Il capo dei Pasdaran, Mohammad Ali Jafari annuncia in maniera ufficiale che “la rivolta in Iran è stata sconfitta.”
Stando alle parole del generale, le proteste iniziate lo scorso 28 dicembre, sono terminate ieri. L’alto responsabile iraniano parla di “un massimo di 1.500 persone in ciascuno dei luoghi, e a livello nazionale non hanno superato la soglia dei 15 mila.” “Un largo numero di questi, che ha ricevuto un addestramento da controrivoluzionari, sono stati arrestati e ci sarà un’azione molto ferma contro di loro”, ha poi aggiunto Jafari.
Le accuse ad Ahmadinejad e l’intervento in 3 città
Anche se non lo nomina apertamente, il capo dei Pasdaran accusa l’ex presidente Mahmoud Ahmadinejad di essere il fomentatore delle sommosse. “Tutto è avvenuto dopo un appello di un sito affiliato a una persona che oggi parla contro il sistema islamico.”
Commentando l’operato delle Guardie della Rivoluzione fa sapere invece che sono intervenute, in maniera limitata, nelle province di Isfahan, Lorestan e Hamedan.
Le manifestazioni a sostegno dell’ayatollah
Sempre ieri la tv di Stato iraniana aveva mostrato le immagini di decine di migliaia di persone scese in piazza a manifestare a favore dell’ayatollah Khamenei. La folla ha intonato cori a favore del leader supremo: “Leader, siamo pronti.” E ancora “Offriamo il sangue nelle nostre vene al nostro capo.” “Morte all’America.” Questi alcuni degli slogan pronunciati da chi manifestava sventolando bandiere iraniane.
Trump: solidarietà con gli iraniani, sanzioni alla nazione
Come ormai ci ha abituati, il tycoon Donald Trump ha cinguettato commentando:
“Grande rispetto per il popolo dell’Iran mentre tenta di riprendere il controllo del suo governo corrotto. Vedrete grande sostegno dagli Stati Uniti nel momento opportuno!”
Solidarietà viene espressa anche dal vice presidente USA Mike Pence che twitta: “I manifestanti in Iran devono sapere che c’è supporto biparte in America per gli amanti della libertà in Iran che continuano a combattere contro la tirannia e la corruzione del proprio governo.” E pubblica uno screenshot con i tweet di diversi senatori americani.
Gli Stati Uniti potrebbero però mettere in atto una serie di nuove sanzioni contro il Paese, come annunciato dal portavoce del Dipartimento di Stato Heather Nauert.
“Non andiamo avanti sulle sanzioni – ha detto ai giornalisti -, ma questo è uno degli strumenti, un paio di cose che abbiamo in un set di strumenti molto ampio. Ci sono una serie di opzioni che certamente avremo in futuro. Stiamo osservando le notizie con molta attenzione relativamente a ogni potenziale violazione dei diritti umani di questi manifestanti che protestano pacificamente.”
Il ministro degli Esteri francese rinvia la sua visita
Ripercussioni anche a livello diplomatico. Il Ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian aveva in programma una visita in Iran per il 5 e 6 gennaio. Durante una telefonata intercorsa tra il presidente francese Emmanuel Macron e quello dell’Iran Hassan Rouhani, la visita è stata rinviata a data da destinarsi. La Francia ha chiesto al governo di Teheran di mostrare ‘moderazione’ con i manifestanti e ha espresso ‘preoccupazione’ per il “numero delle vittime correlate agli eventi” degli ultimi giorni.
In una nota fa sapere inoltre che una nuova data per la visita “verrà fissata per via diplomatica. Gli scambi tra Parigi e Teheran continueranno nelle prossime settimane.”
L’interesse del presidente turco Erdogan
Non solo Macron, ma anche il,presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan ha chiamato Rouhani per discutere della situazione in Iran. Nel corso della telefonata Erdogan ha sottolineato l’importanza del mantenimento della pace e della stabilitá in Iran.
Lorena Bellano