Kagame è stato rieletto presidente del Ruanda

Paul Kagame è stato rieletto

Michele Marsonet

Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane


Paul Kagame è stato rieletto presidente del Ruanda per la quarta volta, con il 99% dei voti. Di etnia tutsi, Kagame gode di ampio consenso per il ruolo cruciale che ha avuto nella fine del genocidio del 1994, che causò tra 800.000 e un milione di morti.


Come tutti gli osservatori internazionali avevano previsto, il 66enne Paul Kagame è stato rieletto per la quarta volta presidente del Ruanda. Ha ottenuto una sorta di plebiscito con il 99% dei voti, com’era già avvenuto nelle elezioni precedenti, in cui le percentuali non erano mai scese sotto il 90% dei suffragi.

Di etnia tutsi, Kagame conserva un grande consenso tra la popolazione per il ruolo chiave da lui svolto nella fine del genocidio che sconvolse il Paese nel 1994, con cifre che variano tra 800.000 e un milione di morti. Quello ruandese, infatti, è ancora considerato il peggiore genocidio della storia contemporanea.


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A suo merito va detto che è riuscito a ristabilire dei criteri efficaci di convivenza tra hutu e tutsi, senza favorire la sua etnia di appartenenza (i tutsi, per l’appunto).

Naturalmente anche in questo caso molti accusano il presidente in carica e appena rieletto di brogli, a causa della percentuale plebiscitaria di consensi. Occorre rammentare che in Ruanda non esiste alcuna opposizione organizzata. Tuttavia, più che alla repressione politica, questo si deve al timore della popolazione di veder ripiombare la nazione in un clima di guerra civile.

La tensione tra hutu e tutsi, infatti, cova tuttora sotto la cenere, e Paul Kagame, visto come vero e proprio “salvatore della patria”, è giudicato l’unico in grado di impedire che la violenza interetnica esploda di nuovo.

Il presidente appena rieletto ha il merito di aver risollevato l’economia nazionale, giacché il Ruanda è ora il Paese africano con il più alto grado di crescita economica. Permane comunque un alto tasso di disoccupazione giovanile, e il Ruanda è giudicato uno dei Paesi africani con meno libertà di espressione.

Da notare, inoltre, un altro fatto interessante. Il 65% dei ruandesi ha meno di trent’anni, il che significa che la maggioranza della popolazione ha sempre visto Paul Kagame al potere, senza aver conosciuto alcuna alternativa.

A ciò si aggiunga che, con un emendamento costituzionale del 2015, ha esteso i limiti del mandato presidenziale, e potrebbe quindi restare in carica fino al 2034.

I rari oppositori lo accusano di governare in un clima di paura che di fatto impedisce un ricambio che sarebbe fisiologico. Ma è indubbio che il timore di un nuovo genocidio finisca per favorire la permanenza al potere di un presidente che a volte viene definito “eterno”.

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