Andrea Beretta, l’ex capo della Curva Nord, ha parlato dal carcere. Dai verbali dei suoi interrogatori emergono nuovi dettagli su come venivano gestiti gli affari illeciti e i rapporti con la mafia e le organizzazioni di estrema destra da parte dei capi ultras dell’Inter. Le dichiarazioni rilasciate vedono coinvolto anche il presidente nerazzurro Beppe Marotta e la società, che però hanno subito smentito le accuse.
Le confessioni di Beretta
Agli investigatori ha raccontato tutto. Come controllava la Curva Nord, gli affari sporchi, i biglietti, i parcheggi, i retroscena dell’omicidio di Vittorio Boiocchi e il suo rapporto con Antonio Bellocco, da lui ucciso a settembre. Cita anche i rapporti con le altre tifoserie e i legami con i gruppi di estrema destra, per lui però troppo politici e poco concreti. Questo è quello che emerge dalla trascrizioni dei verbali degli interrogatori fatti all’ex capo ultrà nerazzurro, che cita anche il presidente Beppe Marotta e il rapporto con i giocatori.
Che i capi della Nord avessero tra le mani un enorme giro d’affari, praticamente monopolizzando gli spazi intorno allo stadio di San Siro, è ormai cosa nota. L’inchiesta che ha portato all’arresto dei capi del tifo organizzato di Inter e Milan aveva portato alla luce il traffico di soldi da loro gestito, ma le dichiarazioni di Beretta hanno fornito dettagli inediti e utili alle forze dell’ordine.
Il 49enne, che frequentava la Nord da quando di anni en aveva 17, è partito dal basso fino a prendere il posto di Vittorio Boiocchi dopo il suo omicidio. Come capo della Nord, anche se allo stadio non poteva recarsi per via di un daspo decennale, aveva in mano (insieme ad Antonio Bellocco e Marco Ferdico, gli altri due massimi esponenti della Nord) tutto ciò che aveva a che fare con i soldi: biglietti (venduti a prezzi maggiorati), merchandising, ingressi abusivi.
Un business che faceva portare a casa tra i 5 e i 6mila euro al mese ad ognuno dei capi curva. Con il raggiungimento della finale di Champions League del 2023 poi gli incassi erano stati ancora maggiori, secondo Beretta ognuno dei tre aveva incassato circa 90mila euro, con biglietti della finale rivenduti anche al 300% in più.
Un vero e proprio business parallelo dove il supportare e seguire la squadra nerazzurra era passato in secondo piano. Come era già emerso da alcune intercettazioni, a Beretta interessavano solo i soldi: “io lo faccio per un rientro economico (…) a me dello striscione non frega un cazzo”.
Curva Nord, Mafia ed Estrema Destra
Come se non fosse già nauseante il connubio tifo organizzato e affari illeciti, nei giri della Nord c’era anche la presenza per nulla velata della ‘ndrangheta. Antonio Bellocco era il rampollo dell’omonimo clan calabrese, che a Milano era venuto per allargare gli affari di famiglia. Entrato stabilmente nel giro della Curva, si lega a Beretta e a Marco Ferdico, diventando parte integrante delle operazioni. Bellocco, stando ai verbali degli interrogatori di Beretta, veniva pagato dall’ex capo curva 2000 euro al mese per stabilirsi a Milano e per stare vicino alle operazioni degli ultras.
Ma non solo per affari, anche per protezione. “Marco (Ferdico) mi avverte: “Guarda che è meglio che lo teniamo con noi, così almeno quando si presenta qualcuno di qualche famiglia (mafiosa) di quelle cose se ne occupa lui”, spiega Beretta. La pm Alessandra Dolci: “Insomma, possiamo dire che l’avete assoldato e l’avete fatto diventare vostro socio perché volevate protezione nel caso di pretese avanzate da alcune famiglie calabresi”. Ancora Beretta: “Quindi quando Marco mi fa questo discorso di tenerlo con noi, io dico “ok va bene“”. Sarà proprio Beretta ad uccidere Bellocco a coltellate.
Oltre alla mafia ci sono i rapporti con l’estrema destra. Che il tifo organizzato dell’Inter fosse schierato politicamente da quella parte non è cosa nuova, visto anche il gemellaggio con gli ultras laziali, storicamente di destra. Beretta parla dei rapporti tra le curve e di “un meccanismo politico”, perché la Curva “è un bacino di utenza enorme, con 7.000 persone (…) e tutti lo sanno che la Curva Nord è politicamente di destra e a loro interessava proprio questa roba qua, accaparrarsi gente” e “fare proselitismo”.
Estremisti di destra che “prendevano i ragazzi, li portavano via, gli facevano il lavaggio del cervello”. Parla anche di agganci, da parte di una fazione rivale della tifoseria organizzata, “con gruppi neonazisti dell’Ucraina, in Germania” e perfino con il Ku Klux Klan. “Quando io mi sono scontrato non sono mai venuti – racconta – anche perché dicevano: “Lì cazzo andiamo a scontrarci, a noi ci interessa la politica“.