Un ennesimo atto di violenza e razzismo in Francia ha scosso l’assetto politico reggente, alcuni ministri si dicono indignati da quanto accaduto. La responsabilità politica dell’episodio ora cade sulle spalle del ministro degli interni Gérald Darmanin, al quale il presidente Macron ha chiesto esplicitamente di agire con «sanzioni chiare». Un malcontento generale, sia tra le file della maggioranza che tra quelle dell’opposizione, tiene attanagliato l’umore istituzionale. Ma vediamo più nello specifico cosa è successo e sta succedendo.
Violenza e razzismo in Francia, la vittima è il produttore Michel Zecler, pestato e insultato da quattro poliziotti nei suoi studios di Parigi
Alcuni giornali accostano l’episodio di Parigi a quello dell’uccisione di George Floyd, avvenuto in Minneapolis per mano della polizia statunitense. Sebbene a Zecler non sia toccata la tragica fine di Floyd, quanto avvenuto, come negli States, sta suscitando crisi e spaccature profonde nelle istituzioni. Così come nello stesso tessuto sociale francese. Gli attori in questione sono quattro poliziotti e un produttore musicale di colore, Michel Zecler. Gli agenti avrebbero insultato con frasi razziste e mal menato il produttore (più di 100 colpi). Questo dopo averlo trascinato con violenza agli interni dei Black Gold Corp Studios, ovvero, i locali della società appartenente a Zecler.
L’episodio, avvenuto sabato scorso, è stato rivelato e diffuso solo giovedì grazie a un video. Sono di fatto subito diventate virali le immagini di Zecler con il volto insanguinato. Ora gli agenti coinvolti rischiano l’espulsione dalla polizia in caso di colpa confermata. Come dichiarato dallo stesso Darmanin, essi sono incriminati per “falso”, per “razzismo” e per “violenza con arma”.
Per giustificare le loro azioni gli agenti avevano cercato di appigliarsi ad una presunta “reazione violenta” da parte dell’uomo, nella lite che si sarebbe accesa perché Zecler era sprovvisto di mascherina. Sebbene la falsa accusa degli agenti sia servita a trattenere Zecler in stato di fermo, il produttore è stato poi scagionato dalle immagini. Da queste infatti si vede chiaramente che l’uomo non reagisce in modo violento, ma anzi subisce una violenta aggressione. Così, attraverso un video, oltre all’innocenza di Zecler, si prova anche la falsità delle dichiarazioni degli agenti. Tutto questo ha acceso, oltre che grandi tensioni nel parlamento, anche un forte dibattito sull’articolo 24.
La Francia e le sue crisi
Questo ennesimo episodio di violenza e razzismo, che si aggiunge a quello della barbara repressione dei migranti avvenuta lunedì in Place de la république, sta facendo traballare l’intero apparato statale. Elisabeth Moreno (ministro dell’uguaglianza) prende le distanze dal su omologo degli interni, dichiarandosi «scioccata come ministra e scandalizzata come donna). Una crisi istituzionale che vede coinvolti anche i presidenti di assemblea (Richard Ferrand, Rem) e Senato (Gérard Larcher, Républicain) contro il governo ed il primo ministro Jean Castex. Adesso, ha spiegato il primo ministro, l’obiettivo della commissione è quello di trovare una via d’uscita dal controverso articolo 24 sulla sicurezza globale (ovvero, quello che pone il divieto di diffusione di video che riguardano i poliziotti). Non si dovrà riscrivere il testo, quella è una prerogativa del parlamento, spiega ancora il primo ministro. Piuttosto la commissione svolgerà compiti di chiarimento, non di riscrittura.
Violenza e razzismo mettono in crisi anche le autorità
Anche nella polizia c’è aria di crisi. Quella polizia che aveva difeso il potere dall’avvento dei gilet gialli, ora sembra bramarlo più che mai il potere, sembra ne sia rimasta inebriata. L’opposizione si sta scagliando contro l’IGPN, un’autorità amministrativa atta a vigilare sui reati commessi dalla polizia, ne vorrebbe la sostituzione con un’istanza indipendente. Ne viene fuori l’immagine di una Francia martoriata, che anche oggi ospiterà proteste e manifestazioni contro la violenza della polizia e contro l’articolo 24. In tutto questo caos, il primo ministro Castex sta provando a far reggere l’esecutivo. Nel frattempo il vice presidente dell’Assemblée nationale, Hugues Rensen (Rem) gli consiglia, con un messaggio rivolto a lui e al ministro degli interni Darmanin, che a volte è meglio lasciar perdere che ostinarsi.
Alfonso Gabino