ufficialmente la sua proposta di legge elettorale: prende il nome di “Rosatellum”, dal capo gruppo Dem Ettore Rosato, e ricalca il Mattarellum, in vigore in Italia dal 1994 al 2001.
Come funziona? Il sistema elettorale proposto dal Pd è un sistema misto al 50%: alla Camera come al Senato, metà dei deputati saranno eletti con sistema maggioritario in collegi uninominali a turno unico (chi prende la maggioranza dei voti ottiene il seggio) mentre l’altra metà verrà eletta con il sistema proporzionale in piccoli collegi plurinominali, in cui sarebbero eletti dai 2 ai 4 candidati in listini bloccati; fatto che non contrasta con la decisione della Consulta che ha dichiarato ammissibili le liste bloccate purché sufficientemente ridotte in modo da permettere la conoscibilità di ogni candidato. Per la quota proporzionale è prevista una soglia di sbarramento del 5% e non è previsto il c.d “meccanismo dello scorporo”, un sistema tecnico che prevede che i voti ottenuti dai candidati nel maggioritario non vengano contati (scorporati, appunto) nel proporzionale. E’ un meccanismo che favorisce una maggiore rappresentanza delle liste più piccole ma che può creare alcune distorsioni; la sua abolizione è una delle differenze più sostanziali con il Mattarellum. Nulla di diverso invece per quanto riguarda il metodo proporzionale per l’elezione dei 12 deputati esteri.
Nel Rosatellum torna il concetto di coalizione: un gruppo di liste potranno appoggiare un singolo candidato al maggioritario e correre ognuna per sé al proporzionale. Inoltre scompare la possibilità del voto disgiunto ma ritorna la pluricandidatura, un candidato potrà presentarsi per un collegio uninominale e fino ad un massimo di tre collegi plurinominali. Infine appare un po’ debole la questione delle quote rosa: la proposta Pd prevede che siano presenti nel proporzionale, dove uno dei due generi non può superare il 60%, ma questa regola non appare invece nei collegi; una criticità ammessa dallo stesso Rosato il quale ha precisato “La cambieremo, lo prometto”.
Il Rosatellum si propone come un sistema che possa accontentare le istanze della Consulta e allo stesso tempo garantire la governabilità, sebbene non assicurarla al 100%. Tuttavia da più parti fioccano le critiche, soprattutto in relazione a quella soglia di sbarramento al 5% che strozzerebbe la rappresentanza dei piccoli partiti, favorendo grandi alleanze, accordi più o meno dicibili e lasciando volontariamente in disparte i “fuoriusciti” dal PD. Andrea Scotto (MDP) parla di “massima torsione maggioritaria e minima governabilità”; non è contenta Forza Italia, che vorrebbe un proporzionale puro, e nemmeno Angelino Alfano, che teme che il suo partito non supererà la soglia di sbarramento del 5%. Non ne sono entusiasti nemmeno i Cinque Stelle, i quali non hanno mai avuto candidati forti sul territorio e parlano di legge “scritta da Verdini per salvare gli amici Cespugli di Renzi”.
E’ invece contenta la Lega, da sempre forte e radicata con i suoi candidati sul territorio e quindi favorita nei collegi uninominali.
Le critiche più aspre arrivano da Pier Luigi Bersani, il quale scrive sulla sua pagina ufficiale su facebook:
Adesso che c’è il testo, nero su bianco, della proposta Pd temo che Prodi e Pisapia dovranno riconsiderare le loro pur cautissime aperture. Questa proposta non c’entra un bel nulla con il Mattarellum. […]Qui peraltro non si garantisce la governabilità, si lede la rappresentanza e si abbonda nei nominati. Insomma, siamo di nuovo all’eccezionalismo italico, siamo all’ennesima e pasticciata invenzione dell’ultima ora
Dal canto suo, il Segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi ribatte, sempre mediante social network:
Come Partito Democratico lanciamo un appello a tutti gli altri: per favore, non perdete altro tempo. Diteci dei no o dei sì, fate emendamenti, avanzate controproposte. Ma non rinviate ancora la data del 29 maggio
Se a Montecitorio i numeri del Rosatellum sono pressoché sicuri, tant’è che Matteo Renzi si mostra fiducioso verso un ok già da giugno; la partita, come sempre, si gioca in senato: il Rosatellum gode di una base di 141 voti, ne occorrono 161 per la maggioranza, di conseguenza scatta la corsa all’arruolamento di 20 senatori “volenterosi”, nelle file del centrodestra e del gruppo Misto, che possano appoggiare la proposta renziana.
Dopo le numerose sforbiciate e i troppi ritardi, non resta che domandarsi: sarà la volta buona?
Alice Porta