La patrimoniale è trattata come un tabù. Essa può essere declinata in diversi modi. In Italia non è ancora mai stata applicata sul «patrimonio totale» delle persone fisiche.
È tempo di crisi. E in Italia si torna a parlare di patrimoniale. Dopo la brevissima parentesi dell’aprile scorso, che ha allarmato la base grillina della maggioranza e costretto il partito democratico a imbarazzanti «no» sul tema, un gruppo di parlamentari del Pd e di Liberi e Uguali ha deciso di presentare un emendamento alla Legge di Bilancio 2021 per tassare i più ricchi e detassare la parte di popolazione che percepisce un reddito inferiore.
Per dare una boccata di ossigeno all’economia italiana, aiutare così a sostenere la ripresa e attutire gli effetti negativi della crisi causata dalla pandemia di coronavirus. Per capire l’importanza (e forse l’urgenza) di questo strumento fiscale, tanto osteggiato in Italia, sarebbe meglio mettere a fuoco il contesto in cui la patrimoniale proposta si inserirebbe.
L’emendamento in breve
La proposta di Orfini e Fratoianni consiste nell’abolizione della imposta di bollo sui conti correnti e sul deposito dei titoli e dell’Imu. Dal primo gennaio 2021 verrebbe inserita un’aliquota progressiva sui patrimoni da un minimo di 500mila a oltre un miliardo. Dello 0,2 per cento dai 500mila al milione di euro di ricchezza netta, dello 0,5 per cento dal milione ai cinque milioni di euro e del 2 per cento per i patrimoni al di sopra dei 50 milioni di euro. Infine, un’aliquota occasionale e straordinaria da applicare solo per il 2021 sulle fortune sopra il miliardo di euro.
In base all’emendamento verrebbe tassata «la ricchezza netta superiore a 500.000 euro derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie, posseduta ovvero detenuta sia in Italia che all’estero, da persone fisiche». L’idea di patrimoniale presentata da una parte minoritaria del Pd e da Leu è stata giudicata inammissibile dalla Commissione Bilancio, per mancanza di coperture. I parlamentari sono pronti a presentare ricorso contro la bocciatura e a ritentare il bis al Senato.
La patrimoniale può essere declinata in tanti modi. Dopo la proposta di Orfini e Fratoianni, altri esponenti del Pd hanno ipotizzato una patrimoniale “più morbida”: un contributo di solidarietà da applicare alla popolazione che ha una ricchezza netta superiore a 1,5 milioni di euro. Si applicherebbe un’aliquota all’un per cento. E si escluderebbe il patrimonio tassato con l’Imu.
Patrimoniale, i primi sintomi della crisi economica nel 2019
Gli effetti a medio e lungo termine rischiano di essere peggiori di quelli prodotti dalla bolla dei mutui subprime tra il 2008 e il 2011. La pandemia di coronavirus ha di fatto accelerato una nuova fase recessiva in Europa e nel mondo, con l’unica grande eccezione della Cina, che ha fatto la differenza assieme a pochissimi altri paesi asiatici nella gestione della pandemia e dei suoi effetti economici.
I primi segnali di un rallentamento dell’economia sono arrivati dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale già a fine 2019. Per l’Italia, la pandemia ha solo confermato la cronica debolezza economica e politica rispetto ad altri Stati europei. A causa della stagnazione del prodotto interno lordo (Pil), dell’alto tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, e di un indebitamento pubblico fermo al 135 per cento, l’Italia era già in bilico tra «ripresa e recessione».
Il coronavirus ha soffocato ogni prospettiva di ripresa. Fanalino di coda in Europa per crescita del prodotto interno lordo, l’Italia è costretta a distribuire sussidi, prestiti, ristori, a imporre il blocco dei licenziamenti, e a trascurare centinaia di crisi aziendali che non hanno ancora trovato una soluzione.
Patrimoniale e sostenibilità del debito pubblico
Nel giugno scorso, il debito italiano ha toccato un nuovo massimo storico. C’è preoccupazione per le giovani generazioni a cui spetta l’onere di restituire il debito del Paese: migliaia di precari o disoccupati. Proprio quest’anno poi, il numero dei pensionati ha superato quello dei retribuiti, cioè di chi lavora. E mentre con la crisi sono andati in fumo già oltre 700mila posti di lavoro, nel 2021 quando cadrà la moratoria sui licenziamenti il Paese subirà una prima forte scossa.
Infragilita da politiche inadeguate, l’Italia tenta di rimettersi in piedi in una delle fasi storiche più difficili dalla fine del secondo dopoguerra. Nel nostro Paese la patrimoniale è utilizzata sempre come extrema ratio, e in situazioni emergenziali. Per esempio, nel 1919 e 1940 con le due grandi guerre mondiali.
La patrimoniale utile per redistribuire il reddito e rafforzare il welfare
Certo è che l’Italia ha bisogno oggi più che mai di redistribuire la ricchezza, di appianare le disuguaglianze sociali ed economiche, e di recuperare l’importante ruolo dello Stato sociale e del welfare, oramai quasi sempre svilito o addirittura demonizzato da un approccio assistenziale.
C’è poi il rapporto Oxfam, pubblicato alla vigilia dell’ultimo vertice di Davos. La ricchezza netta delle famiglie in Italia ammonta a oltre nove miliardi di euro; già in lieve calo nel secondo semestre del 2019 (-1 per cento rispetto all’anno precedente). Nel nostro paese il 20 per cento circa della popolazione possiede circa il 70 per cento della ricchezza nazionale. Un dieci per cento invece detiene sei volte la ricchezza della metà più povera, mentre il 60 per cento appena il 13 per cento. La redistribuzione della ricchezza dovrebbe essere una priorità per il governo. Soprattutto con la crisi in atto.
Sul tema, tanta confusione e scarna informazione
Per lo Stato è uno strumento utile a reperire maggiori entrate. Tra detrattori e sostenitori il filo conduttore resta quello del debito pubblico. Da un decennio si dibatte sulla sostenibilità dell’indebitamento dello Stato. Un indebitamento che oggi può contare su tassi di interesse bassi, sull’apporto della Bce e sul comune denominatore della SarsCov2 che sta colpendo duramente tutti i paesi europei.
Nel 1992 il governo Amato ha utilizzato la patrimoniale, mentre infuriava tangentopoli e la lira italiana stava subendo una gravissima svalutazione. Si è scelto di applicare un prelievo forzoso, progressivo, retroattivo e una tantum per rispondere a esigenze di finanza pubblica.
Tassare la «totalità del patrimonio»?
Se esistono patrimoniali ordinarie (Imu, imposta di bollo sulle attività finanziarie, bollo auto e Tasi) in Italia non c’è mai stata una tassazione sulla «totalità del patrimonio». Uno strumento che risulta essere di difficile attuazione e dagli esiti assai incerti, uno paventato è la fuga di capitali all’estero, scrive l’Osservatorio sui conti pubblici. La proposta Orfini-Fratoianni prevede però multe dal 3 per cento al 15 per cento per i patrimoni esteri che producono reddito in Italia e che non sono stati dichiarati.
Nonostante l’Italia possa contare sulle risorse del recovery fund e sull’intervento della Bce (per ora), l’enorme fardello del debito pubblico non può essere cancellato. Andrà ripagato; anche la parte accumulata con la crisi di coronavirus. A colpi di decreti, il nostro Paese è tra quelli che sta stanziando di più per arginare gli effetti economici della pandemia. Stanziando. Non spendendo. Le risorse del recovery fund sono vincolate, e la parte più corposa è costituita di prestiti. I rubinetti non si apriranno prima del 2021. E solo se l’Italia dimostrerà di avere pensato a riforme serie e strutturali per la ripresa economica. E siamo già sul filo del rasoio.
Chiara Colangelo