La storia di Paulinho Paiakan, attivista e leader indigeno dell’Amazzonia, inizia fin dai primi anni Sessanta, quando era solo un bambino. Cresciuto ad Altamira, nello Stato del Parà, comincia a muoversi nel mondo del popolo Kayapò: una tribù indigena del Brasile.
Le sue lotte contro la distruzione della foresta pluviale, lo portarono presto ad essere assunto dalla FUNAI (Fondazione nazionale dell’indigeno), che voleva pian piano scoprire il gruppo di indigeni che resistevano alla costruzione della Transamazzonica: la strada che taglia in due la foresta pluviale amazzonica. La sua costruzione aveva come scopo di integrare le regioni confinanti con la Colombia, il Perù e l’Ecuador. Ovviamente, i numerosi lavori effettuati, hanno provocato un’importante deforestazione in Brasile, ed il miglioramento della viabilità ha favorito il trasporto di legname e l’aumento della criminalità: minatori illegali, tagliaboschi e cercatori d’oro hanno iniziato a saccheggiare le tribù, in cerca della ricchezza naturale della foresta.
Paulinho Paiakan non rimane inerte e decide di tornare nel suo villaggio per scrivere un libro che potesse, in qualche modo, denunciare quanto visto nei cantieri dell’Amazzonia.
La sua storia fa il giro del mondo e riesce, ben presto, ad ottenere l’espulsione di oltre 5mila cercatori d’oro situati in Maria Bonita. Questo fu solo l’inizio di una lunga serie di lotte: negli anni 80’, guidò una protesta contro il progetto idroelettrico di Belo Monte, facendo ricadere l’attenzione sui costi di costruzione della centrale situata sul fiume Xingu. Strinse alleanze con numerosi gruppi indigeni ed attivisti e, nel 1989, riuscì a convincere la Banca Mondiale a ritirare i finanziamenti per questo progetto.
L’ultima battaglia di Paulinho Paiakan, fu contro il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che intendeva aprire le terre protette dell’Amazzonia allo sfruttamento minerario e dell’agricoltura. L’attivista non si arrese, combattendo contro la polizia, il governo, i cercatori d’oro ed i criminali, fino a quando nel 1992, venne accusato di stupro. Scatta l’inchiesta, il processo e successivamente l’arresto del Paiakan. Questa accusa venne smentita dai suoi alleati che affermarono trattarsi di “accuse fabbricate ad oc per ostacolare le sue battaglie, per screditarlo e ridurlo al silenzio”.
La sua morte, avvenuta ieri nell’ospedale dello Stato di Parà, è stata causata dal Covid-19, che non sta affatto risparmiando la sua gente: si parla di oltre 280 indigeni morti a causa del coronavirus. Il fondatore del gruppo ambientalista Amazon Planet ha commentato, così, la perdita di un grande attivista:
https://www.facebook.com/planeteamazone/posts/3153839614729290
Paiakan ha lavorato tutta la vita per costruire alleanze mondiali mettendo al centro le popolazioni indigene per salvare l’Amazzonia. Era molto in anticipo sui tempi. Abbiamo perso una guida.
Silvia Morreale
Lettura molto interessante.
Grazie!
Un saluto,
Marina
Grazie Marina, sempre molto gentile! un abbraccio 🙂
C’è una vena malinconica in questo tuo articolo, che apprezzo e condivido.
Brava! Un abbraccio a te!
Mi fa piacere che si percepisca un po’della mia sensibilità, vuol dire molto per me. Grazie ancora 🙂
Ti capisco bene.
Si rispecchia sempre una parte di noi in ciò che scriviamo e come lo facciamo.
A rileggerti!
🙂