In questo pazzo Paese c’è perfino De Bortoli che aiuta Cinquestelle

Di Paolo Becchi


Il Grillo è un vino bianco dal sentore intenso che lo rende gustosissimo al palato. Si abbina benissimo a frutti di mare e pesce. Ma per il dolce ci vuole il sapore fruttato delle uve maturate al sole: ottimo è lo Zibibbo passito. Cari lettori, tutti conoscete la mia passione enologica, ma qui il vino è solo una metafora, che mi serve per spiegare cosa sta dietro l’attuale scontro tra l’ex direttore del Corriere della Sera, e ora editorialista del medesimo, Ferruccio de Bortoli e Matteo Renzi, da poco nuovamente incoronato segretario del suo partito.




L’oggetto della polemica riguarda la Banca Etruria, che trova coinvolto la ministra Elena Boschi e di cui De Bortoli riporta alcune indiscrezioni nel suo libro uscito proprio in questi giorni. Ora, certo, l’autore di un libro per farsi pubblicità può utilizzare molti mezzi, recensioni sui giornali, apparizioni televisive, interviste e così via. De Bortoli li ha utilizzati proprio tutti, e se vogliamo per un giornalista in un modo piuttosto discutibile. Se le notizie di cui De Bortoli era evidentemente in possesso da tempo erano così importanti perché non rivelarle subito sul suo giornale? Non fa parte dell’etica professionale del giornalista proprio questo: divulgare le notizie quando se ne viene a conoscenza?  E, ancora: perché queste rivelazioni vengono fatte proprio adesso? Perché di tutte le pagine del libro solo questa è stata fatta filtrare? Pensare che in questo modo il libro avrebbe catturato l’attenzione è una spiegazione, ma non basta. È superficiale. Tutte queste domande sono collegate ed hanno una risposta più profonda.

Lo Zibibbo era ora maturo al punto giusto per essere assaggiato, assaporato, gustato. Fuor di metafora, era il momento giusto per tentare di dare un colpo micidiale a Renzi, proprio quando cercava di rialzarsi, recuperando la guida del partito, dopo aver dovuto rinunciare a quella del governo. È del tutto evidente che a De Bortoli non interessa per nulla la bella ministra o la banca del padre, ma il rinnovato segretario del Pd, Matteo Renzi, che lo ha capito subito ed è stato costretto ad intervenire di persona. Rivalità personali o meno, poco importa, la questione qui decisiva è un’altra: “Cui prodest?” A chi giova tutta questa abile messinscena? È innegabile, incontestabile, che ad essere avvantaggiato dalla vicenda sia Grillo, la cui inarrestabile ascesa sembrava bloccata dalle vicende romane e dalle molteplici rivalità interne che, tra l’altro, porteranno Grillo a perdere a Genova, dove la vittoria alle elezioni comunali era sicura. In questa situazione si colloca l’intervento dell’ex direttore del Corriere della Sera. Bloccare Renzi e aprire la strada a Grillo, che ormai è penetrato nel più importante quotidiano italiano e lo ha infettato come un virus. Quando Grillo o Casaleggio devono deve mandare un messaggio importante non lo fanno più attraverso la rete, il sacro blog delle stelle, che ormai serve solo a farsi delle pippe, ma attraverso le pagine del Corriere della Sera, sempre a disposizione di Di Maio e degli altri big pentastellati.

La vicenda ci fa dunque capire una cosa. Una parte dei poteri forti, che sono l’oggetto del libro di De Bortoli, si è definitivamente schierata: ha abbandonato Renzi e ora sta puntando su Grillo. Il Grillo con il suo intrigante corredo aromatico, la decisa mineralità e la equilibrata freschezza che lo contraddistinge (vedi strade romane…), a differenza dello Zibibbo, non è tuttavia ancora maturato abbastanza, per assaporarlo e scoprirne tutte le qualità bisognerà aspettare ancora diversi mesi, a meno che Renzi non decida… di berselo prima.

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