Parlando della letteratura italiana

Ettore Catalano, ordinario di Letteratura italiana nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università del Salento, cura il testo “La fortuna di Boccaccio nella tradizione letteraria italiana“, dimostrando non solo la necessità di un interesse verso i nostri letterati, ma anche la virtù nel conoscerli e la generosità nell’informare. Giovanni Boccaccio è dunque il protagonista indiscusso dell’opera di Catalano che vede la presenza integrata di sedici contributi, all’interno dei quali sono affrontate le tematiche contenute nel “Decameron“, le sue fortune, le critiche, e un singolare punto di vista del poeta Ugo Foscolo. Tutto è magistralmente visionato dallo stesso curatore. Nel pieno del Cinquecento la presenza del Boccaccio diviene quasi soverchiante. Il rivolgersi a lui come a sommo poeta di lingua discorsiva e di stile prosastico, favorisce, come per osmosi, l’imitazione, e non soltanto contenutistica. Così scrive Angelo Romano, parlando appunto della fortuna del “Decameron” nella commedia italiana del secolo XVI.

Decameron opera di Boccaccio (fonte it.wikipedia.org)

 

Senza dubbio è la riconsiderazione e rivalutazione di Giovanni Boccaccio nel Novecento. Basti pensare a Moravia che afferma come nello scrittore l’amore non è visto come una sottospecie dell’azione, mentre la beffa è ricondotta all’incanto della libertà d’azione (pp. 150-159).

È evidente una mappatura cronologica delle riflessioni mosse sulla fortuna del Boccaccio dal Cinquecento ai nostri giorni; il manuale, infatti, su “La fortuna di Boccaccio nella tradizione letteraria italiana“, offre una chiara immagine dello scrittore e di un secolo, il Trecento, al quale apparteneva. Si affrontano, in particolare, alcune questioni sulla sua opera, il “Decameron“, molto illuminata e illuminante dal punto di vista della società, degli usi e costumi che ispirarono poi l’ideale di vita edonista tipico della cultura umanista e rinascimentale.
Il “Decameron“, la monumentale opera del protagonista, è appunto anche questo, oltre a rappresentare – come è noto – una delle opere più importanti della letteratura del Trecento. Ha ispirato persino registi del calibro di Pier Paolo Pasolini.

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