I parchi eolici (o fattorie del vento traducendo dall’inglese wind farm) sono insiemi di aerogeneratori collegati tra loro per produrre energia elettrica sfruttando quella del vento. La semplice constatazione che i venti in alto mare, specie nell’Atlantico del nord, siano mediamente molto più intensi che sulla terraferma, ha da tempo spinto a considerare la possibilità di produrre energia eolica creando parchi eolici in alto mare. Uno studio recentemente pubblicato su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America) da Anna Possnera e Ken Caldeiraa del Dipartimento di Ecologia Globale presso la Carnegie Institution for Science a Stanford, dimostra che effettivamente in alto mare c’è il potenziale per produrre molta più energia.
I risultati del nuovo studio
Come ho anticipato sappiamo da tempo che i venti in alto mare tendono ad essere più intensi, ma non sapevamo perché, il motivo è semplicemente il minor attrito che l’aria sostiene scivolando sulla superficie dell’oceano oppure c’è davvero più trasferimento verticale di energia cinetica? La risposta trovata dagli scienziati è affermativa, non è semplicemente il minor attrito.
Se vi chiedete: “perché era importante stabilire questo? L’importante è che i venti siano più veloci e le turbine che generano l’energia eolica girino più velocemente”, rifletteteci un attimo: creare un parco eolico in alto mare è un’impresa non da poco e l’energia viene prodotta lontano da dove serve, se le enormi torri eoliche rallentassero i venti l’impresa sarebbe valsa la spesa? Per giustificare un parco eolico (o fattoria del vento) in alto mare la produzione di energia deve essere sensibilmente superiore a quella ottenibile sulla terraferma, secondo lo studio in questione il potenziale c’è eccome, per una resa superiore che va dalle tre alle cinque volte.
Del resto siamo in periodo di uragani, sappiamo quanta energia c’è in questo momento sopra l’Atlantico, parchi eolici sul mare, posti al largo delle coste americane, hanno la capacità di sfruttare buona parte dell’energia eolica presente nell’atmosfera, grazie al tipo di circolazione dell’aria presente innescata da quelle stesse aree di bassa pressione che generano gli uragani, mentre quelli sulla terraferma sfruttano solo l’energia dei venti superficiali. L’unico svantaggio è che si tratta di un’energia fortemente stagionale, in inverno nel Nord Atlantico c’è un tale potenziale di energia eolica che quella prodotta qui, in enormi parchi eolici, potrebbe coprire le esigenze dell’intera umanità, mentre in estate gli stessi impianti potrebbero coprire le esigenze della sola Europa o al massimo dei soli Stati Uniti, non che a me, da profano, paia poco.
Roberto Todini