Patto su immigrazione e asilo: l’Europa che non vogliamo

Voto all'Eurocamera sulla questione migratoria lascia tutti scontenti, a perdere è la nostra identità di europei.

Al voto il patto su immigrazione e asilo al Parlamento Europeo

Sono durati due anni i negoziati che hanno portato il Parlamento Europeo all’approvazione della riforma del Patto su immigrazione e asilo che entrerà in vigore nel 2026.

La riforma che prevedeva il voto su 10 punti ha approvato le nuove direttive che regoleranno l’accoglienza di migranti e richiedenti asilo nei confini dell’UE.

Il tema immigrazione infiamma da tempo le opinioni pubbliche nei 27 paesi dell’Unione, e proprio in vista delle imminenti elezioni europee previste dal 6 al 9 giugno 2024 la Commissione Europea ha deciso di accelerare l’approvazione del Patto. A seguito del consenso all’Eurocamera ottenuto ieri, la riforma dovrà ora passare il vaglio del Consiglio UE dove serve ottenere una maggioranza qualificata, ovvero i 2/3 di voti favorevoli (255 su 345).

I dettagli del nuovo Patto su immigrazione asilo

Una delle modifiche centrali che il nuovo Patto era chiamato ad apportare era la rettifica del sistema di Dublino approvato nel 1990 che prevede l’individuazione di un unico paese membro dell’unione che si fa carico delle richieste d’asilo, sulla base del principio del primo paese d’ingresso. Tema molto caro ai paesi di prima accoglienza e sbarco, tra i quali l’Italia è in prima linea, che da tempo lamentano le condizioni attuali e spingono per una gestione più equa delle domande d’asilo.

Obbiettivo non raggiunto, in quanto non si è assistito allo stravolgimento di questo principio che resta in vigore ma viene integrato da una serie di criteri che, se soddisfatti, permettono la presa in carica della domanda d’asilo da parte di un altro paese dell’unione che non sia quello di primo approdo.

Il patto introduce anche il Nuovo Meccanismo di Solidarietà, definito dalle istituzioni europee “semplice”, “prevedibile”, e “praticabile”, che vuole intervenire sempre nell’ottica di rendere più equilibrata l’attuale mole di richieste d’asilo a carico dei paesi d’arrivo. L’intervento avviene attraverso nuove norme che coniugano solidarietà obbligatoria e flessibilità nella scelta dei paesi membri dei contributi individuali, ovvero, la possibilità di scegliere tra ricollocamenti, contributi finanziari o non meglio specificate “misure di solidarietà alternativa” per i paesi che si occupano di un grande numero di richieste d’asilo.

Queste le due norme che toccano più da vicino il nostro paese, assieme a un nuovo regolamento che regola la risposta alle situazioni di crisi.

Il patto su immigrazione e asilo fa riferimento diretto alla situazione di intensi sbarchi che si è verificata tra il 2015 e il 2016, quando l’arrivo di migranti irregolari nell’Unione superò il milione. Ora si intende intervenire con norme procedurali, deroghe e meccanismi di solidarietà volti alla gestione di tali ondate.

Le ulteriori norme andranno a regolare aspetti quali l’implementazione di una nuova agenzia UE per l’asilo e una procedura conforme a tutti i paesi per inoltrare le richieste dei migranti, così come un nuovo regolamento sullo screening di richiedenti asilo e sulla gestione della banca dati che raccoglie le impronte digitali, il tutto con l’intenzione dichiarata di migliorare le condizioni di accoglienza.

Un patto che scontenta tutti

I voti favorevoli all’Europarlamento includono quelli dei due principali gruppi, Popolari e Alleanza Progressista di Socialisti e Democratici, ovvero il centro e la sinistra moderata che hanno spinto per ottenere l’approvazione prima di giugno nel tentativo di contenere le destre e gli estremisti in vista delle elezioni.

Le critiche sono state molte e in particolare quelle delle associazioni per i diritti umani che criticano procedure sommarie e l’aumento del rischio di detenzione per i migranti. Altro aspetto criticato riguarda l’introduzione della banca dati per le impronte digitali e l’estensione del raccoglimento dei dati biometrici dei migranti a partire dai sei anni di età. Tutte misure volte al controllo e alla limitazione dei movimenti dei migranti alle frontiere tramite l’uso della tecnologia. Inoltre, si denuncia la fumosità delle norme che regolano i ricollocamenti e la non obbligatorietà ad accettare quest’ultimi da parte dei paesi membri.


Eve Geddie, capo dell’ufficio delle istituzioni europee di Amnesty International, ha commentato:

«Dopo anni di negoziati, le istituzioni dell’Unione europea sono ora vergognosamente co-firmatarie di un accordo che, sanno, porterà a una maggiore sofferenza umana».

Gli stati membri vengono in sostanza lasciati liberi di operare respingimenti alle frontiere o di ottenere accordi con paesi terzi come nel caso dell’Italia, con il governo Meloni che spinge per raggiungere un’intesa con l’Albania di Edi Rama sui centri per migranti. Inoltre, dopo i controversi patti del passato, come il Memorandum Italia-Libia del 2017, o l’accordo UE-Turchia sui migranti continuiamo ad assistere a intese con paesi che pongono il rispetto dei diritti umani all’ultimo posto, come nel caso del recente concordato tra EU, Egitto e Tunisia per frenare le partenze irregolari.

L’unico a rivendicare la vittoria del governo è il ministro dell’interno Matteo Piantedosi che in controtendenza ha così commentato:

«Dopo anni di stallo sulla politica migratoria, con il voto di oggi del Parlamento europeo sul Patto Migrazione e Asilo il regolamento di Dublino è stato finalmente superato. Grazie alla nostra capacità di negoziazione, siamo riusciti in un anno e mezzo a riportare al centro dell’agenda europea la politica migratoria e abbiamo trovato insieme agli altri Paesi Membri dell’UE il miglior compromesso possibile, che tiene conto in ogni caso delle prioritarie esigenze dell’Italia».

L’entusiasmo del ministro è smentito anche dalla tiepida reazione dell’esecutivo con gli stessi esponenti di Fratelli d’Italia che parlano di un timido passo avanti sul tema della migrazione, mentre vota no al provvedimento la Lega di Matteo Salvini, la cui presa sul suo partito è sempre più flebile.

Anche all’interno dello stesso partito dei Socialisti Europei ci sono state defezioni notevoli, per rimanere in ambito Italia hanno votato contro il Patto su immigrazione e asilo Partito Democratico, favorevole solo alla solidarietà obbligatoria dei paesi membri, e Movimento 5 Stelle criticando l’approccio rigorista al contenimento dei flussi migratori. Hanno votato a sfavore anche i gruppi più conservatori e sovranisti, contrari a ogni tentativo di ridistribuzione dei migranti, dagli spagnoli di Vox alla Francia del Rassemblement National, l’Ungheria di Orban sino ai partiti conservatori di Austria e Polonia.

L’impressione è che ancora una volta le diverse anime che compongono l’Europa unita hanno portato alla firma di un patto che nel tentativo di accontentare tutti finisce per ottenere il risultato opposto.

La fortezza Europa ancora una volta viene meno ai suoi principi di umanità e rispetto dei diritti umani esternalizzando le sue frontiere e chiudendosi di fronte a un’umanità che chiede asilo e spesso ha il diritto d’ottenerlo.

In gioco c’è la nostra identità di europei, ovvero non il pericolo che essa si disperda a causa del contatto con altre culture, la storia di questo continente ha dimostrato più volte il contrario, ciò sarebbe solo un arricchimento, bensì la caratteristica di continente multietnico dove le multiple identità che lo compongono da migliaia di anni si incontrano sulle sponde di quel mare, il mediterraneo, che è la culla della nostra civiltà.

Fabio Schembri

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