La proposta per il nuovo patto su migrazione e asilo è stata oggi presentata dai vertici della Commissione Europea.
Il documento, che dovrebbe servire a superare il trattato di Dublino, svantaggioso per paesi come Grecia ed Italia che sono le mete privilegiate di arrivo dei flussi migratori, sarebbe dovuto essere pronto a Febbraio 2020, ma l’emergenza Covid e la difficoltà delle contrattazioni tra i diversi stati dell’UE ne hanno ritardato l’uscita.
Gli elementi di novità contenuti nel nuovo patto su migrazione e asilo sono diversi.
Nel caso in cui il nuovo trattato venisse approvato dai paesi membri, cambierebbero prima di tutto le procedure cui verrebbero sottoposti i migranti in arrivo sulle coste europee.
In aggiunta alla procedura di identificazione e di registrazione delle impronte digitali, le persone arrivate tramite mezzi non legali in Europa verrebbero sottoposte a screening sanitari e controlli di sicurezza.
Tutti i dati raccolti in questa fase verrebbero poi caricati su un database comune chiamato “Eurodac”. In questo modo verrebbe implementata la difesa dei confini europei.
Per evitare le situazioni di sovraffollamento dei centri di prima accoglienza, poi, il trattato pone un limite ai tempi di definizione delle domande di accoglienza, stabilendo che debbano essere più rapidi rispetto a quelli attuali. Entro dodici settimane dovrà essere presa una decisione circa la concessione dell’asilo o il rimpatrio dei migranti.
Un’altra importante novità prevista dal patto su migrazione e asilo riguarda le garanzie di rispetto dei diritti umani.
Alle frontiere, durante le operazioni di salvataggio e accoglienza dei migranti, sarà istituito un meccanismo di monitoraggio indipendente che vedrà la partecipazione dell’Agenzia dei diritti fondamentali, di Frontex e della neonata Agenzia europea per l’Asilo.
La parte del trattato che più interessa gli Stati di arrivo, quale è l’Italia, è però quella che prevede l’istituzione di un sistema di solidarietà “forzata” tra le nazioni europee riguardo la gestione e la distribuzione dei migranti.
L’accoglienza di chi arriva in Europa non sarà, come allo stato attuale delle cose, un problema esclusivo del paese su cui avviene lo sbarco. Soprattutto in caso di crisi e aumento della pressione migratoria, la responsabilità della gestione degli arrivi, infatti, sarà distribuita tra tutti i paesi europei.
I diversi Stati, secondo questo meccanismo, potranno scegliere se accogliere le persone sbarcate in uno qualsiasi dei paesi della comunità europea o, qualora queste non avessero diritto all’asilo, gestire, a livello logistico ed economico, il loro rimpatrio.
Il trattato individua anche i criteri di redistribuzione dei nuovi arrivati.
Tra questi il più importante è il ricongiungimento familiare, ma è prevista anche la considerazione della storia passata dei migranti.
Il piano presentato oggi in Europa, infine, punta a migliorare i rapporti con i paesi terzi in modo da organizzare eventuali corridoi umanitari e gestire in maniera più efficiente i rimpatri.
Un accordo come quello presentato oggi era atteso da tempo.
Le diverse situazioni di violazione della dignità umana verificatesi sul territorio europeo, prima tra tutte quelle relative al campo di Moria, hanno dimostrato l’urgenza di una politica veramente comunitaria che riguardi la gestione del carico dei flussi migratori.
Come affermato da Ylva Johansson, commissaria europea agli affari interni, “la solidarietà ad hoc non è sufficiente”, c’è sempre più bisogno di un sistema che non lasci soli gli Stati in prima linea fino allo scoppio di situazioni estreme.
Pensare di dover trovare soluzioni dedicate ogni volta che c’è un nuovo sbarco, di dover contrattare il rimpatrio in paesi diversi da quello di arrivo ogni volta che si verifica un nuovo caso, non è più possibile.
Il piano presentato oggi da Johansson, insieme alla presidente della commissione europea Ursula Von der Leyen e al vicepresidente Margaritis Schinas, vuole prendere atto di questa realtà e affrontarla.
L’intenzione della commissione, come si legge sul sito dedicato, è quella di “trovare un nuovo equilibrio tra responsabilità e solidarietà” relativamente alla questione migratoria. Il testo del patto sull’immigrazione, in questo senso, vuole essere una sintesi tra le diverse posizioni presenti nel parlamento europeo.
La strada per la sua approvazione, però, non è segnata. Bisognerà convincere i paesi del blocco di Visegrad che, già alla vigilia della presentazione del trattato avevano preso posizioni ad esso poco favorevoli.
Silvia Andreozzi