Patto su migrazione e asilo: l’Unione europea si spacca e raggiunge l’accordo all’ultima stesura

Il Patto su migrazione e asilo viene approvato dagli Stati membri dell'Unione europea.

Il Consiglio degli Affari Interni dell’Ue approva in extremis il Patto su migrazione e asilo. Tra gli Stati che hanno votato a favore c’è anche l’Italia che si distacca dalla linea politica sovranista di Orban, che insieme alla Polonia, ha votato contro l’approvazione di tale accordo. Gli astenuti sono Malta, Lituania, Slovacchia e Bulgaria

L’intesa tra gli Stati membri è arrivata dopo molte tensioni. Il Ministro dell’Interno italiano, Matteo Piantedosi, dopo aver contestato le prime due formulazioni del Patto su migrazione e asilo, ha votato “per responsabilità” a favore dell’ultima stesura.

L’analisi oggettiva di tale accordo dimostra che non vi sono cambiamenti significativi, infatti, mancano i ricollocamenti obbligatori e non si fanno passi avanti rispetto al regolamento di Dublino.

Cosa cambia in Europa con il nuovo Patto su migrazione e asilo

Dopo sette anni, durante i quali gli Stati membri non erano riusciti a trovare un accordo comune sul tema migrazione e asilo, nel Consiglio degli Affari Interni dell’Ue avvenuto nella giornata di giovedì 8 giugno 2023, si è arrivati ad un accordo in extremis.

Il punto chiave del negoziato era la messa in discussione di un testo proposto tre anni fa dalla Commissione europea, che prevedeva una doppia legislazione in merito alle procedure di frontiera e alla gestione dell’asilo.

Infatti, con le norme che regolano la richiesta di asilo e il trattamento dei richiedenti alle frontiere, verrà modificato anche il progetto di ricollocamento dei migranti sul piano europeo.

Le nuove norme che regolano le richieste di asilo e gli arrivi in frontiera

Per quanto riguarda le richieste d’asilo è stato stabilito che, per chiunque arriva da un paese extra europeo e con una bassa percentuale di riconoscimento, la “procedura di frontiera” avrà tempistiche più brevi e dovrà essere esaminata entro 12 settimane. Durante tale periodo, la persona richiedente potrà essere accolta.

Per il rimpatrio, invece, saranno gli Stati stessi a poter stabilire i Paesi di transito o di partenza da vagliare come luoghi “sicuri” e non comprenderanno solo il  Paese di origine, ma potranno essere presi in considerazione anche Paesi dove il migrante in questione è stato per un periodo di tempo limitato, prima di entrare in Europa.




In merito agli arrivi in frontiera, il Paese dove inizialmente un migrante arriverà, sarà responsabile di tale persona per 24 mesi e non più 12, come i mesi previsti precedentemente: in sintesi, ogni Stato ha la possibilità di rinviare il migrante nel Paese del primo ingresso entro questa soglia di tempo. Però, per le operazioni di salvataggio in mare rimane il limite di un anno, come proposto da Spagna e Italia.

La “solidarietà obbligatoria” per la redistribuzione dei migrati nel territorio europeo

La “solidarietà obbligatoria”, ovvero l’obbligo di partecipare alla redistribuzione dei migranti, verrà attivata quando si verificherà un improvviso aumento di arrivi e sarà la Commissione europea a decidere se uno Stato ne avrà la necessità o meno.

Le quote stabilite per la ripartizione dei migrati tra i vari Stati prevedono un numero concordato di “posti” da spartire, calcolati facendo riferimento al Pil e alla popolazione: 30mila il primo anno, 60mila il secondo, 90mila il terzo e 120mila dal quarto anno in poi.

Il ministro degli Interni italiano afferma che l’Italia non sarà “il centro di raccolta dell’Europa” e si ritiene soddisfatto dell’approvazione di una disposizione che toglie l’obbligo ai Paesi di accogliere persone arrivate da un altro Stato solamente con lo scopo di raggiungere la quota di migranti assegnata.

Le condizioni previste per chi si rifiuterà di accogliere i migranti prevedono il pagamento di 20.000 euro per ogni persona respinta. Tali fondi verranno inseriti in una cassa comune che servirà per finanziare azioni stabilite per la dimensione esterna della politica migratoria europea.

La Meloni si distacca dalla linea politica sovranista di Orban e di Morawieck

Il motivo della bocciatura del Patto su migrazioni e asilo da parte dei rappresentati di Polonia e Ungheria, si radicalizza nella questione della “solidarietà obbligatoria” e il voto dell’Italia a favore dell’accordo allontana la premier Meloni dalla linea politica dei suoi alleati in Europa.

Le risposte dei due leader non si fanno attendere:

“Il ricollocamento obbligatorio non risolve il problema della migrazione, ma viola la sovranità degli Stati membri. La Polonia non pagherà per gli errori delle politiche di immigrazione di altri Paesi”

Quelle sopracitate sono le parole dette dal premier polacco Morawiecki, alle quali si aggiungono anche le dichiarazioni di Orban, riportate in un tweet da Kovacs, suo portavoce:

“Bruxelles sta abusando del suo potere. Vogliono ricollocare i migranti in Ungheria con la forza. Questo è inaccettabile, vogliono trasformare con la forza l’Ungheria in una Paese di migranti”

Da questo momento in poi, tutto dipenderà dal raggiungimento di un accordo definitivo che dovrà essere approvato sia dal Parlamento europeo sia dalla Commissione europea. Il confronto tra questi due organi dovrà stabilire un testo definitivo e condiviso per essere approvato.

È importante sottolineare che il successo di questo Patto su migrazione e asilo non è assicurato e per nulla evidente, ma di certo va riconosciuto il fatto che, dopo anni, finalmente l’Europa fa un ulteriore passo verso un accordo finale in merito alla gestione dei flussi migratori.

Andrea Montini

 

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