A Milano, quattro ragazzi cooperano tra loro per ricondizionare vecchi computer e regalarli poi alle famiglie che ne necessitano. Si chiamano Jacopo Rangone, Matteo Mainetti, Emanuele Sacco e Pietro Cappellini e insieme hanno fondato nel 2020, durante il lockdown, pc4u.tech, il sito dove donare e ricevere spiragli di solidarietà.
Un progetto che nasce per diminuire le difficoltà economiche e sociali che la didattica a distanza ha reso sempre più preminenti.
Pc4u è una risposta al crescente divario digitale
Il coronavirus si porta dietro tante conseguenze e una di queste è proprio il digital divide, cioè il divario digitale che incorre tra chi ha accesso ad internet e chi invece non lo ha. Si crea quindi una disuguaglianza sociale anche nel digitale e la DAD porta a galla un processo di digitalizzazione italiano molto lento.
Secondo un’indagine Istat, nel 2019, il 33,8% delle famiglie non aveva computer o tablet in casa e si raggiunge il 12,3% dei ragazzi tra 6 e 17 anni. Inoltre, quasi un quinto è del Mezzogiorno (470 mila ragazzi).
Tra l’altro, solo il 6,1% vive in famiglie dove è disponibile almeno un computer per ogni componente.
Conseguenze
Da questi dati, si evince le difficoltà a cui molte famiglie devono far fronte.
L’attenzione dovrebbe però spostarsi non tanto sulla disponibilità effettiva di un dispositivo tecnologico presente in casa, ma sulla possibilità dello strumento di utilizzarlo con gli altri componenti della famiglia. La percentuale è bassa (siamo al 57%) perché la situazione si complica con i genitori in smart working, o ancora perché ci sono altri fratelli o sorelle anch’essi in DAD e spesso l’erogazione di lezioni non sono flessibili.
Un progetto per la collettività
Così Pc4u, pc for you!, è una piattaforma che va in soccorso a tali problematiche. Ciò che colpisce è la volontà che smuove l’animo dei fondatori nel mettere a disposizione le proprie conoscenze e il proprio tempo per un aiuto collettivo.
Raccolgono computer usati e, nel caso, li ricondizionano. Dopodiché, ridistribuiscono gratuitamente i dispositivi usati (ma funzionanti) agli alunni di Milano e dell’hinterland.
In principio, i quattro ragazzi volevano donare una decina di computer come atto solidale durante il lockdown. Il progetto però ha riscosso un notevole successo, raccogliendo in poco tempo 300 richieste e quasi 200 donazioni.
In questo senso, da novembre è partita una campagna di crowdfunding che ha raccolto 18 mila euro per sopperire alle spese necessarie.
E lo Stato?
L’azione concreta di pc4u fa sorgere qualche domanda: e lo Stato cosa fa per diminuire il digital divide? Durante questi mesi difficili, sono stati stanziati dei bonus statali che aiuterebbero la digitalizzazione, bonus accompagnati dalla messa a disposizione di computer e tablet in comodato d’uso. Questi verrebbero usufruiti unicamente per la didattica a distanza. Inoltre, ogni tipo di responsabilità ricade sul comodatario, o lo studente, e in conclusione sono dispositivi che vengono restituiti a fine anno scolastico.
Seppur sia una risposta che cerca di appianare le disuguaglianze della DAD, ciò non è una risposta definitiva al processo di tecnologizzazione a cui il Paese è sottoposto.
Vi è bisogno di più visioni collettive, come quella compiuta dai ragazzi. Il bene del prossimo diventa un modo per collaborare, per creare una base concreta e solida.
Più realtà entrano in contatto con simili valori e più ci si renderà conto del cambiamento sociale, e propriamente scolastico, che sta avvenendo.
Pc4u: una scuola destinata a cambiare
La scuola italiana è un sistema strettamente legato alla presenza, per questo nuove prospettive di digitalizzazione sono diventate un problema in molte aree del Paese. Cercare di risolvere, per adesso, attraverso l’uso di cellulari o dispositivi non adatti alla didattica, non fa altro che spostare questo problema al domani perché, ahimè, la didattica a distanza non sarà uno strumento solo di emergenza. L’esperimento non del tutto riuscito della DAD, ci mostra che sì, la scuola in presenza è necessaria ma non è l’unica strada percorribile in futuro.
Pc4u ci dice, in fondo, un po’ questo: confluiamo più energie verso una rivoluzione digitale che non può essere arrestata.
Facciamolo stando attenti in particolar modo alle fasce più deboli. Facciamolo concretamente, senza tamponare le lacune ma riempiendole.
Maria Pia Sgariglia