La lingua è un essere multiforme in continua evoluzione. Capita piuttosto spesso che alcuni lemmi cadano in disuso, diventino “parole vintage”.
Anche la lingua italiana ha subito la stessa sorte: nel corso del tempo, più di una parola è diventata vintage, sostituita da termini più moderni e gettonati. In questo caso, si tratta di surrogati che posseggono lo stesso significato dei termini originari, ma diventati più accattivanti (almeno per la nuova generazione). Vediamo di seguito quali sono le 10 parole vintage, rimpiazzate da sostantivi più giovani.
- Compilation. Forse la parola vintage per eccellenza. Chi è che oramai la utilizza? Forse i nati tra gli anni Ottanta e Novanta. Una compilation era una raccolta di brani celebri, di uno o più artisti, selezionati per gusto o per affinità stilistiche. Attualmente il termine è completamente caduto in disuso e si preferisce utilizzare il più recente (e figo) Play-list: stesso significato, generazioni differenti.
- Smargiasso. I romanzi di fine Novecento ripetono questa parola piuttosto spesso. Intende colui che si vanta di capacità che non possiede. Sicuramente non è un termine utilizzato della new generation, che probabilmente preferisce la parola Sbruffone o, ancora meglio, pallonaro (con tutte le derivazioni regionali che ne seguono).
- Donzella. Questo termine non ha bisogno di spiegazioni di sorta. Forse, tra le parole vintage, è quello maggiormente caduto in disuso. Così come fanciulla, si tratta di termini che mai ci si aspetterebbe di sentire dalle labbra di un ragazzo del Duemila. Sostituito dal più semplice Signorina o dall’ever green Ragazza.
- Auspicare. Nato in riferimento agli àuspici romani, questo termine è, talvolta, ancora utilizzato in contesti ufficiali, ma mai come sinonimo del più celebre e semplice Augurare.
- Sacripante. Si tratta di una riminiscenza poetica. Sia M.M. Boiardo, che L. Ariosto, nei loro capolavori letterari, avevano chiamato Sacripante uno dei personaggi. Dunque, per antonomasia questo termine definisce un uomo “grande e grosso”, robusto e alto di statura, dal cipiglio fiero e minaccioso. Attualmente è davvero difficile sentire qualcuno che utilizza questo termine per descrivere una persona. Sicuramente si preferisce usare Robusto o, piuttosto, Gigantesco, Enorme.
- Tignoso. Nonostante in alcune regioni si utilizzi come forma dialettale, in italiano questo termine è stato dimenticato. Identificava una persona spilorcia e avara. Il termine più gettonato per sostituirlo è sicuramente Tirchio, che da dialetto è diventato italiano.
- Procastinare. Chi è che utilizza questo termine, al posto del più semplice e conosciuto Rimandare? Sicuramente nessuno della new generation. Dunque, nonostante la forma da alto registro linguistico, questo termine entra a pieno titolo nella sfilza di parole vintage, dimenticate o sostituite.
- Fronzolo. Questo termine, così come orpello, identifica un ornamento (sopratutto d’abito) del tutto inutile, superfluo e pretenzioso. Oggi si preferisce il termine Pacchiano, Cafone, utilizzato con valenza grammaticale diversa all’interno della frase, ma dal medesimo significato.
- Sciamannato. Nonostante sia un termine particolarmente onomatopeico, che identifica una persona disordinata e trasandata, oggi si preferisce il termine Sciatto, Grezzo.
- Algido. Questa parola, in riferimento a una persona, sottintende qualcuno dal comportamento freddo e gelido. Essendo utilizzato spesso come dispregiativo, attualmente è stato sostituito dal termine Frigido, Freddo.
Dunque, nel corso della storia, la lingua italiana è particolarmente mutata. Le parole vintage, sostituite da altri termini più moderni e più conosciuti, sono destinate ad aumentare. Resta immutata la speranza che il registro linguistico dei cittadini italiani possa sempre ampliarsi, modificarsi ed evolversi, restare al passo coi tempi, senza però dimenticare i termini più significativi della propria lingua.
Antonia Galise