La fede non ha razza: una parrocchia toscana organizza la festa di fine Ramadan

Festa fine Ramadan in parrocchia, Toscana

Una festa per la fine del Ramadan in parrocchia. Non è un’utopia, ma quanto realmente accaduto ieri a Perignano, in Toscana. Un vero esempio di integrazione e tolleranza, che ci ricorda che quando si tratta di fede non esistono razze.

Infatti, il tradizionale mese di digiuno islamico si è concluso ieri e in tutto il mondo si sono svolte le celebrazioni per la “īd al-fiṭr“, la festa di chiusura del Ramadan. Ma a Perignano, in provincia di Pisa, la festa si è tenuta proprio davanti la chiesa di Santa Maria Assunta su iniziativa di don Armando Zappolini, presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza.

Ieri sera, intorno alle 20, centinaia di persone, cristiani e musulmani, credenti e atei, si sono seduti a tavola tutti insieme per festeggiare con una cena rigorosamente priva di carne di maiale. Tutto ciò per aiutare i settanta richiedenti asilo residenti nel piccolo centro toscano a sentirsi a casa.




Festa di fine Ramadan in parrocchia: la comunità esemplare di Perignano

La serata è stata organizzata dalla comunità parrocchiale di Perignano, dalla cooperativa sociale “Il Cammino” e dall’associazione “Bhalobasa” e a spiegarne il motivo è stato lo stesso don Zappolini:

“Noi abbiamo settanta persone accolte. Abbiamo dato loro uno spazio perché possano vivere questa festa di fine Ramadan e condividerla anche con noi come segno di attenzione e accoglienza. Sono uomini e donne che arrivano da esperienze di grande sofferenza e miseria, ci sembrava bello dare loro un respiro di spiritualità. […] L’umanità è la cifra minima di apertura”.




Ecco perché ieri i rifugiati stessi hanno cucinato insieme alle cuoche del centro pastorale, preparando delle pietanze che rispettassero la cultura islamica, alla quale tutta la comunità si è adattata volentieri per una sera. In effetti, anche lo scorso anno la festa di fine anno è stata organizzata dalla parrocchia. Mentre qualche anno fa la canonica ha persino ospitato una scuola di formazione islamica.

Un ottimo esempio di civiltà e di rispetto del “diverso”. Un modo per combattere il razzismo in ogni sua forma, soprattutto in un periodo in cui l’islamofobia si sta diffondendo a causa della minaccia incombente del terrorismo. “Abbiamo un’altra visione della vita“, ha concluso don Zappolini. E fortunatamente ci sono ancora persone che la pensano così.

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