Pasolini e l’omologazione portata dai media

Pasolini

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Secondo Pasolini la televisione contribuisce all’omologazione, conformando ogni differenza al modello culturale che si vuole imporre, e ha reso gli individui dei consumatori edonistici.

In cosa ci hanno davvero influenzato i mass media? Che conseguenze hanno avuto?

Per l’autore, la televisione:

non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere.

L’acculturazione nella società dei consumi

Il 9 dicembre 1973, scrisse sul Corriere della Sera “Acculturazione e acculturazione”, col titolo “Sfida ai dirigenti della televisione”. Questo articolo è raccolto nel saggio Scritti corsari, pubblicato nel 1975.

Il termine acculturazione indica il processo di adattamento di un gruppo sociale (o di un popolo) ad una cultura dominante. Con questo titolo, Pasolini, volle sottolineare il ruolo della televisione nel rendere gli individui pensanti dei diligenti consumatori alla ricerca constante del piacere edonistico. Per l’autore, l’edonismo è la filosofia che identifica il bene con il piacere e considera il conseguimento di quest’ultimo il fine prinicipale dell’uomo. Queste processo irreversibile di trasformazione della cultura, sostituisce le diversità con valori falsi e alienanti.

L’uomo è sempre stato conformista. La caratteristica principale dell’uomo è quella di conformarsi a qualsiasi tipo di potere o di qualità di vita trovi nascendo.

Il problema è la televisione in sé o l’uso che se ne è fatto?

Il poeta, nonostante sia critico sull’avvento dei mass media, non rifiutò aprioristicamente la televisione, ma al contrario anzi partecipò a vari programmi televisivi e realizzò alcune pellicole destinate alla televisione. Egli sostiene, però, che tra chi ascolta e chi parla in televisione viene a crearsi un rapporto di superiorià-inferiorità, che fondalmentalmente rispecchia l’antidemocrazia. 

Pasolini sosteneva l’idea utopistica di una televisione differente. Lui stesso affermò:

non sostengo affatto che tali mezzi siano in sé negativi: sono anzi d’accordo che potrebbero costituire un grande strumento di progresso culturale; ma finora sono stati, così come li hanno usati, un mezzo di spaventoso regresso.

Pasolini paragona il potere dei consumi ad una dittatura, che col passare del tempo porterebbe l’Italia alla rovina. La televisione, con la sua conseguente omologazione degli individui, realizza il sogno interclassista del Nuovo Potere, che per il poeta è una forma totale di fascismo, data dal consumismo. 

Il consumatore diventa falsamente tollerante, assume tratti feroci e repressivi ed è così tanto normale e conformista che viene dominato dall’edonismo più estremo.

L’omologazione toccò anche la lingua italiana

La società dei consumi, secondo Pasolini, è caratterizzata anche da una povertà di linguaggio verbale. Quest’ultima si è appiattita proprio a causa dei media. L’analfabetismo fu parzialmente superato grazie a programmi che proponevano corsi di istruzione popolare come «Non è mai troppo tardi» di Alberto Manzi nel 1954. Questo, però, ha portato nelle case degli italiani un «nuovo italiano», definito neostandard da Gaetano Berruto.



Il «nuovo standard» comprende fenomeni come la semplificazione sintattica, il distacco dal latino e la caduta in disuso di alcuni tempi verbali, tra cui il trapassato remoto e il futuro anteriore.

Pasolini lo definì «l’italiano tecnologico», che è stato il risultato dell’industrializzazione del Nord e del conseguente boom economico. Nel 1972 pubblicò una raccolta di saggi dal titolo “Empirismo eretico” in cui discusse proprio questa trasformazione dell’italiano e la questione linguistica che ne derivò.

Un parallelo tra il pensiero di Pasolini e Adorno 

I due saggisti condividono alcuni aspetti del loro pensiero, come ad esempio il deterioramento del consumatore, che rende gli individui alienati e infantilizzati. Secondo Adorno (ed anche Horkeimer) le innovazioni tecniche rendono schiavo l’uomo, anche se non dovrebbe essere quest’ultimo a piegarsi alla tecnologia ma viceversa. Accade lo stesso con l’uomo che si piega al consumo: si viene a creare, così,  un totalitarismo basato sul mercato, che agisce sulle emozioni e gli impulsi latenti per rendere la società come un supermercato.

Il consumatore dei prodotti dell’industria pensa di scegliere, ma in realtà è sottomesso alle scelte fatte da altri e prodotti creati da altri: per questo la teoria di Adorno (così come quella pasoliniana) è considerata come una critica all’industria culturale e alla modernità che ne consegue.

L’attualità delle parole di Pier Paolo Pasolini

Il pensiero di Pasolini rimane attuale anche al giorno d’oggi. La concezione di televisione che lui aveva espresso, di fatto, si può applicare anche ai social media e a tutte le piattaforme digitali che sono nate di recente. Esse seguono lo stesso principio della televisione, ovvero premono per una forte influenza negli spettatori omologandoli e appiattendo i loro desideri per farli sottostare a logiche consumistiche ed edonistiche.


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Non rimane che chiedersi quale sia la libertà che ci è rimasta, quella che nessun media può tangere o influenzare. Pasolini affermava che chi pretende la libertà, poi non sa cosa farsene. È forse così che si cade nell’abitudine?

“L’uomo tende a addormentarsi nella propria normalità, si dimentica di riflettersi, perde l’abitudine di giudicarsi, non sa più chiedersi chi è. È allora che va creato artificialmente, lo stato di emergenza: a crearlo ci pensano i poeti.”

 

Valentina Volpi

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